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Nato, Munsch: non so come finirà la guerra, la Russia cerca conflitto

di TMNews lunedì 17 novembre 2025
3' di lettura

Napoli, 17 nov. (askanews) - "Il lavoro non è mai finito quando si tratta di deterrenza e difesa". Stuart Benjamin Munsch è un ammiraglio a quattro stelle della Marina degli Stati Uniti d'America che guida le forze navali Usa in Europa e in Africa, nonché dal 27 giugno 2022 il comando alleato congiunto delle forze Nato a Napoli (Jfc Naples). Quando arrivò, l'Italia era sconvolta dal Coronavirus, c'era tanto da fare a più livelli e come dice lui stesso, fu un "bootstrapping", ovvero quello che in italiano chiamiamo arte dell'arrangiarsi. Ma comunque un grande lavoro. E ora che dovrà lasciare il comando di Napoli, l'alto ufficiale ammette che gli mancherà molto, sia dal punto di vista internazionale "il contatto con persone provenienti da 24 nazioni che mandano qui i loro migliori talenti", sia "l'atmosfera di Napoli", ovvero "un ambiente così ricco di storia, cibo, vino, moda, sport e attività all'aperto".

Non è un segreto che Munsch tifi Napoli, che la domenica - lavoro permettendo - ami andare allo stadio per sostenere la sua squadra. Non solo. Diversi napoletani hanno notato che dall'arrivo dell'ammiraglio, Partenope ha portato a casa due dei tre scudetti vinti nella sua storia. E scaramantici come sono, forse non lo vorrebbero veder ripartire. Ma oltre al fattore umano, c'è il dovere, la strategia militare, la deterrenza e la difesa del mondo libero. Oltre all'integrazione delle forze dell'Alleanza che Munsch durante il suo mandato ha perseguito con grande scrupolosità.

"Sono arrivato - ci racconta - una settimana dopo la revoca delle restrizioni per il Covid in Italia, ed è stato un cambiamento davvero notevole. Poi uscirne per ristrutturare il nostro quartier generale, e poi farlo in un periodo come quello che abbiamo affrontato. Abbiamo riorientato il quartier generale verso la difesa territoriale, elaborato piani di difesa, riorganizzato le nostre esercitazioni, modificato i nostri processi interni, il tutto dedicato alla difesa del territorio Nato: è stato davvero, davvero significativo. E tutto questo si è aggiunto all'uscita dal Covid, dove diverse cose erano rimaste in silenzio per molto tempo".

Munsch è noto per la serenità olimpica con la quale affronta le crisi. E in questi anni le crisi non sono mancate nella sua area di competenza. In particolare l'aggressività della Russia, oltre al conflitto in Medio Oriente, ha sconvolto tutto. Qualcuno sostiene che il problema inizierà quando la guerra tra Russia e Ucraina sarà finita, gli diciamo.

"Non so se la guerra finirà nel senso che ci sarà una vera pace completa, come la gente potrebbe pensare", dice Munsch. "Continuerà, forse a un livello più basso, ma continuerà a esserci conflitto, perché è ciò che la Russia cerca".

E dunque un consiglio per il suo successore? "Perseguire quell'integrazione all'interno della Nato, continuare a promuoverla anche in questo contesto internazionale; è molto importante saper ascoltare. Per molte delle persone che lavorano in questa sede, l'inglese non è la loro prima lingua; può essere intimidatorio quando molti leader parlano inglese come prima lingua; tutti noi dobbiamo saper ascoltare per dare spazio a tutti, e in questo modo possiamo sfruttare al meglio ciò che ogni persona porta in questa sede. Questo è ciò che ritengo sia davvero importante nel contesto internazionale".

Poi però l'ammiraglio Munsch decide di aggiungere un altro suggerimento. "Mi ha chiesto un consiglio per il mio successore, e io ho parlato del lavoro e di cosa è importante lì. Ma voglio dargli anche un buon consiglio fuori dal posto di lavoro, e cioè di abbracciare l'Italia. Di sicuro gli piacerà".

Intervista di Cristina Giuliano

Montaggio di Linda Verzani

Immagini askanews, Nato, Afp, internet

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Un testo avanzato dal partito del ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, e approvato in prima lettura alla Knesset. Le successive votazioni potrebbero trasformarlo in legge e applicarlo ai palestinesi condannati per attacchi mortali contro cittadini israeliani.

"Sono state inviate lettere ai ministri degli Esteri di tutto il mondo - ha detto Awadallah - per discutere la legge sui prigionieri e l'esecuzione dei detenuti palestinesi, e per sollecitarli ad agire rapidamente per fermare questa legge. Abbiamo inoltre raccolto, seguito e documentato testimonianze terribili, alcune delle quali sono state presentate non solo ai tribunali internazionali, ma anche a organismi come i relatori speciali e le commissioni d'inchiesta internazionali".

"Useremo tutti gli strumenti diplomatici, giuridici e politici a nostra disposizione per portare davanti alla giustizia gli autori dei crimini di tortura contro i nostri prigionieri, dei crimini di abuso sessuale e dei casi di stupro che abbiamo documentato, e che tutte le organizzazioni in Palestina hanno già documentato. Porteremo avanti questo percorso sul piano giuridico, politico e diplomatico", ha concluso il viceministro palestinese degli Esteri.

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"Roma per noi - - ha detto Elena Bottinelli, AD di Smart Clinic S.p.A - è una città fondamentale per creare relazioni con le aziende e quindi utilizzare al meglio quelle che sono le potenzialità del welfare aziendale con le aziende che risiedono qui a Roma, ma anche dare una risposta ai cittadini che sia una risposta non solo come tradizionalmente inteso di salute ma anche di benessere, perché un cittadino che sta bene con se stesso sta bene con gli altri e sta bene in socialità".

Le Smart Clinic offrono servizi di prevenzione, diagnosi e cura in un ambiente progettato per rispondere alle esigenze di una sanità moderna, sostenibile e vicina alle persone. Un'offerta di prestazioni ambulatoriali che vuole garantire un'esperienza in ambito salute a 360 gradi, con servizi personalizzati grazie a processi digitali integrati per semplificare la presa in carico del paziente. Il nuovo centro di Roma, inoltre, per rispondere alla sfida dell'invecchiamento demografico, ha sviluppato due percorsi che promuovono la longevità attiva e la prevenzione.

"La salute per Generali - ha aggiunto Francesco Bardelli Chief Health & Welfare and Broker Management Officer Generali Italia e CEO Generali Welion - è un tema davvero strategico e al centro anzi addirittura è un pilastro del nostro nuovo piano strategico partner di vita dei nostri clienti e anche del sistema Paese. L'importanza di questa iniziativa è fondamentale per noi perché inizia a essere una prima risposta concreta per avvicinare prestazioni cliniche, mediche di prevenzione, protezione e benessere di grande qualità a tutti i cittadini. Noi vogliamo arrivare sul territorio. Questa partnership col Gruppo San Donato è un primo tentativo di avere una soluzione di sanità integrativa che possiamo offrire davvero a tutti i nostri clienti".

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