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Filippo Scotti è Sorrentino giovane: "Sul set grande delicatezza"

di TMNews martedì 16 novembre 2021
2' di lettura

Roma 16 nov. (askanews) - Arriverà nei cinema il 24 novembre e su Netflix il 15 dicembre "E' stata la mano di Dio", il nuovo film di Paolo Sorrentino. E' stato presentato a Napoli dal regista e dai suoi attori perché questo racconto autobiografico del regista Premio Oscar è ambientato proprio qui.

Siamo negli anni '80 e tutti parlano in modo febbrile di Maradona, che sta per arrivare in città. Fabietto Schisa, interpretato da Filippo Scotti, è un po' impacciato ed emarginato a scuola ma la vita gli sorride ed è circondato da una famiglia vivace e allegra. Quando un incidente travolge tutto Fabietto deve trovare un modo per sfuggire alla profondità della tragedia e tracciare un nuovo percorso. Filippo Scotti racconta quest'avventura.

"E' stata un'onda gigantesca, io sto realizzando un po' adesso quello che sta accadendo.. Ma neanche. Anche perché sin da subito, dai provini, c'è sempre stata questa delicatezza da parte sua, anche nei confronti della storia: ho subito capito, intuito, che stavamo parlando di qualcosa di delicato, appunto. Quindi sul set c'era questa grande calma, rispetto, nei confronti del lavoro di tutti".

"E' stata la mano di Dio" è la storia più personale di Sorrentino: un racconto di destino e famiglia, sport e cinema, amore e perdita, e il turbolento racconto di formazione di un ragazzo. Filippo Scotti spiega: "Lui mi ha dato un po' di consigli cinematografici e musicali. Mi ha consigliato i Talking Heads, i Cure, Tom Waits, quindi ho passato quest'estate un po' nel tentativo di costruire quell'ambiente, quell'atmosfera della Napoli degli anni Ottanta.

Diciamo che non ci ho pensato tanto, ecco, anche perché ero spaventato dall'idea di dover interpretare il regista da giovane, allora ho deciso semplicemente di seguire la sceneggiatura, quindi di seguire Fabietto, e quindi un personaggio".

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Meloni: per Africa 1,2 mld investimenti e abbattimento debito

Roma, 22 giu. (askanews) - Progetti per un valore di 1,2 miliardi e un'iniziativa per abbattere il debito dei Paesi africani.

Questo quanto emerso dal vertice "The Mattei Plan for Africa and the Global Gateway: A common effort with the African Continent", che si è svolto questa mattina a Villa Doria Pamphilj, co-presieduto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dalla presidente della Commissione europea Ursula von derl Leyen.

Presenti rappresentanti di diversi governi africani e di organizzazioni internazionali come il Fondo monetario internazionale (Kristalina Georgieva) e la Banca Mondiale (Ajay Banga).

"Crediamo che l'Africa sia un continente in cui si gioca il nostro futuro: rafforzare l'Africa significa anche rafforzare l'Europa e costruire insieme le condizioni per una stabilità comune", ha detto Meloni aprendo i lavori. "Siamo qui per riaffermare il nostro forte impegno e partenariato con l'Africa", le ha fatto eco la tedesca.

Con le intese firmate oggi, le risorse vengono concentrate su pochi ma strategici investimenti. Innanzitutto il Corridoio Lobito, infrastruttura ferroviaria, e non solo, che collega Zambia e Katanga (aree ricche di risorse minerarie) all'Atlantico, in Angola. Un'opera che mina il monopolio sudafricano e cinese nella logistica. In questo modo i mercati africani avranno uno sbocco verso quelli occidentali, ovvero Ue e Usa, che partecipano all'investimento. Altro progetto, anche questo di valore strategico, è l'estensione di Blue Raman (coinvolta l'italiana Sparkle), il cavo sottomarino in fibra ottica per potenziare la connettività digitale tra Europa, Africa orientale, Medio Oriente e Asia meridionale, dal suo hub africano di Gibuti a Somalia, Kenya e Tanzania: questo collegherà l'Africa orientale a enormi mercati digitali. Ci sono infine altre risorse per l'agricoltura sostenibile, in particolare per la filiera del caffè.

Meloni ha anche annunciato che l'Italia lavora a "un'iniziativa concreta per il debito delle nazioni africane, questione che se non affrontata rischia di vanificare tutti i nostri sforzi.

Lavoriamo per convertire l'intero ammontare del debito delle nazioni meno sviluppate e abbattere del 50% quello delle nazioni a reddito medio-basso. Questo ci consentirà di convertire in progetti di sviluppo sul territorio circa 235 milioni di debito".

Se lo sviluppo collegato di entrambi i continenti con un ridimensionamento cinese, geopoliticamente fondamentale, è il primo obiettivo, il secondo è la riduzione dei flussi di migranti. "La sfida - ha sottolineato la presidente del Consiglio, che a fine luglio sarà in Etiopia - è che l'Africa possa crescere e prosperare processando le sue materie prime, coltivando i suoi campi, dando una prospettiva ai suoi giovani anche per combattere le cause che spingono troppi giovani a pagare criminali per affrontare viaggi pericolosissimi". Queste tematiche - ha aggiunto von der Leyen - "rappresentano un elemento importante del nostro approccio globale alla gestione della migrazione" che sta ottenendo risultati: "lo scorso anno, il numero di attraversamenti illegali delle frontiere è diminuito del 38%. Questa tendenza positiva è proseguita anche negli ultimi mesi, con una riduzione del 21% dall'inizio dell'anno". Però il tema del contenimento delle migrazioni è un "elemento chiave della nostra agenda comune con i partner africani" e su questa problematica va "tenuta alta l'attenzione".

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