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Cavo Dragone: complementarietà Nato-Ue per evitare sperperi

di TMNews martedì 28 ottobre 2025
2' di lettura

Roma, 28 ott. (askanews) - L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del comitato militare NATO, risponde alle Commissioni Difesa Camera e Senato riunite, dopo il suo intervento dal titolo "La NATO e l'UE: lo scenario internazionale".

"La complementarietà della Nato e dell'Unione Europea è un punto di partenza sia della Nato che dell'Unione Europea. Ora ovviamente la Nato ha 76 anni di esperienza, un certo numero di operazioni fatte, ha manuali, ha piani, ha struttura di comando, ha mentalità operativa; l'Europa non ancora, però l'Europa ha tantissimi altri assi in mano che per esempio la Nato non ha: ne cito il più grosso di tutti, a parte la parte giuridica, la parte legale, la parte normativa nell'ambito del consesso dell'alleanza e il liberismo con l'industria che la Nato non ha. Noi continuiamo a predicare all'industria di fare determinate cose, ma credo che l'Unione Europea possa farlo strizzando il collo a chi di dovere e possa obbligare a fare determinate cose. E poi l'Unione Europea ha anche disponibilità di fondi attualmente. Quindi questa complementarietà è essenziale e le posso dire che qualunque cosa si venga a profilare adesso, e poi parleremo di droni (perché questo è un esempio), c'è immediatamente la messa in sintonia di quello che vuole fare l'alleanza, e di quello che sta facendo o vuole fare l'Unione Europea (i droni sono un esempio che poi citerò più avanti). Questo è all'ordine del giorno: qualunque attività adesso si stia implementando si stia costruendo per l'Unione Europea, che ovviamente è in gestazione, è comunque sempre oggetto di osmosi con la Nato per evitare quello che è lo spauracchio di tutti: la duplicazione e lo sperpero di denaro pubblico".

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Bourriaud, che è anche curatore di questa mostra, ha spiegato: "Il punto in comune fra questi artisti è che rimangono all'interno della sfera interumana. Come la pop art era all'interno della sfera del consumismo, della produzione di massa, negli anni '60, a partire dagli anni '90 con Internet e l'industria dei servizi la sfera delle relazioni umane diventa la cosa più importante, diventa il motore dell'economia, di fatto. Questi artisti hanno intuito questo cambiamento, e sono loro che troviamo in questa mostra".

Dall'albero di Natale di Philippe Parreno, alla pira per falò di Liam Gillick, dalla famosa "Untitled" di Maurizio Cattelan, con il gallerista Massimo De Carlo appeso al muro, a "VB74" di Vanessa Beecroft e al Tapis de Lecture di Dominique Gonzalez-Foerster, dalle immagini di Gillian Wearing fino al lavoro di Maria Lai "Legarsi alla montagna", il visitatore ripercorre l'evoluzione di uno dei movimenti più influenti del nuovo millennio, a trent'anni dalla sua affermazione.

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"Se noi riusciamo a conseguire la deterrenza perfetta non ci saranno guerre; è costosa sì, ma è infinitamente inferiore a quello che costa una guerra; stiamo vedendo i costi della guerra in Ucraina e della ricostruzione: parliamo di miliardi di miliardi, quindi è una cosa assolutamente incomparabile con il 5% del nostro Pil, però questo è quello che sta succedendo e da cui dobbiamo imparare. Noi, come giustamente lei dice, non trasmettiamo il messaggio, noi abbiamo un'opinione pubblica che non sa bene o non vuole sapere bene quello che accade, parlo sempre dell'alleanza, abbiamo nell'alleanza differenti sensibilità", ha detto il presidente del Comitato Militare Nato.

Cavo Dragone ha poi citato un opuscolo giallo di 32 pagine spedito a Natale dalle autorità svedesi ai 5 milioni di famiglie del Paese scandinavo, ultimo a entrare nell'Alleanza. Il pamphlet, dal titolo "In case of crisis or war" (ovvero "In caso di crisi o guerra") si è conquistato gli onori delle cronache - dall'Economist in giù - poiché esortava i cittadini a riflettere su come si sarebbero comportati se la Svezia fosse stata attaccata. Da come arginare gravi emorragie a suggerimenti utili sulle ricadute nucleari.

Ovviamente come ha notato lo stesso ammiraglio italiano, sarebbe irreale sottoporre alla opinione pubblica di altri Paesi Nato, compresa quella italiana ma non solo, una pubblicazione del genere. Però - ha notato Cavo Dragone - è sicuramente una cosa interessante come il concetto di difesa civile, un termine che noi non usiamo, sia sviluppato in determinati paesi. E in Europa manca ancora una buona comunicazione sulla difesa civile, che in altri paesi è ben organizzata, con piani concreti per la popolazione.

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