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Vento, l'installazione del prosciutto San Daniele al Fuorisalone

di TMNews mercoledì 8 giugno 2022
2' di lettura

Milano, 9 giu. (askanews) - "Abbiamo portato un pezzo di Alpi, un pezzo di Tagliamento, il vento, che è il segreto unico del nostro prodotto proprio per raccontare una storia che puoi raccontare solo se la vedi e poi se la senti quando fai l'assaggio del nostro prodotto".

Siamo nel cuore del Fuorisalone milanese, in via Tortona, crocevia di culture e visitatori in questi giorni della design week, e quella di cui parla il direttore generale del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, Mario Cichetti, è un esperienza che racconta le origini di questo prodotto, fiore all'occhiello dell'agroalimentare italiano: "Come i grandi vini anche i grandi prosciutti sono legati ai loro territori i sapori e le sensazioni che sono figlie di quell'ambiente, di quel clima di quelle persone quindi noi cerchiamo di raccontare questo e a Milano abbiamo provato a raccontare questo. E' una pillola di quello che è il nostro universo, ma penso che sia abbastanza esplicativa di quella che è la realtà".

Con questo viaggio ideale di qualche centinaio di chilometri il prosciutto di San Daniele approda per la prima volta con questa installazione dal titolo evocativo Vento nella capitale del design aprendosi al mondo che in questi giorni la vive:

"E' una vetrina molto importante, una vetrina internazionale - ha detto Nicola Martelli, vice presidente Consorzio tutela Prosciutto di San Daniele - e ci teniamo a far vedere il territorio del San Daniele perché è un territorio assolutamente unico, è un territorio che va conosciuto va vissuto ed è fortemente legato al nostro prosciutto perché comunque sono proprio le caratteristiche del clima, del mare, delle montagne che ci circondano che rendono unico il nostro iprosciutto".

Un prosciutto che è anche un patrimonio e una risorsa per quelle comunità che ad esso sono legate:

"Oltre a essere una indicazione geografica protetta - ha spiegato Cichetti - è un distretto che fattura quasi 350 milioni di euro, una filiera complessa che ha 31 prosciuttifici solo a San Daniele ma nel centro-nord Italia a regola del disciplinare ha 60 macelli, 4.000 allevamenti, un indotto di decine di migliaia di persone che alimentano questa filiera che fa produrre ogni giorno prosciutti e che poi viaggia in Italia e nel mondo perché oltre 18%".

Prendersi cura delle comunità locali, del territorio in cui questo prosciutto nasce è il primo passo per poterne garantire la produzione:

"Questi prodotti non si possono fare se l'ambiente non è intatto, se la gente non è in pace, se il clima non è rispettato perché cambi uno dei fattori e il miracolo non riesce più".

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