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Crollo Torre dei Conti, il prefetto di Roma: "Operazione complessa"

di TMNews lunedì 3 novembre 2025
1' di lettura

Roma, 3 nov. (askanews) - "La priorità assoluta è salvare la vita umana ma sarà un'operazione lunga e complessa, il rischio di crollo è altissimo", ha detto il prefetto di Roma Lamberto Giannini sul luogo del crollo parziale della Torre dei Conti ai Fori Imperiali, a Roma, riferendosi all'operaio intrappolato sotto le macerie.

"É un'operazione complessa, in una prima fase i vigili del fuoco sono riusciti ad arrivare alla persona intrappolata, con un lavoro eccezionale, c'è stato un secondo crollo e sono riusciti a sottrarsi, la persona dà segnali di vita anche dopo il crollo, nella prima entrata sono riusciti a fare in modo di proteggerla".

Sul posto, oltre ai soccorritori anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, il ministro dell Cultura Alessandro Giuli e Federico Mollicone, presidente della Commisisone Cultura della Camera. Tanta la paura anche tra i passanti quando si è verificato il secondo crollo mentre erano in corso i soccorsi e le operazioni dei vigili del fuoco. Raccontano alcuni turisti:

"Passeggiando sulla strada ci siamo accorti del primo crollo". "Poi nel rientrare e fare la stessa strada ci siamo fermati proprio nel momento del secondo crollo e abbiamo visto i vigili del fuoco che hanno rischiato moltissimo, fortuntamente sono rimasti illesi".

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"In questi giorni arrivano notizie drammatiche da el-Fasher che, dopo mesi di assedio, è caduta nelle mani delle Forze di supporto rapido - racconta - Le testimonianze che ci arrivano parlano di violenze diffuse, esecuzioni, saccheggi e migliaia di persone intrappolate senza acqua, cibo o assistenza sanitaria. È una tragedia dentro la tragedia di un conflitto che oramai dura da oltre due anni".

Attualmente 30 milioni di persone in Sudan, su 60 milioni di abitanti, hanno bisogno di aiuti umanitari. La metà sono bambini.

"Emergency è presente nel Darfur meridionale, a Nyala, con un ospedale pediatrico con degenza. Anche qui la situazione resta gravissima - prosegue D'Alonzo - Dall'inizio della guerra la città è martoriata da violenze, mancanza di elettricità, scarsità di acqua pulita e di cibo. Nel nostro centro pediatrico ogni giorno vediamo tantissimi bambini, molti dei quali malnutriti o con patologie aggravate dalle condizioni di vita. Ogni ricovero racconta quanto profonda sia la crisi umanitaria che sta affrontando il Sudan".

Anche nella capitale Khartoum che ad aprile era stata riconquistata dall'esercito governativo (SAF) la situazione resta tesa. Qui Emergency, rimasta per tutta la durata del conflitto anche nei mesi di assedio, è presente con il Centro Salam di cardiochirurgia e un ambulatorio con reparto pediatrico.

"Nei giorni scorsi l'aeroporto, che era prossimo alla riapertura, è stato nuovamente bombardato da droni - spiega D'Alonzo - abbiamo sentito notizie della presa della città di Barra, che dista circa quattro ore di auto dalla zona più a ovest della città di Khartoum. Tutto questo alimenta il timore che la guerra possa estendersi ancora e riportare il Paese indietro, proprio mentre si sperava in qualche segnale di tregua. A Port Sudan invece in questi due anni si sono riversate le centinaia di migliaia di profughi in fuga e lo abbiamo visto anche nell'alto numero di visite nel nostro ospedale pediatrico. Nei mesi scorsi anche lì, dove la guerra non era mai arrivata, si sono verificati duri attacchi con droni".

"Garantire assistenza sanitaria gratuita significa anche proteggere la dignità delle persone e ricordare questo è importante che dietro i numeri e le statistiche ci sono vite reali che non possono essere dimenticate", conclude D'Alonzo.

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