Roma, 10 dic. (askanews) - All'indomani dell'entrata in vigore del divieto dei social media per i minori di 16 anni in Australia, il primo Paese al mondo a imporre provvedimenti così restrittivi sul tema, se ne dibatte anche in Italia: in molti si chiedonono se anche nell' Unione europea sarebbe il caso di adottare misure di questo tipo, e i genitori soprattutto si dicono favorevoli, preoccupati dall'uso che ne viene fatto al giorno d'oggi dai figli, senza controllo.
"Io vedo che su Instagram e TikTok pubblicano cose che anche moralmente... insomma c'è un po' troppa libertà. Un figlio può fare qualsiasi cosa, essere iscritto su tanti social e tu non sai che cosa fa. Io ho due figli maschi, ho provato a indagare ma vedo solo quello che mi vogliono far vedere loro" dice una donna.
"Io sono d'accordo, i ragazzi a quell'età devono decidere ancora un sacco di cose, magari anche psicologicamente non sono pronti, quindi sono d'accordo sul divieto sotto i 16 anni. Io i figli li ho grandi, maggiorenni, soprattutto il maschietto sta parecchio sui social, diciamo il 60-70% della giornata e questo un po' è preoccupante" dice un uomo.
"Io sono d'accordo, credo sia importante proteggere i ragazzi da eventuali rischi online come cyberbullismo e contenuti inappropriati" afferma una ragazza.
"Io ho 50 anni, non ho nemmeno io consapevolezza quando uso i social, quindi sì, sono favorevole al divieto" aggiunge un uomo.
Al di là delle norme, quello che manca, secondo molti, è un'educazione digitale. Domitilla Zerbinati, psicologa e psicoterapeuta: "La relazione tra social network e salute mentale degli adolescenti è sicuramente una questione molto dibattuta e molto complessa. Ci sono numerosi studi da parecchio tempo nella comunità scientifica, come quelli di Haidt o di Pellai, che sottolineano come per gli adolescenti al di sotto dei 16 anni sia più virtuosa una conoscenza analogica piuttosto che digitale e come l'utilizzo massivo dei social network porti a un isolamento sociale e a una deprivazione del sonno. Sebbene ci siano anche degli studi differenti, come quelli di Odgers, che sottolineano come in realtà siano gli adolescenti fragili che fanno un maggiore utilizzo dei social network". "Quello che oggi credo sia evidente è come sia importante accompagnare gli adolescenti nell'utilizzo dei social network, come sia importante l'ambiente familiare, un'educazione digitale adeguata e soprattutto un colloquio, una relazione con i propri figli, anche rispetto all'utilizzo delle piattaforme".