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Topolino alla guerra d'Abissinia: quando Mickey Mouse era un eroe fascista

di Giulio Bucchi martedì 28 aprile 2015
2' di lettura

Le tendenze noir di Mickey Mouse non sono cosa nascosta. Il popolarissimo personaggio Disney "nato" nel 1928, sbarca in Italia nel 1930 sulle colonne de l'Illustrazione popolare. Fino al 1935 è distribuito dalla Nerbini, poi da Mondadori. Topolino, il nome con il quale lo conosciamo, si diffonde proprio in quel periodo, cioè in epoca fascista. Primo colpo. Il secondo colpo, invece, arriva nel 1938. Dopo il Congresso di Bologna sull'educazione, cominciano a sparire dalle edicole gli albi che raccontano le avventure di eroi di carta provenienti da oltre Oceano. Tranne, naturalmente, quelle di Topolino che Mussolini "salva" dall'autarchia perché il fumetto è diffusissimo. Stessa sorte benevola anche per altre produzioni Disney, da Biancaneve e i sette nani (1937) che il Duce stesso definì un capolavoro, a Fantasia, proiettata da Romano Mussolini (in barba alle disposizioni autarchiche) a Villa Torlonia.Insomma, Mickey resta in edicola, almeno fino al 1942 quando viene scalzato da Tuffolino, un pregevole e italianissimo prodotto che, tuttavia, non avrà fortuna e andrà presto nel dimenticatoio. Allo scoppio della guerra d'Abissinia (1935), l'eroe disneyano si arruola volontario. E arriva per Massaua, sul Corno d'Africa, dove si raccolgono i reparti pronti ad invadere l'Etiopia. Si arma da solo, con "una spada, una mitragliatrice, un fucile e mezzo litro di gas asfissianti nella borraccia"; inoltre ha "una certa premura: ho promesso a mia mamma la pelle di un moro per farsi un paio di scarpe", spiega ai superiori che rispondono ridendo e scherzando. Lo sketch, tratto da un palinsesto radiofonico dedicato ai minori, è una piccola perla per storici ed appassionati. Ed anche una testimonianza che permette di capire come cinema e spettacolo siano stati (ma lo sono ancora oggi) efficienti armi nella guerra della propaganda. Vi proponiamo le avventure di Topolino in Etiopia, con due raccomandazioni: prima, Topolino non è fascista, né è stato creato per servire questa o altre cause. E' un prodotto che ha affascinato, coinvolto e accompagnato nella crescita milioni di persone in tutto il mondo. Seconda, qualsiasi cosa sentiate uscire dalla sua bocca (oggi certamente unpolitically correct) per favore, siate capaci di contestualizzarla agli Anni Trenta. Seppure, a onor di cronaca, non si sente mai pronunciare la parola "negro". Ed erano i Trenta! di Marco Petrelli @marco_petrelli

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