CATEGORIE

Siria, un anno dalla caduta di Assad: fuochi d'artificio nel cielo di Damasco

martedì 9 dicembre 2025
1' di lettura

Musica ad alto volume e fuochi d'artificio nel cielo a Damasco, capitale della Siria, in occasione del primo anniversario della destituzione dell'ex presidente Bashar Assad. Migliaia di cittadini sono scesi in strada sventolando la nuova bandiera verde del Paese, che per anni era stata utilizzata dalle forze di opposizione durante l’insurrezione poi trasformatasi in guerra civile. Ora sperano che il Paese frammentato possa lentamente trasformarsi in uno Stato stabile e vitale, mentre riallaccia i rapporti con i Paesi arabi e occidentali. Ma insieme alle celebrazioni riaffiora anche il dolore per il dominio totalitario di Assad e per le atrocità che molti siriani hanno subito durante il lungo conflitto. Per l'occasione, è stato proiettato su maxischermi un discorso del nuovo presidente siriano Ahmed al-Sharaa, che alla guida del gruppo armato di opposizione Hayat Tahrir al-Sham un anno fa rovesciò Assad.

tag

Ti potrebbero interessare

La parola di Pietro, America oggi

La parola della settimana è America. Partendo dall’attacco di Donald Trump all’Europa — accusata di decadenza, perdita d’identità e incapacità politica — Pietro Senaldi mette in fila numeri e fatti che rendono difficile liquidare quelle parole come una semplice provocazione. In venticinque anni il peso economico europeo si è quasi dimezzato rispetto a quello americano, mentre l’Unione continua a muoversi senza una vera leadership e senza un’identità condivisa, incapace di parlare con una sola voce anche davanti alla guerra in Ucraina.

Nel nuovo episodio de La parola di Pietro, il focus si sposta sul ruolo dell’Italia: non subalterna agli Stati Uniti, ma nemmeno ostile, fedele a una tradizione di mediazione che oggi può diventare un punto di forza. Senaldi riflette sui limiti dell’europeismo costruito solo su moneta e burocrazia, sul rischio di un’Europa che si allarga senza definirsi e su una realtà geopolitica in cui, piaccia o no, l’America resta l’unico alleato credibile finché l’Europa non sarà qualcosa di più di una somma di interessi nazionali.

Enrico Mentana, che siluro contro Schlein: "Da cosa si giudica Atreju"

Su Atreju è calato il sipario ieri, domenica 14 dicembre. A chiudere i lavori, l'infuocato intervento conclusivo di Giorgia Meloni. Il premier ha menato fendenti contro le opposizioni. Parole che hanno colpito nel segno, con levate di scudi a sinistra e di Repubblica. Insomma, la leader di Fratelli d'Italia, a casa sua, alla kermesse dei suo partito, ha saputo dove andare a parare.

Ovviamente non c'è stato il confronto con Elly Schlein, la segretaria dem che ha risposto all'invito pretendendo un confronto diretto con Meloni, la quale ha rilanciato estendendo il dibattito anche a Giuseppe Conte, dato che ad oggi non è chiaro chi sia il leader della coalizione di centrosinistra. Morale della favola? Elly ha disertato Atreju, rimediando una figuraccia.

Chi invece era persente, tra i molti, era Enrico Mentana, il direttore del TgLa7, che a margine dei lavori ad Atreju è stato chiamato a commentare proprio l'assenza della Schlein. "Non è obbligatorio venire. Chi ha voluto venire ha voluto venire - ha premesso Mitraglietta -. Elly Schlein ha detto che sarebbe venuta solo se si confrontava con Giorgia Meloni, Meloni ha risposto che voleva anche Conte perché non sa chi fosse il leader dell'opposizione. Conte ha detto che ci stava. Schlein ha ritenuto questa risposta di Meloni non giusta e non è venuta. Ma non cambia nulla. Non è da questo che si giudica la forza o la debolezza di questa rassegna", conclude Mentana. Parole paludate. Parole pesanti: non si giudica dalla presenza o dall'assenza di Elly la forza di Atrjue. Il messaggio è arrivato, forte e chiaro.

Green deal, Bombardieri: “Gli obiettivi Ue vanno rivisti, si punti a neutralità tecnologica"

"Noi continuiamo a dire che quel piano identificato con scadenza 2035 va rivisitato, gli obiettivi previsti dal Green deal vanno raggiunti con strumenti e metodi diversi, come la neutralità tecnologica", lo dice il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri a margine del consiglio regionale della Uil a Crotone.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

Ucraina, Kallas: "Se Putin conquista il Donbass crolla la fortezza"

"Dobbiamo capire che il Donbass non è l'obiettivo finale di Putin. Se conquista il Donbass, la fortezza crolla e allora sicuramente passerà alla conquista dell'intera Ucraina. E sapete, se l'Ucraina cade, anche altre regioni sono in pericolo. Lo sappiamo dalla storia e dovremmo imparare dalla storia". Lo dice l'Alta Rappresentante Ue per la Politica estera Kaja Kallas al suo arrivo al Consiglio Affari esteri. "Dobbiamo tenere a mente è che i paesi vogliono entrare nella Nato perché non vogliono che la Russia li invada, li attacchi. Ed è per questo che Svezia e Finlandia hanno aderito alla Nato. È per questo che gli Stati baltici hanno aderito alla Nato, per avere questo ombrello di difesa. Ora, se questo non è in discussione, allora dobbiamo vedere quali sono le garanzie di sicurezza tangibili. Non possono essere documenti o promesse. Devono essere truppe vere, capacità reali affinché l'Ucraina sia in grado di difendersi", aggiunge.