Soi: studi indirizzati e tesi errate, anche in Italia si cambi
Milano, 2 lug. (askanews) - La multa da 346 milioni di dollari inflitta dalla Sec americana a Novartis e alla sua ex filiale Alcon ha, tra le altre cose, messo in evidenza il ruolo delle pubblicazioni scientifiche e la loro relazione con le aziende farmaceutiche. Un aspetto sul quale si è soffermato il presidente della Società Oftalmologica Italiana, dottor Matteo Piovella, che da diversi anni si sta battendo per ampliare le cure per le persone affette da maculopatie nel nostro Paese.
"Invece di fare una ricerca trasparente che valuti a 360 gradi tutte le opportunità - ha detto ad askanews in merito agli studi che l'Autorità americana ha ritenuto essere stati indirizzati dalle aziende - si evidenziano in questi lavori solo le caratteristiche positive dei farmaci che devono essere promossi e diffusi, che devono diventare il riferimento e si pongono in cattiva luce i risultati ottenuti con altri farmaci. Questi lavori dovevano dimostrare la sicurezza e l'efficacia del farmaco di questa azienda rispetto alla pericolosità e quindi all'impossibilità di utilizzo di farmaci che non erano sostenuti da questa azienda, e questo fa la differenza, è come il gioco delle tre carte".
La multa inflitta dalla Sec riguarda episodi in Grecia, Vietnam e Corea, ma il principio, secondo Soi, si deve applicare anche al caso italiano e nello specifico alle regole per le terapie delle maculopatie.
"Soi - ha aggiunto Piovella - deve portare ancora una volta delle evidenze: oggi noi siamo interessati non alla querelle delle aziende, ma al fatto che sette pazienti su dieci, oltre 500mila persone in Italia rischiano di perdere la vista, perché non hanno un adeguato accesso alle cure. Queste sono tutte cose che noi abbiamo fatto presente da oltre sei anni ad Aifa e al ministero della Salute, ma purtroppo c'è una resistenza: probabilmente questi lavori, queste posizioni delle aziende sono stati di ostacolo per superare rapidamente queste criticità".
In Italia la vicenda giudiziaria sta quasi per arrivare alla prescrizione, ma Piovella spera in un'ultima udienza che possa recepire la filosofia applicata negli Stati Uniti. "Io non ce l'ho con l'azienda - ha detto ancora il dottore - ognuno fa il suo. L'azienda ha ammesso: abbiamo sbagliato, abbiamo fatto queste cose, quindi ha pagato, non c'è contenzioso. Da noi tutto questo sembra non esistere, sembra non interessare. Tutto questo non può essere utilizzato per salvaguardare la vista dei pazienti".
Per questo la Società Oftalmologica ancora una volta ha voluto lanciare un appello: "Non si possono creare degli esperti ad hoc per sostenere la tesi sbagliata e illegittima di un'azienda farmaceutica - ha concluso Matteo Piovella -. Questa è una regola che c'è da 2mila anni, sembra che in Italia non sia più rispettata".