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Royal wedding, è il giorno del sì: Harry e Meghan marito e moglie

sabato 19 maggio 2018
2' di lettura

Milano (askanews) - Si sono guardati e sorrisi a lungo, poi si sono presi per mano e così si sono scambiati le promesse di matrimonio: il principe Harry d'Inghilterra e Meghan Markle sono diventati marito e moglie nella cappella di St George del castello di Windsor. La sposa, arrivata in auto con la madre Doria, è entrata da sola in chiesa, seguita dai 10 paggetti e damigelle, tra cui i principini George e Charlotte, nipoti degli sposi, che le reggevano il lunghissimo velo ricamato: poi è stato il principe Carlo, papà dello sposo, a prenderla sottobraccio lungo gli ultimi metri della navata e portarla all'altare, in assenza del padre. Harry, come il testimone, il fratello William, indossava in alta uniforme dei Blues and Royals, quella del suo reggimento di cavalleria di cui ha il grado di capitano. La sposa vestiva un abito dalla designer britannica Clare Waight Keller, direttrice creativa per Givenchy, semplice ma elegantissimo con scollo a barca, e una tiara tra i capelli. La sposa in un certo senso ha rotto la tradizione: non ha pronunciato il voto di ubbidienza e ha convinto il marito a indossare la fede dopo le nozze, una novità in casa Windsor. La fede di Meghan d'oro gallese è un dono della regina Elisabetta, come la tiara che apparteneva alla regina Mary, realizzata nel 1932. Alla messa ha assistito la famiglia reale al completo: la regina Elisabetta II, accompagnata dal principe Filippo, indossava un completo verde con cappello in tinta, il principe Carlo in grigio e la moglie Camilla, la duchessa Kate con un vestito e cappello color crema decorato con grandi fiori. In Chiesa tra gli invitati nobili, miliardari e star di Hollywood come George Clooney e la moglie Amal, dato che la sposa è un'attrice di successo, protagonista della serie televisiva "Suits". Milioni di persone hanno seguito il matrimonio trasmesso in diretta in tv e sul Web. La cerimonia, che ha visto la presenza di un coro gospel che ha intonato tra le altre canzoni la famosissima "Stand by me", è stata celebrata dall'arcivescovo anglicano di Canterbury, Justin Welby, affiancato dal presule afroamericano Michael Curry, titolare della diocesi di Chicago della Chiesa episcopale. "Dobbiamo scoprire il potere dell amore, il potere redentore dell amore e quando lo faremo renderemo nuovo questo vecchio mondo" ha detto durante il sermone citando Martin Luther King. I due sposi all'uscita dalla chiesa sono stati accolti dalle grida festose delle migliaia di persone che si sono radunate per strada ad aspettarli, e si sono scambiati un bacio per poi salire sulla carrozza reale per il lungo giro di saluti per le strade di Windsor, fino a tornare al castello dove si tiene il pranzo offerto dalla regina per 600 invitati, a cui segue in serata il ricevimento organizzato dal principe Carlo. Elisabetta II come da tradizione ha regalato agli sposi un titolo nobiliare: sono diventati il duca e la duchessa del Sussex.

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Roma, 20 mag. (askanews) - Papa Leone XIV ha preso ufficialmente possesso della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura a Roma, dove ha pregato sulla tomba di San Paolo. Domenica 25 maggio prenderà possesso delle altre due basiliche papali, San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore.

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della fiancata laterale, dove ha inizio il porticato esterno ed è stato subito salutato dal Padre Abate, Dom Donato Ogliari e dal cardinale Arciprete della Basilica, James Michael Harvey. Poi indossata la stola sopra la mozzetta e il rocchetto si è avviato il processione verso l'interno della Basilica. Alla processione hanno preso parte anche i monaci benedettini.

La basilica era gremita di fedeli e il pontefice li ha salutati, benedicendoli.

Arrivato all'altare della Confessione, Papa Prevost è, quindi, sceso nel luogo della sepoltura per venerare il sepolcro di San Paolo inginocchiandosi e restando qualche momento in preghiera prima di iniziare la celebrazione con il segno di croce e il saluto liturgico.

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Bruxelles, 20 mag. (askanews) - "Voi siete uno spaccato dell'Italia qui a Bruxelles, dalla vostra presenza così diffusa e ampia emerge quanto sia ormai strettametne intrecciata, sotto ogni profilo, la vita del nostro Paese e l'Ue". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando a Bruxelles la delegazione italiana.

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Fondazione Elpis presenta la sesta edizione di Una Boccata d'Arte

Milano, 20 mag. (askanews) - Fondazione Elpis presenta la sesta edizione di Una Boccata d'Arte, il progetto d'arte contemporanea ideato nel 2020 da Marina Nissim, Presidente di Fondazione Elpis, diffuso lungo tutta la Penisola in 20 piccoli centri con meno di 5.000 abitanti e realizzato in collaborazione con Maurizio Rigillo di Galleria Continua e Threes.

Nel 2024, Una Boccata d'Arte ha raggiunto un importante traguardo: la realizzazione di 100 progetti complessivi, firmati da 100 artisti in 100 borghi italiani. La mostra "Dove non sono mai stato, la sono" fino al 6 luglio 2025 presso Fondazione Elpis a Milano racconta questa esperienza quinquennale attraverso un allestimento che restituisce l'importanza delle reti territoriali sviluppate nel corso di questi anni.

In occasione della conferenza stampa, la Presidente Marina Nissim ha illustrato ad Askanews il progetto: "Oggi siamo qui a presentare la sesta edizione di Una Boccata d'Arte, un progetto che nasce nel 2020. I giovani artisti vengono portati in 20 borghi ogni anno, un borgo per regione, e sono invitati a dialogare, a avere un momento di incontro e a lavorare all'interno del borgo. È un evento prettamente partecipativo, di condivisione, di scambio, di riflessione e di rigenerazione.

In questo spazio, che è lo spazio a Milano di Fondazione Elpis, abbiamo oggi una mostra che vuole documentare i primi cinque anni di Una Boccata d'Arte. Abbiamo delle opere di alcuni artisti che hanno presentato il loro lavoro sul territorio e soprattutto la mostra vuol far capire la dimensione e l'importanza di questo progetto. In cinque anni, avendo già toccato cento borghi, siamo riusciti a lasciare 40 opere permanenti sul territorio e questo vuol dire che questo segnale, questa scintilla, questo progetto temporaneo in realtà ha lasciato una testimonianza permanente e questa è lamia più grande soddisfazione". Ad ogni edizione, Una Boccata d'Arte acquisisce sempre maggior consapevolezza rispetto alla necessita di dare vita a opere e progetti in cui le comunitàpossano riconoscersi: sono tanti gli artisti che hanno lavorato sulle memorie preesistenti o sulla definizione di nuove occasioni di aggregazione, in molti casi mettendo in campo le proprie identità culturali d'origine.

Dal 28 giugno al 28 settembre 2025 la sesta edizione coinvolge borghi, in un'espansione del progetto verso spazi in disuso, luoghi di aggregazione dimenticati o ai margini del tessuto urbano. L'edizione 2025 si compone di interventi dalla spiccata valenza partecipativa e ambientale, in alcuni casi con opere pensate per restare come segni permanenti nei territori. I progetti nascono da ricerche approfondite sul campo grazie alla mediazione dei curatori regionali.

Gli artisti, i borghi e i curatori della sesta edizione:

Hetty Laycock a Ollomont (AO) in Valle d'Aosta, a cura Elena Graglia;

Bibi Manavi a Borgolavezzaro (NO) in Piemonte, a cura di Veronica Botta;

Jim C. Nedd a Framura (SP) in Liguria, a cura di Mireille Filippini per Threes;

Aiko Shimotsuma a Brunate (CO) in Lombardia, a cura di Edoardo De Cobelli;

Stefano Caimi a Luserna (TN) in Trentino-Alto Adige, a cura di Valerio Panella;

Giacomo Gerboni a Tarzo (TV) in Veneto, a cura di Giovanni Giacomo Paolin e Sara Maggioni;

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Stella Rochetich a Pratovecchio Stia (AR) in Toscana, a cura di Gabriele Tosi;

Qeu Meparishvili a Citerna (PG) in Umbria, a cura di Giovanni Rendina;

Giuseppe Abate a Altidona (FM) nelle Marche, a cura di Matilde Galletti;

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Adele Dipasquale a Roccacaramanico, fraz. di Sant'Eufemia a Maiella (PE) in Abruzzo, a cura di Andrea Croce; Roberto Casti a Macchiagodena (IS) in Molise, a cura di Alessia Delli Rocioli;

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Cannes, Jafar Panahi torna sul red carpet di un festival dopo anni

Cannes, 20 mag. (askanews) - Il regista iraniano dissidente Jafar Panahi ha sfilato sul red carpet di Cannes dove è tornato dopo anni per presentare il nuovo film "A simple accident", in Concorso.

A Panahi, detenuto in Iran fino a febbraio 2022 - dal 2009 è stato ripetutamente incarcerato per il suo cinema ritenuto sovversivo dal regime della Repubblica islamica - ha riavuto il permesso di uscire dal Paese ad aprile del 2023 e ora è volato al Festival con il cast del film girato sempre in clandestinità.

Il regista 64enne mancava da un festival da anni; sette anni fa sulla Croisette era stato presentato il suo "Tre volti", in sua assenza, così come a Venezia nel 2022 dove "Gli orsi non esistono" vinse il premio speciale della giuria che non potè ritirare. Per lungo tempo è stato privato del passaporto e della libertà di viaggiare ma ora finalmente può accompagnare i suoi film che sono sempre apprezzati e rappresentano una voce libera.

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