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Gattini pescatori nati in Francia, evento eccezionale per una specie a rischio

di TMNews venerdì 4 luglio 2025
2' di lettura

La Flèche, 4 lug. (askanews) - Due maschi di gatto pescatore, una specie rara e minacciata (Prionailurus viverrinus Bennett, chiamato anche gatto viverrino e diffuso nel Sud Est Asiatico) sono nati alla fine di aprile allo zoo francese di La Flèche (nella Sarthe) da mamma Saray, nell'ambito di un programma di conservazione.

I due gattini sono nati alla fine di aprile, evento eccezionale, poiché la riproduzione di questa specie è estremamente rara nei parchi zoologici, da una nuova coppia affidata allo zoo. La specie è minacciata nel suo ambiente naturale; si stima che restino tra i 4.000 e gli 8.000 individui in natura, soprattutto a causa della pressione antropica, cioè della pressione esercitata dall'uomo sul suo habitat: distruzione, inquinamento, e anche prelievo delle risorse alimentari.

Questo felino cattura i pesci, standosene accovacciato su una pietra o sull'argine, da dove li prende con una zampata. Si sa che predilige le zone paludose e si nutre principalmente di pesci e di molluschi d'acqua dolce, a cui dà la caccia negli acquitrini e nei corsi d'acqua; si ciba anche di rane e di piccoli rettili. La distribuzione geografica del gatto pescatore comprende la maggior parte dell'Asia tropicale. Vive nel Nepal, nel Pakistan, in Birmania, in Thailandia, nella Cina meridionale, in Indocina e in tutta la penisola malese. Il gatto pescatore si ritrova pure nelle giungle di Ceylon, dove però è poco frequente, e nelle zone secche della parte settentrionale dell'isola. Vive anche a Sumatra e sulla costa settentrionale e su quella occidentale di Giava.

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Ci volle un po' perché la comunità internazionale potesse credere che davvero erano stati uccisi, a sangue freddo. Da trent'anni la terra restituisce i cadaveri delle fosse comuni, a Srebrenica c'è un memoriale con le tombe, i monumenti in marmo, le pietre tombali coi nomi e i villaggi da cui provenivano, ma un migliaio di persone mancano ancora all'appello.

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Quello che preoccupa Selimovic è il fiume Drina: è possibile, dice, che sia la fossa più grande di tutte, e non troveremo mai quelli buttati lì dentro.

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