Milano, 7 nov. (askanews) - In un ex bunker a est di Francoforte, una porta blindata di quattro tonnellate protegge la più grande riserva tedesca di terre rare: un tesoro strategico in un momento in cui la Cina, principale produttore mondiale, limita le esportazioni.
La società tedesca Tradium, specializzata nel commercio di metalli rari, conserva qui migliaia di fusti di disprosio, terbio e neodimio materiali essenziali per smartphone, auto elettriche e turbine eoliche. Quasi tutte le etichette indicano la stessa provenienza: la Cina.
Matthias Ruth, presidente e fondatore di Tradium: "I nostri fornitori cinesi, con cui abbiamo rapporti eccellenti da oltre vent'anni, non sono soddisfatti della situazione. In Cina la domanda interna non basta ad assorbire tutta la produzione, e molti di loro sarebbero favorevoli al libero scambio. Ma le regole li bloccano: hanno le mani legate".
La dipendenza dalla Cina è un fatto noto da decenni. Negli anni Novanta, le autorità cinesi ripetevano: "Il Medio Oriente ha il petrolio, noi abbiamo le terre rare". Ma l'Europa non ha mai definito una strategia per limitare quella dipendenza. La Germania e l'Unione europea cercano ora di ricostruire una filiera autonoma, ma la concorrenza cinese e i costi ambientali restano ostacoli enormi.
"Non ho una soluzione - conclude Ruth - Tutta la nostra vita moderna dipende da queste materie prime strategiche. E secondo me, ormai, è troppo tardi per risolvere il problema".



