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The Art Film Fest, Roma celebra i documentari sull'arte

di TMNews mercoledì 11 settembre 2024
3' di lettura

Roma, 11 set. (askanews) - Una rassegna dedicata al documentario d'autore organizzata dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea (Gnam) di Roma e da Insideart per raccontare le storie degli artisti, mostrando i loro studi e offrendo visioni uniche delle loro opere. E' il The art Film Fest (Taff), che ha preso il via nella cornice d'eccezione della Sala delle Colonne, presentato dalla direttrice della Galleria Nazionale Cristina Mazzantini insieme a Guido Talarico, editore di Insideart.

"Io credo che il museo oggi abbia il ruolo di un produttore di contenuti culturali", ha spiegato Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea. "Cioè non solo deve conservare le opere, non solo deve ospitare gli artisti ed essere una casa degli artisti, ma dev'essere anche un luogo in cui si dibatte di arte a 36o gradi, di tutte le problematiche dell'arte, gli apetti economici, normativi, legislativi,. di promozione ma anche quelli che approfondiscono e diffondono. Oggi certamente il documentario e quindi il video è il mezzo migliore quello che tocca il maggior numero di persone e quindi che aiuta maggiormente il pubblico a capire e ad avvicinarsi all'arte contemporanea che come dico spesso sembra facile da fare e difficile da capire, dobbiamo sfatare questo mito, e quindi è importante incoraggiare tutte le iniziative in questo senso che aiutino a diffondere non solo una conoscenza ma anche una passione e un amore per l'arte contemporanea che è un aspetto dela vita di tutti i giorni ed è un aspetto della vita della società".

Un obiettivo ambizioso, reso possibile dal lavoro instancabile di Insideart, che nel 2024 festeggia i 20 anni dalla sua fondazione: "Per noi è un appuntamento importante", ha ricordato l'editore di Insideart Guido Talarico, "che abbiamo voluto festeggiare con una serie di eventi, tre dei quali si svolgono qui alla Galleria Nazionale di Arte Moderna. In primavera si è svolto The Art Symposium, che era un simposio dedicato ai temi più importanti del sistema del contemporaneo italiano e internazionale, e adesso invece celebriamo il documentario d'arte e lo facciamo in un contesto importante come quello della Galleria Nazionale di Arte Moderna che da sempre è attenta anche alle arti visive e ai documentari. E poi in qualche modo si colma un vuoto che invece altri musei importanti internazionali hanno sempre curato".

Sono sei i documentari selezionati e premiati dal Festival: "L'Aeroplano di Marinetti" di Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà, che intreccia Futurismo, Aviazione e Propaganda su piani narrativi paralleli descrivendo l'avanguardia nell'arte, nella politica e nella società in Italia ai primi del Novecento;

"Arte Povera - Appunti per la storia" di Andrea Bettinetti, che attraverso le parole dei suoi protagonisti, getta una luce su come l'Arte Povera abbia profondamente influenzato lo sviluppo dell'arte contemporanea, continuando a essere rilevante e di ispirazione per la società moderna per la sua poetica e i suoi valori; "Galleria Continua: The Ability To Dream" di Andrea Calderone, un viaggio attraverso i ricordi e le immagini che hanno segnato oltre 30 anni di attività della Galleria Continua e dell'Associazione Arte Continua; "Joan Mitchell - A woman in abstract" di Stéphane Ghez, su una delle poche pittrici del movimento espressionista astratto americano nella New York degli anni Quaranta, accanto a Pollock, De Kooning e Franz Kline, e poi in Francia, dove visse dal 1959; "L' arte della guerra" di Marco Spagnoli e Tiziana Lupi, girato tra l'Italia e l'Ucraina, segue il lavoro di coloro che, all'indomani dello scoppio della guerra, si attivarono immediatamente, anche a rischio della propria vita, per mettere al sicuro le opere d'arte. Tornando agli anni della Seconda guerra mondiale, quest'opera rivela come anche gli italiani abbiano dovuto difendere il loro vasto patrimonio artistico e come abbiano imparato a farlo, conquistando alla fine una vera e propria leadership in questo settore, che oggi mettono al servizio del popolo ucraino; "Paint me a road out of here" di Catherine Gund, che narra le vicende del dipinto monumentale per le donne detenute nel carcere di Rikers Island, realizzato nel 1971 dall'artista Faith Ringgold mettendo in luce il potere dell'arte di affermare, guarire e infine trasformare persone e istituzioni.

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Nel 2024, Una Boccata d'Arte ha raggiunto un importante traguardo: la realizzazione di 100 progetti complessivi, firmati da 100 artisti in 100 borghi italiani. La mostra "Dove non sono mai stato, la sono" fino al 6 luglio 2025 presso Fondazione Elpis a Milano racconta questa esperienza quinquennale attraverso un allestimento che restituisce l'importanza delle reti territoriali sviluppate nel corso di questi anni.

In occasione della conferenza stampa, la Presidente Marina Nissim ha illustrato ad Askanews il progetto: "Oggi siamo qui a presentare la sesta edizione di Una Boccata d'Arte, un progetto che nasce nel 2020. I giovani artisti vengono portati in 20 borghi ogni anno, un borgo per regione, e sono invitati a dialogare, a avere un momento di incontro e a lavorare all'interno del borgo. È un evento prettamente partecipativo, di condivisione, di scambio, di riflessione e di rigenerazione.

In questo spazio, che è lo spazio a Milano di Fondazione Elpis, abbiamo oggi una mostra che vuole documentare i primi cinque anni di Una Boccata d'Arte. Abbiamo delle opere di alcuni artisti che hanno presentato il loro lavoro sul territorio e soprattutto la mostra vuol far capire la dimensione e l'importanza di questo progetto. In cinque anni, avendo già toccato cento borghi, siamo riusciti a lasciare 40 opere permanenti sul territorio e questo vuol dire che questo segnale, questa scintilla, questo progetto temporaneo in realtà ha lasciato una testimonianza permanente e questa è lamia più grande soddisfazione". Ad ogni edizione, Una Boccata d'Arte acquisisce sempre maggior consapevolezza rispetto alla necessita di dare vita a opere e progetti in cui le comunitàpossano riconoscersi: sono tanti gli artisti che hanno lavorato sulle memorie preesistenti o sulla definizione di nuove occasioni di aggregazione, in molti casi mettendo in campo le proprie identità culturali d'origine.

Dal 28 giugno al 28 settembre 2025 la sesta edizione coinvolge borghi, in un'espansione del progetto verso spazi in disuso, luoghi di aggregazione dimenticati o ai margini del tessuto urbano. L'edizione 2025 si compone di interventi dalla spiccata valenza partecipativa e ambientale, in alcuni casi con opere pensate per restare come segni permanenti nei territori. I progetti nascono da ricerche approfondite sul campo grazie alla mediazione dei curatori regionali.

Gli artisti, i borghi e i curatori della sesta edizione:

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Tild Greene a Lustra (SA) in Campania, a cura di Giulia Pollicita;

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Cannes, Jafar Panahi torna sul red carpet di un festival dopo anni

Cannes, 20 mag. (askanews) - Il regista iraniano dissidente Jafar Panahi ha sfilato sul red carpet di Cannes dove è tornato dopo anni per presentare il nuovo film "A simple accident", in Concorso.

A Panahi, detenuto in Iran fino a febbraio 2022 - dal 2009 è stato ripetutamente incarcerato per il suo cinema ritenuto sovversivo dal regime della Repubblica islamica - ha riavuto il permesso di uscire dal Paese ad aprile del 2023 e ora è volato al Festival con il cast del film girato sempre in clandestinità.

Il regista 64enne mancava da un festival da anni; sette anni fa sulla Croisette era stato presentato il suo "Tre volti", in sua assenza, così come a Venezia nel 2022 dove "Gli orsi non esistono" vinse il premio speciale della giuria che non potè ritirare. Per lungo tempo è stato privato del passaporto e della libertà di viaggiare ma ora finalmente può accompagnare i suoi film che sono sempre apprezzati e rappresentano una voce libera.

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