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Yayoi Kusama, la ricerca dell'infinito come arte trascendente

di TMNews sabato 1 novembre 2025
2' di lettura

Basilea, 3 nov. (askanews) - Yayoi Kusama è una delle artiste più note al mondo oggi e le sue mostre registrano sempre grande affluenza di pubblico. Non fa eccezione in questo senso anche l'imponente retrospettiva che le dedica la Fondation Beyeler di Basilea, organizzata in stretta collaborazione con l'artista giapponese e il suo studio. Un percorso che parte dagli acquerelli e dai dipinti giovanili degli anni Cinquanta, opere poco note al grande pubblico, realizzati a Matsumoto, città natale di Kusama, che offrono un punto di partenza interessante per quello che accadrà dopo nel suo lavoro.

La mostra alla Beyeler, che si conferma per bellezza della struttura e per portata dei progetti uno dei musei più rilevanti d'Europa, attraversa 70 anni di arte e mostra come la pratica di Yayoi Kusama abbia preso moltissime forme diverse: pittura, disegno, scultura, installazione, performance, collage, moda, cinema e anche letteratura. Nell'immaginario collettivo ci sono ovviamente le sue celebri zucche e i suoi puntini, oltre alle memorabili Infinity Room, che sono tutti punti centrali nella storia dell'artista, ma il tema che l'esposizione curata da Mouna Mekouar con Charlotte Sarrazin mette in luce è che accanto a questi lavori c'è molto altro, c'è una pratica per molti versi unica, c'è una vita complessa affrontata attraverso l'arte, senza retorica e con la consapevolezza di opere che hanno costruito la loro rilevanza nel tempo. Molto interessante in questo senso, anche per la bellezza dell'allestimento, la sala dedicata ai video che ripercorrono le performance di Kusama, di una contemporaneità costante.

Insomma, visitando la mostra si ha la possibilità anche di capire che tutti gli elementi che oggi generano stupore e meraviglia e, diciamolo, pure felicità nello spettatore, sono, oltre che una cifra estetica di Kusama, la rappresentazione di un continuo confronto con la vita e la morte, con la dimensione trascendentale e con un desiderio complesso di annullamento di sé. Ed è importante ricordare che è anche di questo che si sta parlando mentre ci si fotografa per Instagram dentro le stanza specchiate senza fine oppure nel sorprendente labirinto di gonfiabili allestito nel piano interrato del museo: una sorta di grande universo di puntini che si continua a espandere, fondamentalmente indifferente alla presenza umana.

Esposti si trovano anche dipinti recentissimi di Yayoi Kusama, che oggi ha 96 anni e vive a Tokyo, realizzati nel 2025, a testimonianza di una vena creativa che non si ferma e di cui alla Fondation Beyeler si può continuare a fare esperienza con profondità e, naturalmente, anche gioia.

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Emergency dal Sudan: "Violenze, esecuzioni e saccheggi"

Roma, 3 nov. (askanews) - A seguito della notizia della presa della città di el-Fasher, nel Nord Darfur, dopo un assedio durato 500 giorni, c'è grande preoccupazione per le oltre 260 mila persone rimaste intrappolate nella città con rischio crescente di atrocità e violenze etniche. Da Emergency arriva la testimonianza di Matteo D'Alonzo, direttore programma di della Ong in Sudan.

"In questi giorni arrivano notizie drammatiche da el-Fasher che, dopo mesi di assedio, è caduta nelle mani delle Forze di supporto rapido - racconta - Le testimonianze che ci arrivano parlano di violenze diffuse, esecuzioni, saccheggi e migliaia di persone intrappolate senza acqua, cibo o assistenza sanitaria. È una tragedia dentro la tragedia di un conflitto che oramai dura da oltre due anni".

Attualmente 30 milioni di persone in Sudan, su 60 milioni di abitanti, hanno bisogno di aiuti umanitari. La metà sono bambini.

"Emergency è presente nel Darfur meridionale, a Nyala, con un ospedale pediatrico con degenza. Anche qui la situazione resta gravissima - prosegue D'Alonzo - Dall'inizio della guerra la città è martoriata da violenze, mancanza di elettricità, scarsità di acqua pulita e di cibo. Nel nostro centro pediatrico ogni giorno vediamo tantissimi bambini, molti dei quali malnutriti o con patologie aggravate dalle condizioni di vita. Ogni ricovero racconta quanto profonda sia la crisi umanitaria che sta affrontando il Sudan".

Anche nella capitale Khartoum che ad aprile era stata riconquistata dall'esercito governativo (SAF) la situazione resta tesa. Qui Emergency, rimasta per tutta la durata del conflitto anche nei mesi di assedio, è presente con il Centro Salam di cardiochirurgia e un ambulatorio con reparto pediatrico.

"Nei giorni scorsi l'aeroporto, che era prossimo alla riapertura, è stato nuovamente bombardato da droni - spiega D'Alonzo - abbiamo sentito notizie della presa della città di Barra, che dista circa quattro ore di auto dalla zona più a ovest della città di Khartoum. Tutto questo alimenta il timore che la guerra possa estendersi ancora e riportare il Paese indietro, proprio mentre si sperava in qualche segnale di tregua. A Port Sudan invece in questi due anni si sono riversate le centinaia di migliaia di profughi in fuga e lo abbiamo visto anche nell'alto numero di visite nel nostro ospedale pediatrico. Nei mesi scorsi anche lì, dove la guerra non era mai arrivata, si sono verificati duri attacchi con droni".

"Garantire assistenza sanitaria gratuita significa anche proteggere la dignità delle persone e ricordare questo è importante che dietro i numeri e le statistiche ci sono vite reali che non possono essere dimenticate", conclude D'Alonzo.

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Operaio bloccato in Torre dei Conti, entra operatore medico Ares

Roma, 3 nov. (askanews) - Un operatore medico Ares ha compiuto un breve sopralluogo all'interno della Torre dei Conti a Roma per verificare le condizioni di salute dell'operaio 66enne, rimasto intrappolato in seguito al doppio crollo verificatosi oggi. Una volta entrato, attraverso il passaggio usato anche dai Vigili del Fuoco, ben visibile in queste immagini, ne è uscito dopo circa 5 minuti.

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Torre dei Conti, Vigili del Fuoco scavano anche a mano tra i detriti

Roma, 3 nov. (askanews) - I Vigili del Fuoco scavano e buttano fuori, anche a mano, i detriti dalla finestra al primo piano della Torre dei Conti in largo Corrado Ricci a Roma. Hanno posizionato anche una pompa aspirante. Per ora messi in salvo 3 operai ma il successivo crollo ha complicato le operazioni di salvataggio dell'unico rimasto bloccato al primo piano, 66enne romeno. In zona è giunta la moglie dell'uomo ancora sotto le macerie.

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A Istanbul vertice islamico per il dopo-guerra a Gaza

Istanbul, 3 nov. (askanews) - La Turchia prova a rilanciare il fronte diplomatico su Gaza riunendo a Istanbul i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Giordania, Pakistan e Indonesia. Al centro del vertice, convocato dal ministro turco degli Esteri Hakan Fidan, la ricostruzione del territorio devastato e il rischio che il cessate il fuoco negoziato a ottobre crolli definitivamente.

"Israele viola regolarmente il cessate il fuoco e impedisce agli aiuti umanitari di raggiungere il livello necessario - ha detto il ministro turco - Abbiamo ormai raggiunto una fase estremamente critica. I Paesi che partecipano all'incontro di oggi condividono la stessa posizione: non vogliamo che il genocidio a Gaza ricominci". "Israele inoltre non sta adempiendo al suo dovere di consentire la consegna degli aiuti umanitari. Secondo l'accordo, dovrebbero entrare ogni giorno seicento camion di aiuti e cinquanta autobotti di carburante. Ma, francamente, non vediamo che queste quantità vengano rispettate."

Fidan ha poi riferito che Hamas sarebbe disposta a cedere la gestione di Gaza a una struttura palestinese: "Hamas è pronta a trasferire l'autorità su Gaza a un comitato composto da palestinesi. Questi accordi dipenderanno dal tempo e dalle provocazioni, nella misura in cui riusciranno a proteggere i diritti del popolo palestinese". "È necessario ricostruire Gaza, far tornare la popolazione e curarne le ferite. Ma, come è stato detto, francamente nessuno vuole vedere nascere un nuovo regime di tutela mentre si fa tutto questo".

Nel frattempo, il presidente Recep Tayyip Erdogan, intervenendo a un incontro dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica, ha accusato Israele di mettere a rischio la tregua e ha chiesto ai Paesi musulmani di assumere "un ruolo guida" nella ricostruzione, sottolineando che Hamas, a differenza di Israele, sembra intenzionata a rispettare gli accordi.

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