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Vicenza, le Gallerie d'Italia e i paparazzi: storia del presente

domenica 7 ottobre 2018
3' di lettura

Vicenza (askanews) - C'è Sophia Loren che si copre il volto davanti agli obiettivi a Ciampino e Walter Chiari che insegue Tazio Secchiaroli; c'è la fuga in auto di Mastroianni e della Ekberg filmata da Fellini, ma anche il primo spogliarello in Italia nel 1958 e ci sono pure le foto rubate a Jackie Kennedy Onassis. Alle Gallerie d'Italia di Vicenza si apre la mostra fotografica "Paparazzi. Fotografi e divi dalla Dolce Vita a oggi", realizzata da Intesa Sanpaolo su progetto curato da Walter Guadagnini e Francesco Zanot. Un'esposizione che riporta la fotografia al centro della programmazione culturale della banca e, in un certo senso, cambia la prospettiva del museo vicentino. "Abbiamo completamente liberato una parte delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari - ha spiegato ad askanews Michele Coppola, direttore Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo - abbiamo coprodotto con la Fondazione Camera di Torino, di cui siamo soci fondatori, una mostra che ha avuto grande successo a Torino e ora arriva a Vicenza, in sostanza un tema, quello dei paparazzi e, se vogliamo, della fotografia contemporanea rubata o fake come la mostra in qualche modo racconta. Ma ci sono anche il tema della fotografia come linguaggio che arriva qui e quello di uno spazio che diventa un nuovo luogo per incrementare, innovare e aumentare le attività del Progetto Cultura alle Gallerie di Vicenza e nella città di Vicenza". In mostra una vera antologia visiva di cultura popolare italiana, di mitologie da rotocalco che, poi, sono alla base di quel concetto complesso che è l'immaginario collettivo. E alle figure dei paparazzi e dei loro spesso reticenti soggetti si affianca il ragionamento su una società che sull'immagine rubata o, comunque, sull'onnipresenza di dispositivi fotografici, oggi fonda in un certo senso se stessa. "E' il racconto di come si è arrivati a oggi - ha aggiunto Coppola - e forse questa è la vera linea che lega, dalla seconda metà degli anni Cinquanta fino ai giorni nostri, la fotografia e forse anche quello che a volte è un utilizzo sbagliato, improprio, violento e inopportuno. Questo forse è il messaggio più importante che vogliamo sottolineare". Naturalmente la mostra innesca anche un ragionamento sull'idea stessa della celebrità, altro concetto cardine e controverso del presente, perché tutte quelle mani levate a dire "no" ai paparazzi sono esse stesse diventate parte del mito delle star, e, infatti, nella meravigliosa sezione finale della mostra il gioco si svela e davanti all'obiettivo di Ellen von Unwerth divi come David Bowie o Monica Bellucci posano fingendo di fuggire dai fotografi. In realtà costruendo loro stesse la propria immagine. E così il cerchio si chiude. "La fotografia - ha concluso Michele Coppola - deve essere uno dei linguaggi ai quali il Progetto Cultura della banca guarda, è un linguaggio moderno, contemporaneo, facile, che consentirà di portare all'interno delle Gallerie d'Italia altri pubblici, in una contaminazione sana, positiva, a dimostrare come un museo sia obbligato a vivere attraverso la propria identità, ma anche attraverso contenuti originali che intanto raccontino e stimolino e che magari alimentino anche un sano dibattito". La mostra di Vicenza resta aperta al pubblico fino al 3 febbraio 2019.

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Alla domanda se non fosse possibile una sintesi con la piattaforma della manifestazione a Roma sabato 7 giugno, il leader di Azione risponde: "Tutto era possibile, certo. E la prima cosa che abbiamo proposta è una cosa molto semplice. Cioè dire che quella manifestazione in quella piazza non era aperta a chi chiedeva la distruzione dello Stato di Israele, a chi urla dalla Giordania al mare e a chi compie atti contro i cittadini israeliani, in quanto cittadini israeliani. Perché una cosa è avercela con il governo Netanyahu, e io ce l'ho molto con Netanyahu, e un'altra cosa è avercela con un popolo. La Schlein lo avrebbe fatto, ma M5S e Avs vogliono avere tutta per loro questa discussione e lo trovo un po' avvilente".

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