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Francia, prosegue lo sciopero: caos trasporti tutta la settimana

sabato 14 dicembre 2019
2' di lettura

Roma, 10 dic. (askanews) - Sesto giorno di sciopero in Francia contro la riforma delle pensioni. Treni, autobus e metropolitane in servizio ma a ranghi ridottissimi e lunghe code che sono arrivate anche a 400 chilometri totali nelle principali vie di comunicazione dell'Ile-de-France. Il caos nel traffico, secondo gli organizzatori della protesta, proseguirà per tutta la settimana. Le conclusioni dell'Alto commissario per le pensioni, Jean-Paul Delevoye, dopo diversi mesi di consultazione, non hanno convinto le parti sociali. L'esponente del governo ha dichiarato che "lo status quo è insostenibile" e che il progetto di riforma è "indispensabile" per sostenere il sistema. E ha inoltre sottolineato che persistono punti di disaccordo, tra cui "l'entrata in vigore del nuovo sistema" nel 2025, o "l'età di equilibrio", stabilita a 64 anni. Alla fine dell'incontro però diverse organizzazioni sindacali hanno espresso il loro dissenso, ritenendo i negoziati non costruttivi e criticando la mancanza di risposta alle proposte come quella di "tenere conto degli anni di studio" nel calcolo della pensione. Un progetto, quello della riforma, definito da molti "una nuova ingiustizia per tutti". Lo sciopero sta paralizzando il Paese. Anche le scuole sono chiuse e a Parigi i genitori sono disperati. "Un altro giorno di caos - dice un padre - soprattutto a causa del sistema dei trasporti e della scuola, se le mie figlie stanno a casa per loro non è un problema ma io devo andare a lavoro". "E' complicato - dice un altro - non è come il solito sciopero, ma sostengo la loro azione al 100% perché appiattire l'intero sistema non è la soluzione, abbiamo molto denaro in Francia ma il problema è che viene usato male".

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Roma, 16 dic. (askanews) - Una finestrella chiamata "Oculus" che mostra un'angolazione tutta nuova e inaspettata del Colosseo: si trova nella nuova stazione della Metro C Colosseo-Fori Imperiali, inaugurata oggi assieme alla fermata Porta Metronia con il "primo" viaggio della nuova tratta di 4 chilometri compiuto dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il collega alla Cultura Alessandro Giuli e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Le nuove "archeostazioni" sono state realizzate dal consorzio Metro C guidato da Webuild insieme a Vianini Lavori nell'ambito dei lavori commissionati da Roma Metropolitane per conto di Roma Capitale. Con l'apertura di queste due stazioni e 3 nuovi km di linea, il progetto ridisegna la mobilità urbana tra centro e periferia, grazie anche all'interscambio con la Linea B già esistente.

Porta Metronia, a una profondità di 30 metri, si articola su cinque livelli interrati e dal 2026 aprirà al suo interno un museo con una caserma romana emersa dagli scavi nella primavera del 2016. Simona Morretta, Soprintendenza Speciale di Roma e direttrice degli scavi:

"Ci sarà un'inaugurazione futura del Museo Porta Metronia, che accoglie la caserma che abbiamo trovato, delocalizzato e rimontato, sarà probabilmente a pagamento".

La Metro Colosseo-Fori Imperiali si sviluppa su quattro livelli interrati, con una larghezza fino ai 50 metri e una profondità fino a 32 metri: all'interno un progetto museale curato e finanziato invece dal Parco archeologico del Colosseo con la partecipazione dell'Università La Sapienza Università di Roma. Marco Cervone, Construction Manager Opere Civili Metro C:

"Ci troviamo davanti a una domus romana, sono alcune stanze di una domus romana che riguardano una sauna, al centro c'è il braciere e le sedute. Quando abbiamo realizzato il pozzo che ha consentito il collegamento tra la linea C e la linea B è stata trovata questa domus. La parte che hanno voluto riposizionare è questa sauna", ha concluso.

Ad accogliere i Ministri erano presenti Pietro Salini, Amministratore Delegato Webuild, Vincenzo Onorato, Amministratore Delegato Vianini Lavori. Presenti anche, tra l'altro, il Commissario Straordinario per l'opera Maria Lucia Conti, l'Assessore alla Mobilità Eugenio Patanè e il Capo Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale avocante, Alfonsina Russo.

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Una decisione presa anche alla luce della crisi che sta attraversando il settore in Europa: l'obiettivo di zero emissioni nette, che era stato fissato per il 2035, ora diventa di "riduzione del 90%" di queste emissioni, prendendo a riferimento i livelli del 2021.

Dopo il 2035 i costruttori quindi potranno continuare a vendere una quota seppur limitata (circa il 30-35% delle auto, secondo calcoli preliminari) di auto nuove dotate di motori termici o ibridi, rispettando una serie di condizioni, in particolare quella di compensare le emissioni di CO2.

Per il commissario europeo all'Industria Stephane Séjourné, si tratta di un approccio pragmatico che non tradisce gli obiettivi: "L'obiettivo rimane lo stesso, le flessibilità sono in realtà flessibilità pragmatiche alla luce dell'adesione dei consumatori e della difficoltà dei costruttori di proporre sul mercato veicoli 100% elettrici entro il 2035. La Commissione europea ha scelto un approccio che è al tempo stesso pragmatico ma che mantiene i suoi obiettivi e le sue ambizioni climatiche".

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