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"Stato d'ebbrezza", Inaudi protagonista, da Cannes a Los Angeles

sabato 19 maggio 2018
2' di lettura

Roma, (askanews) - E' stato presentato all'Italian Pavillion del festival di Cannes il film "Stato di ebbrezza", diretto da Luca Biglione, con protagonista Francesca Inaudi, nei cinema dal 24 maggio. L'attrice interpreta una cabarettista di successo la cui vita viene stravolta all'improvviso da un dramma familiare. La ritroviamo qualche anno dopo completamente dipendente dall'alcol. Quando entra in una struttura di riabilitazione si trova a contatto con altri pazienti affetti dalle più svariate dipendenze e turbe psichiche e ad una realtà multicolore, dai risvolti tragicomici. "La vita nei suoi momenti più drammatici, lo sappiamo tutti, spesso anche quando si perde una persona quanto si ride dopo che il funerale è avvenuto, oppure nei momenti drammatici della nostra vita quanto invece se uno si guarda da fuori scoppia una risata. Dentro il dramma c'è sempre, per umana natura, una risata", dice Inaudi. Questo film trae spunto dalla vera storia di Maria Rossi, la cui carriera artistica si interruppe in piena ascesa a causa dei suoi problemi di dipendenza. Inaudi è stata attratta da un particolare aspetto di questa vicenda: "L'idea che la guarigione arriva nel momento in cui ci si apre all'altro, cioè nel momento in cui c'è uno specchiarsi nell'altro e rendersi conto che l'altro ha gli stessi dolori tuoi, le stesse sofferenze tue, magari non gli stessi traumi ma lo stesso modo di affrontarli, quindi attraverso si attiva o si avvia il processo di guarigione. Quindi la consapevolezza che non si è da soli". La carriera di Inaudi, dopo Cannes, prosegue tra tv, teatro e cinema, tra l'Italia e la California: "Ho appena finito di girare la terza serie di 'Una pallottola nel cuore', con il grande maestro Gigi Proietti, poi quest'estate debutto con un monologo in teatro, che si chiama 'Preziosa' per la regia di Luca De Bei, poi vedremo, ancora forse riprenderò la tournée de 'La vedova scaltra'. Ci sono un po' di progetti ma c'è anche l'intento di rimanere un po' negli Stati Uniti per magari avere un tempo un po' più lungo, perché visto che da quando mi sono trasferita a Los Angeles lavoro tantissimo ovviamente in Italia. Prima o poi, sai, se son rose fioriranno e io aspetto, semino... So seminare e aspettare il raccolto, quindi prima o poi capirò che cosa sto facendo".

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Alimenti ultraprocessati, la sfida della sanità pubblica nel piatto

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Le più recenti evidenze scientifiche li associano a un incremento del 15-20% della mortalità per tutte le cause, a un rischio aumentato del 12-18% di patologie cardiovascolari. Per affrontare con rigore una sfida emergente per la sanità pubblica, l'Intergruppo Parlamentare Stili di Vita e Riduzione del Rischio ha promosso il Convegno "Alimenti Ultraprocessati e Salute. Dalla classificazione NOVA alle politiche pubbliche" con l'obiettivo di un position paper che possa contribuire ad orientare le politiche nazionali nei prossimi anni.

"Il consumo di cibi ultra processati nel nostro paese raggiunge quasi il 20%. Questa è una buonissima notizia - sottolinea Johann Rossi Mason Direttrice del MOHRE - rispetto a paesi come gli Stati Uniti che raggiungono circa il 60% della dieta. Ma la loro diffusione è in crescita, così come una serie di malattie croniche che prima erano appannaggio della popolazione anziana e che invece iniziamo a vedere tra i giovanissimi. Questo significa che non possiamo lasciare le scelte alimentari solo alle persone, che spesso non hanno consapevolezza di quello che stanno comprando, non hanno il tempo di passare ore a leggere le etichette". "Una delle proposte quindi che faremo nel nostro position paper è quello di limitare ad alcune fasce selezionate, la pubblicità diretta ai minori", aggiunge.

Gli alimenti ultraprocessati - definiti dalla classificazione NOVA come 'formulazioni industriali con cinque o più ingredienti, contenenti sostanze raramente utilizzate nella cucina domestica' - non rappresentano solo un problema di eccesso di zuccheri, grassi e sale, ma sono una fonte importante di additivi alimentari, come coloranti, conservanti, antiossidanti, anti-agglomeranti, esaltatori di sapidità ed edulcoranti il cui fine principale non è migliorare le proprietà nutrizionali degli alimenti ma piuttosto quello di esaltarne il sapore, l'aspetto e anche la durata.

"Non sempre la processazione è una cosa negativa, è una cosa che viene fatta a livello di trasformazione sia domestica che industriale - sottolinea Francesco Sofi, dell'Università di Firenze - per cercare di mantenere il prodotto, per cambiare la conformazione del prodotto, ma per permetterci di ingerirlo anche in giorni successivi all'acquisto. Bisogna quindi capire quale è il livello di trasformazione accettabile per poter ottenere un prodotto salutare".

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