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Ilaria Cucchi: confermata la responsabilità della scala gerarchica

di TMNews giovedì 19 giugno 2025
2' di lettura

Roma, 19 giu. (askanews) - "La sentenza di oggi è estremamente importante, soprattutto considerato il momento storico che stiamo attraversando. Si ha sempre la sensazione di questo senso di impunità da parte di determinate categorie di persone: oggi in quest'aula è stata confermata la sentenza di primo grado riguardo ai reati commessi dalla cosiddetta scala gerarchica successivamente all'uccisione di mio fratello, Stefano Cucchi. Oggi è una giornata molto importante e credo non solo per Ilaria Cucchi e la sua famiglia".

Così ha detto la senatrice di Avs, Ilaria Cucchi, dopo la sentenza d'appello per la vicenda dei depistaggi riguardo il caso del fratello Stefano Cucchi.

I giudici della II corte d'appello del tribunale di Roma hanno deciso la prescrizione delle accuse per il generale dei carabinieri Alessandro Casarsa e gli ufficiali dell'Arma, Francesco Cavallo e Luciano Soligo. Sono stati invece assolti Massimiliano Colombo Labriola e Tiziano Testarmata, che erano stati condannati in primo grado a un anno e nove mesi. Ridotta la pena a 10 mesi per Francesco Di Sano. Con la sentenza è stata poi confermata la condanna a un anno e tre mesi per Lorenzo Sabatino, già a capo del nucleo investigativo dei carabinieri. Ribadita anche la pena per Luca De Cianni a due anni e mezzo. Le accuse contestate, a vario titolo e a seconda delle posizioni, vanno dal falso, al favoreggiamento, all'omessa denuncia e calunnia.

Secondo quanto contestato dagli inquirenti i militari cercarono di intralciare le indagini e rallentare l'accertamento di ciò che avvenne nella caserma dove Cucchi era stato portato per il fotosegnalamento dopo il fermo del giovane per spaccio di sostanze stupefacenti.

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Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, è stata incarcerata per decenni dalla giunta militare, fra prigione e domiciliari, prima di essere liberata nel 2010, da lì l'ascesa ai vertici della politica birmana, con grandi critiche per non aver fatto nulla per fermare il genocidio dei musulmani Rohingya; poi dopo un nuovo colpo di Stato militare è stata di nuovo condannata e imprigionata, nel 2021.

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