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Charter da Sharm per facilitare partenza da Israele di 150 italiani

di TMNews giovedì 19 giugno 2025
2' di lettura

Roma, 19 giu. (askanews) - "In Israele è una situazione diversa perché le autorità locali, come del resto in Iran, hanno chiesto a tutti di stare fermi, c'è una situazione di sicurezza in sviluppo. Stiamo cercando di rispondere a tutti. Per facilitare le uscite abbiamo anche organizzato, su indicazione del ministro Antonio Tajani, un charter da Sharm el Sheikh, in partenza domenica sera e stiamo anche organizzando i bus per arrivare lì. A chi aveva chiesto assistenza abbiamo mandato un sms con un formulario da riempire. Chi vuole essere incluso in questa lista di distribuzione deve registrarsi sull'app Viaggiare sicuri oppure sul sito Dove siamo nel mondo.it": lo ha spiegato Nicola Minasi, capo dell'Unità di Crisi del ministero degli Esteri, parlando a margine con i giornalisti e precisando che il volo charter partirà, se le condizioni lo permettono, da Sharm el Sheikh domenica sera 22 giugno per arrivare a Verona alle prime ore di lunedì; a bordo 150 posti disponibili e già 146 persone hanno manifestato interesse (costo di 500 euro non rimborsabili).

"Sono situazioni abbastanza diverse perché i nostri connazionali in Iran, intanto stanno avendo difficoltà con le comunicazioni, hanno difficoltà a usare le linee mobili locali, e quindi l'Ambasciata sta facendo un grandissimo sforzo per contattare gli italiani presenti e fare da ponte spesso con i famigliari in Italia. Le informazioni per tutti gli italiani in Iran è possibile per chi vuole incamminarsi verso varie vie d'uscita, soprattutto con l'Azerbaigian, con l'Armenia e la Turchia (quest'ultimo senza visto). Qualcuno si è incamminato anche verso il Turkmenistan. È sempre molto importante, con l'eccezione della Turchia, le ambasciate italiane nei paesi di destinazione. Nel caso dell'Azerbaigian si può fare il visto online. Tutte le nostre informazioni sono publbicate sul nostro sito viaggiare sicuri", ha precisato Minasi, ricordando che la Farnesina ha attivato anche la mail assistenza.iran@esteri.it

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Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, è stata incarcerata per decenni dalla giunta militare, fra prigione e domiciliari, prima di essere liberata nel 2010, da lì l'ascesa ai vertici della politica birmana, con grandi critiche per non aver fatto nulla per fermare il genocidio dei musulmani Rohingya; poi dopo un nuovo colpo di Stato militare è stata di nuovo condannata e imprigionata, nel 2021.

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