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Roma, antirazzisti contro busto Baldissera e via dell'Amba Aradam

di TMNews venerdì 19 giugno 2020
2' di lettura

Roma, 19 giu. (askanews) - Dopo Milano con la statua di Indro Montanelli, anche a Roma arriva l'onda anti-razzista mondiale del Black Lives Matter. Stavolta a essere imbrattato con vernice rossa è stato il busto di Antonio Baldissera, generale a capo delle truppe italiane in Eritrea e poi governatore generale dell'Eritrea italiana, al Pincio.

Il busto è stato già ripulito e l'azione rivendicata dalla rete "Restiamo Umani", collettivo che aderisce alla campagna mondiale partita dopo l'uccisione dell'afroamericano George Floyd da parte della polizia a Minneapolis.

"Iniziamo ora a smantellare i simboli del colonialismo nella Capitale" ha annunciato il gruppo, "appare evidente la necessità di riportare una narrazione storicamente veritiera del colonialismo italiano, delle brutalità compiute da uomini che ancora oggi le nostre istituzioni continuano a celebrare come grandi personaggi che hanno plasmato la cultura di questo paese, rimuovendo la verità sulle violenze e gli stermini compiuti dagli italiani in Africa".

Per le stesse ragioni il collettivo è entrato in azione anche a San Giovanni, in via dell'Amba Aradam, teatro della guerra combattuta dalle truppe italiane contro l'Etiopia durante il fascismo anche con gas tossici. "Una strage vergognosa" l'ha definita il gruppo, cambiando il nome alla via e a largo dell'Amba Aradam e intitolandoli a George Floyd e a Bilal Ben Messaud, il ragazzo morto a Porto Empedocle il 20 maggio scorso mentre cercava di raggiungere la terra dall'imbarcazione su cui era confinato.

"Dedichiamo la via - afferma il gruppo - a queste due figure per unire le lotte contro il razzismo di entrambe le sponde dell'Atlantico, e per ricordare che la frontiera uccide quanto la polizia violenta, e sono il prodotto dello stesso razzismo istituzionale". Stessa richiesta anche per la nuova stazione della metro C a poca distanza su cui è stato affisso il cartello: "Nessuna stazione abbia il nome dell'oppressione".

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