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Roma, le immagini dall'alto dopo l'esplosione in un distributore

di TMNews venerdì 4 luglio 2025
1' di lettura

Roma, 4 lug. (askanews) - Le immagini dall'elicottero Drago 162 dei vigili del fuoco che ha effettuato una ricognizione sull'area a Roma dove si è verificata l'esplosione in un distributore di carburanti, in via dei Gordiani.

Una quarantina i feriti secondo la questura, tra cui 9 agenti di polizia, uno dei carabinieri e un vigile del fuoco, accorsi dopo la prima esplosione: a seguire ha preso fuoco un deposito giudiziario alle spalle del distributore dove le automobili presenti sono scoppiate a loro volta.

Quindici le squadre al lavoro. Proseguono le operazioni di spegnimento delle fiamme: l'incendio è stato circoscritto ed è sotto controllo.

Arpa Lazio sta monitorando la qualità dell'aria; la Protezione Civile comunale ha raccomandato alla popolazione presente o in transito nella zona di non sostare nei pressi dell'area interessata dall'incendio, di mantenere chiuse le finestre e non utilizzare i condizionatori a presa d'aria esterna.

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"Penso sia ridicolo avviare un terzo partito. Abbiamo un enorme successo con il Partito Repubblicano - ha detto rispondendo a una domanda dei giornalisti prima di salire sull'Air Force One a Morristown, in New Jersey - i democratici hanno perso la loro strada, ma è sempre stato un sistema bipartitico, e credo che creare un terzo partito aggiunga solo confusione".

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Decine di voli cancellati per e dalla popolare isola di Bali a causa della sua attività già nelle scorse settimane. "Si è verificata un'eruzione del vulcano Lewotobi Laki-Laki, con l'altezza della colonna di cenere osservata che ha raggiunto circa 18.000 m sopra la cima", ha dichiarato l'agenzia vulcanologica in un comunicato, avvertendo della possibilità di pericolose inondazioni di 'lahar' - simile a una colata di fango o di detriti di materiali vulcanici - in caso di forti piogge, in particolare per le comunità vicine ai fiumi.

Secondo il responsabile dell'agenzia geologica, Muhammad Wafid, il livello di attività del vulcano è "molto alto, caratterizzato da eruzioni esplosive e scosse continue". I residenti sono stati invitati a rimanere ad almeno sei chilometri di distanza dal vulcano e a indossare mascherine per proteggersi dalla cenere vulcanica.

Nelle scorse settimane per altre eruzioni la cenere è piovuta su diverse comunità intorno al vulcano e ha costretto all'evacuazione di almeno una città.

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Piantedosi: da Russia potenzialità ostile nel cyber e anche in Libia

Roma, 5 lug. (askanews) - "La Russia è un soggetto che ha già manifestato una potenzialità ostile, sia dal punto di vista delle capacità di penetrazione delle reti digitale e quindi anche della commissione di attacchi ostili sulla cyber: non ho la percentuale sottomano, ma credo che una gran parte dei fenomeni che sono stati rilevati negli ultimi tempi sono anche di provenienza di soggetti ostili riconducibili a quel paese. La Russia sicuramente ci può dare fastidio da questo punto di vista". Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi intervenendo al Forum in Masseria.

"La Russia da tempo - ha continuato - ha adottato una politica, almeno negli atteggiamenti preventivi, di una certa predisposizione e propensione anche a quella che è la commissione di veri e propri atti di guerra ibrida, che quindi si possano poggiare non solo su attacchi militari in senso stretto, ma anche proprio attraverso l'ingerenza che viene commessa sui social, sul web, attraverso la disinformazione, attraverso anche la capacità di penetrare i nostri sistemi informatici, di infrastrutture critiche. E' una atteggiamento generale che ha la Russia", ha aggiunto Piantedosi.

"Siamo molto impegnati sul versante del contrasto all'immigrazione irregolare, e comunque sul monitoraggio di quello che avviene in paesi del Nord Africa molto importanti, come la Libia: abbiamo registrato uno spostamento dei russi dalla Siria alla Libia in una presenza militare. Al momento non ci sono elementi per dire che abbia già messo in campo un'azione materialmente ostile, ma sicuramente prelude a qualche cosa che noi dovremo tenere sotto controllo in qualche modo. Si tratta comunque di voler avere una presenza in uno scenario che per noi è di vitale importanza" ha concluso il ministro dell'Interno.

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Trent'anni dopo, a Srebrenica mancano all'appello ancora mille morti

Srebrenica, 5 lug. (askanews) - Sadik Selimovic, sopravvissuto del massacro di Srebrenica, racconta il suo impegno all'Istituto bosniaco per i dispersi.

Era il luglio del 1995, trent'anni sono passati dalla strage nella città martire della Bosnia, al culmine della guerra nella ex Jugoslavia. Più di ottomila musulmani, tutti civili, tutti maschi, tutti sfollati, furono massacrati in pochi giorni dai serbo bosniaci di Radovan Karazdic; donne e bambini separati e allontanati, adolescenti e uomini adulti spariti nel nulla nonostante Srebrenica fosse stata decretata zona sicura sotto la protezione dei caschi blu dell'Onu, forze dell'Olanda che non intervennero.

Ci volle un po' perché la comunità internazionale potesse credere che davvero erano stati uccisi, a sangue freddo. Da trent'anni la terra restituisce i cadaveri delle fosse comuni, a Srebrenica c'è un memoriale con le tombe, i monumenti in marmo, le pietre tombali coi nomi e i villaggi da cui provenivano, ma un migliaio di persone mancano ancora all'appello.

Selimovic si muove fra i siti di due fosse comuni, Glogova 1 e Glogova 2.

"Negli ultimi tre anni abbiamo analizzato 62 località cercando di trovare nuove fosse comuni ma non abbiamo trovato neanche un corpo. I serbi della zona sanno tutto ma non parlano. Come possono vivere sapendo quello che sanno, e che c'è gente che cerca i propri cari? Ma dobbiamo dire che alcuni hanno parlato".

Quello che preoccupa Selimovic è il fiume Drina: è possibile, dice, che sia la fossa più grande di tutte, e non troveremo mai quelli buttati lì dentro.

Ricostruire le identità dei corpi di Srebrenica ha richiesto anni di lavoro dei medici legali. Dragona Vucetic è una ricercatrice antropologa:

"Fino ad oggi" dice "abbiamo identificato oltre 6.800 persone. Sappiamo che ci sono cinque siti di esecuzioni di massa fra Srebrenica, Zvornik e Bratunac. I corpi sono stati sepolti nelle vicinanze ma pochi mesi dopo le fosse sono state riaperte e i cadaveri già decomposti sono stati trasferiti anche a 100 chilometri di distanza".

Le forze serbo bosniache vedendo avvicinarsi la fine della guerra volevano cancellare le prove. Usarono macchine da scavo, bulldozer e camion. Durante i lavori di esumazione, solo il 10% dei corpi dei massacrati è stato ritrovato intero.

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