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"Avatar: Fuoco e Cenere", Sam Worthington: il film fa eco alla realtà

di TMNews mercoledì 10 dicembre 2025
2' di lettura

Roma, 10 dic. (askanews) - James Cameron riporta il pubblico nel mondo di Pandora dal 17 dicembre con "Avatar: Fuoco e Cenere". Sono passati 16 anni dal primo grande successo di "Avatar", che incassò 2,9 miliardi di dollari in tutto il mondo, e divenne il film con il maggiore incasso di tutti i tempi. Il terzo capitolo della saga ha sempre come protagonista la famiglia formata dall'ex marine interpretato da Sam Worthington e dalla guerriera interpretata da Zoe Saldana. In questo film devono affrontare il dolore per la morte del figlio, mentre su Pandora arriva una nuova tribù che si allea con lo storico nemico del protagonista, il colonnello Quaritch interpretato da Stephen Lang.

Il regista ha spiegato che "questo è un film sul dolore, sulla perdita, sul trauma, su come guarisci e vai avanti, su come spezzi il ciclo di violenza creato dall'odio che deriva da una perdita" e ne ha soprattutto sottolineato l'attualità. Worthington a questo proposito ha detto: "Noi abbiamo iniziato a girare nel 2017 e c'è stata una specie di alchimia tra arte e vita, per cui quello che mostriamo in questo film fa eco a quello che vediamo oggi nella realtà. James scrive sempre dei temi che lo preoccupano, la connessione tra essere umani, le guerre che possono nascere: sono argomenti che ha esplorato durante tutta la sua carriera".

Nel terzo capitolo di Avatar torna centrale anche il tema della salvaguardia dell'ambiente e Stephen Lang a questo proposito ha detto: "Oggi sembra che su questo tema abbiamo addirittura fatto dei passi indietro, soprattutto a causa di leader che non sanno niente dei catastrofici danni che stiamo causando al pianeta, o se ne fregano. Questo è scandaloso. James Cameron è un leader nella lotta per la salvaguardia del nostro pianeta, richiama sempre l'attenzione sul rispetto che merita e che tutti noi gli dobbiamo".

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Unem, transizione ancora al passo: serve realismo per accelerare

Roma, 11 dic. (askanews) - Rispetto al 2024 la domanda mondiale di energia è aumentata dell'1,8% su una media degli ultimi 15 anni dell'1,6%. Se si estende lo sguardo al 2000 l'incremento diventa del 58%, a fronte di un aumento della popolazione mondiale del 34%. Un progresso significativo della domanda che, nonostante l'attenzione verso la transizione energetica, continua a essere soddisfatta in larghissima parte dalle fonti fossili. Nel 2025 il petrolio si è confermato ancora la prima fonte di energia a livello mondiale, con una quota superiore al 33%. Seguono il carbone, intorno al 27%, e il gas naturale, circa il 25% con le rinnovabili al 9% rispetto al 6% del 2015, mentre il nucleare si posiziona poco oltre il 5%. Uno scenario non diverso da quello europeo e italiano. Anche qui il petrolio si conferma la prima fonte di energia con il 42% (praticamente come nel 2000) e il gas consolida il suo 24%. Le rinnovabili si attestano intorno al 15% rispetto al 3% del 2000, "spiazzando" soprattutto il carbone e marginalmente il nucleare. Questo il quadro tracciato da Unem, Unione energie per la mobilità che ha presentato il preconsuntivo 2025 alla vigilia di una scadenza importante per la Ue, quella del 16 dicembre, con il dossier automotive sul tavolo in cui potrebbe essere presa la decisione di una revisione del divieto imposto alla vendita di nuove auto con motore a combustione interna a partire dal 2035. Unem ha messo in evidenza come i valori attuali del mix energetico siano non troppo lontani da quelli di venti anni fa, a riprova di come il percorso di transizione sia più lento di quanto spesso venga rappresentato nel dibattito pubblico e come ancora una volta ogni indicazione debba seguire realisticamente un principio di neutralità tecnologica.

Gianni Murano, Presidente Unem: "Mai come in questo momento c'è bisogno di voltare pagina. Abbiamo detto più volte, oggi è il nostro preconsuntivo, che il futuro non è più quello di una volta e in effetti è vero. Sono cambiate le priorità, sono diverse le strategie, l'assetto diciamo geopolitico fa sì che noi dobbiamo assicurarci anche della sicurezza degli approvvigionamenti e quindi essere certi anche di quello che potrà essere il futuro da un punto di vista energetico. I biocarburanti, e in particolare la libertà tecnologica e quindi la possibilità di centrare la decarbonizzazione ma in modi diversi e sempre più liberi, quindi non non mettendo nessun divieto ad alcuna tecnologia, sono la soluzione che noi ci aspettiamo che arrivi dal dalla commissione il 16 dicembre".

Una spinta in particolare in Italia in questa direzione potrebbe arrivare secondo Unem dall'impiego delle risorse fiscali derivanti dall'allineamento tra accise del diesel e della benzina. "L'allineamento delle accise genera un flusso di cassa positivo di circa 600 milioni di euro l'anno e noi quello che chiediamo è che una parte di questo flusso di cassa, che è comunque fuso di cassa positivo, quindi in più chi arriva alla fine dal dal settore dei carburanti venga dedicato alla conversione alla trasformazione del nostro settore per avere un settore sempre più dei carbonizzato, sempre più moderno e quindi favorire la conversione e non la fine del nostro settore".

Sulla necessità di una razionalizzazione delle norme a livello europeo è intervento anche il professor Ennio Cascetta, Coordinatore dell'osservatorio Sunrise Most: "I dati sono molto chiari diciamo basta metterli insieme e volerli leggere. Dal 2005 al 2019 le emissioni di CO2 dovute al trasporto su strada in Italia si sono ridotte del 18%, dal 2019, quindi pre Covid, a oggi sono aumentate del 4%, quindi mentre nei 20 anni precedenti se ha avuto una decarbonizzazzione trasporto stradale negli ultimi cinque anni c'è stata una ri-carbonizzazione nonostante le norme nonostante, gli incentivi perché evidentemente si è semplificato la complessità di un mercato enorme e articolatissimo come quello del trasporto su strada che vede insieme lo scooter 50 con un Tir da 40 tonnellate tutti consumano tutti e emettono e il l'ipotesi che si è fatta semplificativo a livello europeo e cioè che il miglioramento e il passaggio all'elettrico individuata come unica opzione tecnologica nel breve periodo, perché 2030 è domani mattina, è stata un'assunzione che né nei fatti non è stata confermata dal mercato. Le persone hanno continuato a comprare veicoli a combustione interna anche nei paesi più virtuosi in Italia e fra i meno virtuosi, ma i paesi più virtuosi come Norvegia, Danimarca, Olanda, eccetera, eccetera è vero che si vendono molti più veicoli elettrici rispetto a quanti se ne vendono in Italia, ma l'uso del petrolio per l'autotrazione in questi anni è aumentato".

Un invito a tagliare i costi energetici per le imprese per dare slancio alla produttività, in uno scenario in cui la crescita del Pil è destinata a rallentare è arrivato dal direttore del Centro studi di Confindustria, Alessandro Fontana: "La cosa principale è che noi paghiamo, sia famiglie che imprese, pagano l'energia più di quanto non venga pagata in altri paesi europei e più di quello che viene pagata fuori dall'Europa. Quindi siamo sicuramente danneggiati questo in termini sia di potere d'acquisto delle famiglie e che quindi sottraggono risorse ai potenziali consumi, e sia per le imprese perché gli aumenti i costi di produzione e quindi questa è la priorità. Quella di agire sulla riduzione dei costi di energia quantomeno allineati almeno agli altri paesi europei con costi superiori agli Stati Uniti, ad esempio e ovviamente a Cina quindi già questo il minimo necessario da fare".

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Investimenti senza precedenti per il gruppo Fs, 18 mld solo nel 2025

Roma, 11 dic. (askanews) - Investimenti senza precedenti quest'anno per il gruppo Ferrovie dello Stato italiane, con oltre 18 miliardi di euro, di cui circa sette miliardi dedicati all'attuazione del Pnrr e con una traiettoria complessiva che prevede ulteriori 177 miliardi entro il 2034. In pratica, per quest'anno, gli investimenti realizzati dal gruppo sono paragonabili, per grandezza, alla Manovra di bilancio che il Governo si appresta a varare.

Nel primo anno di attuazione del Piano Strategico 2025-2029, presentato alla presenza del vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, il gruppo ha avviato una traiettoria di trasformazione industriale e di sviluppo infrastrutturale con un'accelerazione decisiva nella qualità del servizio, promuovendo una mobilità sempre più moderna, sostenibile e orientata al viaggiatore, come racconta l'amministratore delegato e direttore generale Stefano Antonio Donnarumma:

"Io sono molto soddisfatto di come sta rispondendo l'organizzazione di ferrovie dello stato che ricordo è la più grande azienda infrastrutturale italiana con quasi centomila dipendenti con complessità endogene ma anche esogene molto importanti e nei suoi 120 anni di storia ha raggiunge il picco massimo mia raggiunto di investimenti con circa 18 miliardi in un solo anno e circa 7 miliardi di Pnrr".

Per quanto riguarda la flotta, 241 sono i nuovi mezzi tra treni e bus consegnati nel primo anno di Piano, fra cui il Frecciarossa 1000 di nuova generazione, mentre sono stati 577 milioni i passeggeri trasportati nel 2025 e 253 milioni all'estero, con una crescita del 15%.

Buone notizie anche sull'operativo, con più di 35mila treni riportati in orario con una crescita della puntualità nell'Alta velocità di circa tre punti percentuali, come prosegue Donnarumma: "La puntualità è migliorata di diversi punti percentuali dall'anno scorso a quest'anno, ma il dato più significativo lo abbiamo avuto confrontando il mese di luglio del 2024 che è stato oggettivamente un mese molto complesso tanto da merita gli onori della cronaca, con il luglio del 2025 con dieci punti di percentualità superiori".

Il Piano Strategico e il relativo aggiornamento puntano a generare valore sostenibile nel lungo periodo, rafforzando la solidità finanziaria del Gruppo e la capacità di sostenere un volume di investimenti inedito per dimensione e impatto sul sistema della mobilità.

Confermati anche gli obiettivi economici fissati al 2029: 20 miliardi di euro di ricavi, 3,5 miliardi di euro di Ebitda e un risultato netto pari a 500 milioni di euro, coerenti con la traiettoria di crescita prevista per i prossimi anni.

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In Austria velo vietato nelle scuole per le ragazze sotto i 14 anni

Vienna, 11 dic. (askanews) - In Austria è stata approvata una legge che vieta il velo nelle scuole per le ragazze sotto i 14 anni. Il governo conservatore ha proposto il divieto sostenendo che serve a proteggere le ragazze "dall'oppressione".

"Non è un simbolo religioso, è un simbolo di oppressione che lascia tracce anche nelle ragazze" ha dichiarato Claudia Plakolm, ministra dell'Integrazione.

"Nessuna ragazza in Austria dovrebbe imparare o crescere credendo che il proprio corpo debba essere nascosto. Ogni ragazza in Austria dovrebbe essere libera, visibile e, soprattutto, crescere in piena autonomia" ha aggiunto.

Le sanzioni saranno applicabili a partire dall'anno scolastico 2026/27. Potranno essere inflitte multe comprese tra 150 e 800 euro. Il partito dei Verdi, all'opposizione, ha votato contro,

definendo la legge incostituzionale. Giuristi e organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno parlato di una norma "discriminatoria", affermando che potrebbe aggravare le divisioni sociali.

Un primo tentativo di vietare il velo a scuola, promosso da un governo di coalizione conservatore di estrema destra nel 2019, era stato respinto un anno dopo dalla Corte costituzionale austriaca che lo aveva giudicato discriminatorio.

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Migranti, Nordio: nuovo regolamento Ue pietra miliare, risolve incertezze

Roma, 11 dic. (askanews) - Il nuovo regolamento Ue sui paesi sicuri e i rimpatri "risolve al 99% tutte le incertezze giurisprudenziali che esistevano prima soprattutto sul concetto di paese sicuro, sulla competenza a determinare questa condizione". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, parlando ad Atreju al termine del dibattito sulla riforma della giustizia.

A chi gli chiede se le nuove regole riguardino chi ha già un decreto di espulsione, Nordio risponde: "È una situazione che andrà valutata caso per caso anche perchè si è trattato di una serie di discussioni che vanno approfondite ma in linea generale posso rispondere sicuramente che è una pietra miliare verso la risoluzione del problema che aveva creato tante incertezze".

"Il concetto di paese sicuro seguiva dei criteri che potevano essere esposti a varie interpretazioni. Io ho criticato in alcune sentenze il fatto che non motivavano caso per caso quale fosse la ragione per cui quel paese era ritenuto sicuro o non sicuro. Oggi il fatto che la competenza a definire sicuro un paese sia devoluta a questo organo che ha già fatto un elenco e che quindi è vincolante per i nostri giudici renderà superflua qualsiasi altra interpretazione più o meno differente", ha concluso.

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