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Cinquant'anni di SBS, l'Australia vera non parla solo inglese

di TMNews mercoledì 23 luglio 2025
3' di lettura

Milano, 24 lug. (askanews) - C'è un'Australia che non parla solo inglese. Non vive solo nei pub di Sydney, non fa solo surf a Bondi Beach. C'è un'Australia che parla greco, arabo, italiano, vietnamita e vive di culture che si incontrano. Da cinquant'anni ha una voce che la racconta: quella di SBS, il servizio pubblico multilingue nato per dare spazio a tutte le comunità del Paese.

Nel 1975 il governo australiano lanciò un esperimento innovativo e coraggioso: una radio nelle lingue degli immigrati. Nata per spiegare il sistema sanitario, è diventata il più grande broadcaster multilingue del mondo: non una tv per stranieri, ma per tutti. Per chi, nel nuovo mondo, non voleva smettere di essere se stesso.

Per tanti italiani, SBS è stata una finestra sull'Italia e uno specchio sull'Australia. Con uno sguardo doppio: affettuoso e critico. Cinquant'anni dopo, quella scommessa è ancora attuale. Perché l'Australia è cambiata. Come l'Italia. "Ma resta la domanda: come coltivare l'appartenenza senza smarrire l'identità?"

Ma resta la domanda: come coltivare l'appartenenza senza smarrire l'identità? SBS prova a rispondere ogni giorno. Non con slogan, ma con notizie, lingue e voci. Con quasi quattrocento giornalisti e sessanta lingue diverse, tra cui l'italiano. Un appuntamento quotidiano, radicato nella comunità.

Magica Fossati è executive producer del programma italiano, in onda ogni mattina dalle 8 alle 10: Sbs "rimane, come era già agli inizi, un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono mantenere un rapporto con la propria lingua e la propria cultura d'origine, ma essere informati su quello che avviene qui in Australia". "Tutt'ora anche i giovani immigrati ci tengono in qualche modo a mantenere un contatto continuo, continuativo con la propria lingua, la propria cultura d'origine".

SBS non è solo radio, tv o streaming. È un'idea: che l'informazione non sia un lusso riservato a chi parla bene, ma un diritto anche per chi parla un'altra lingua.

Sbs oggi raggiunge una comunità italiana ampia e diversa: dai pionieri degli anni '50 ai giovani del working holiday visa, globali e digitali, ma spesso ancora fragili.

Lo fa con le notizie, ma anche con strumenti come il podcast Slow Italian, Fast Learning, pensato per chi l'italiano lo sta riscoprendo. Perché l'identità, a volte, è una lingua che si riapprende. E la credibilità? Non si improvvisa.

"La credibilità è qualcosa che uno costruisce col tempo - spiega Davide Schiappapietra, responsabile dei contenuti linguistici - Ci vogliono piccoli gradini, piccoli mattoni, anni e anni, e può essere perduta in un momento. Per cui noi dobbiamo essere molto attenti a quello che facciamo e a come lo facciamo. E nel momento in cui facciamo un errore dobbiamo ammetterlo immediatamente e cercare di rassicurare al nostro pubblico che non lo rifaremo più".

SBS è un servizio pubblico ibrido: il 70% dei fondi viene dallo Stato, il resto dalla pubblicità. Sui canali on demand è possibile disattivare gli spot su alcol, fast food e gioco d'azzardo.

Oggi SBS ha sei canali televisivi, una piattaforma gratuita, radio, podcast e contenuti digitali. Gli studi principali sono a Sydney e a Melbourne, cuore dell'offerta multilingue. Include anche NITV - National Indigenous Television - l'unico canale interamente dedicato ai popoli aborigeni.

A cinquant'anni dalla nascita, SBS è ancora un progetto profondamente umano. Perché sentirsi raccontati nella propria lingua non è una comodità. È sapere che ci siamo ancora. Cinquant'anni dopo, l'esperimento è diventato istituzione. E per tanti italiani, una voce amica che non ha mai smesso di dire: benvenuto a casa.

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