L'ultima su Emanuela Orlandi ha fatto il giro dei social e non solo. L'ha sparata Lele Mora, l'ex parrucchiere dei vip poi diventato il potente agente di modelle personaggi dello spettacolo e oggi con la bancarella in un mercatino di Torino dove vende pellicce.
Ha detto Lele: "Emanuela Orlandi è in un convento in Austria. Me lo ha detto Ali Agca (l'attentatore che sparò a Papa Wojtyla nel maggio del 1981 a Piazza San Pietro, ndr)". Parole riprese riprese perfino da Fedez e da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela sparita dalla Città del Vaticano nel maggio del 1983.
In chat con il collaboratore di Libero Marco Gregoretti, la moglie Elena e l’operatore di intelligence Riccardo Sindoca, lo stesso Agca ha dunque replicato a Mora con un video-messaggio in esclusiva per Libero.
"Prima di tutto devo esprimere auguri di buona guarigione al nostro Papa Francesco, amico dei popoli del Terzo Mondo. E devo rispondere a una intervista di un certo Lele Mora, che parla a mio nome. Io non ho mai conosciuto questo tizio, la sua intervista o la sua allucinazione non ha alcun significato", le sue parole.
"Sul caso Emanuela Orlandi ribadisco: è un mistero assolutamente collegato al Mistero di Fatima, non è un caso di pedofilia infame. Il Vaticano sa tutto, Opus Dei sa tutto. Emanuela sta benissimo, è come una suora in mano al Vaticano, a uomini e donne onesti che hanno rispettato sempre l'integrità morale e fisica di Emanuela Orlando. E devo rispondere alle calunnie infami contro Giovanni Paolo II. Dite che il Vaticano deve rivelare tutta la verità? Perché lo Stato italiano non rivela tutta la verità sulla strage di Ustica che tutti conoscono, dai ministri della Difesa ai capi dei servizi segreti".
Martedì l'esercito israeliano ha diffuso un filmato che, secondo quanto affermato, mostrava le truppe in azione nella Striscia di Gaza. Nel video si vede un carro armato che avanza tra le macerie e soldati in azione. In una dichiarazione, l'esercito ha affermato che l'aviazione israeliana ha colpito più di 100 obiettivi nell'ultimo giorno. Negli attacchi nella notte su Gaza colpite un'abitazione familiare e una scuola trasformata in rifugio: almeno 60 persone sono rimaste uccise, secondo quanto riferito dai funzionari sanitari palestinesi.
“Adesso andiamo a spiegare tutto ai magistrati. Vediamo che domande ci fanno e rispondiamo. Non so se la riscriveremo la storia, so che la stiamo ridisegnando. Adesso vediamo questo disegno dove ci porterà, però c’è molta fiducia e molto rispetto per l’operato della magistratura che non credo operi sulla base di un’idea, come ho sentito, né tantomeno su tesi strampalate. Credo che sia un’indagine molto razionale, molto seria”. Così l’avvocato Antonio De Rensis, legale di Alberto Stasi, al suo arrivo questa mattina al tribunale di Pavia per l’interrogatorio nell’ambito della riapertura dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. “Io rispetto tutte le indagini, quelle del passato e quelle di adesso. Ci sono dei buchi nel passato. Un conto è criticare, un conto è rispettare. L’indagine del passato l’ho criticata, ma la rispetto. Quindi ovviamente uso terminologie rispettose”, ha precisato De Rensis. “Noi stiamo lavorando sperando di poter dimostrare che i fatti sono andati in maniera diversa, ma noi siamo spettatori. Questa è un’indagine della Procura e noi la rispettiamo”, ha concluso.
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha detto di aver sottolineato a Donald Trump che nessuna decisione sull'Ucraina dovrebbe essere presa "senza coinvolgere Kiev". Il leader di Kiev ha anche affermato di aver discusso la possibilità di “sanzioni severe” contro la Russia. "Non ritireremo le nostre truppe dai nostri territori, è un dovere costituzionale mio e delle nostre forze", ha poi aggiunto Zelensky che ha spiegato: "Se la Russia pone delle condizioni per il ritiro delle nostre truppe dal nostro territorio, significa che non vuole che la guerra finisca. Perché capisce chiaramente che l'Ucraina non lo farà".
Lunedì gli Stati Uniti hanno rimandato nei loro Paesi 68 immigrati dall’Honduras e dalla Colombia, con il primo volo finanziato dal governo di quelle che l’amministrazione Trump chiama 'deportazioni volontarie'. Nella città di San Pedro Sula, nel nord dell'Honduras, 38 honduregni, tra cui 19 bambini, sono sbarcati dal volo charter portando con sé carte di debito da 1.000 dollari del governo degli Stati Uniti e l'offerta di poter richiedere un giorno l'ingresso legale negli Usa. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha promesso di aumentare sostanzialmente le deportazioni. Gli esperti ritengono che l’offerta di autoespulsione piacerà solo a una piccola parte di migranti che stanno già valutando il ritorno, ma difficilmente stimolerà una forte domanda.