"Perdere i nostri figli" in guerra: il generale che scuote la Francia
Parigi, 21 nov. (askanews) - In Francia si apre un caso nazionale dopo l'intervento del capo di Stato maggiore delle Forze Armate, il generale Fabien Mandon, che davanti al congresso dei sindaci ha invitato il Paese a prepararsi a sacrifici in caso di conflitto, parlando di "accettare di perdere i propri figli".
"I militari sono uno spaccato della nazione. I giovani che operano nel mondo hanno tra i 18 e i 27 anni, vengono dalle vostre comunità e hanno le stesse aspirazioni. Terranno la posizione se sentiranno che anche il Paese la tiene insieme a loro. Se il Paese vacilla perché non è pronto ad accettare di perdere i suoi figli o a soffrire economicamente, allora ci esponiamo a un rischio".
Le parole hanno scatenato la reazione dei partiti di opposizione e un acceso dibattito sui media francesi.
Mandon ha parlato sulla scorta di analisi militari: secondo la "Revue Nationale Stratégique 2025", documento programmatico delle autorità di Parigi, la Francia deve "prepararsi all'ipotesi di un impegno maggiore di alta intensità nel vicinato europeo entro il 2027-2030". Parallelamente, è previsto "un massiccio aumento degli attacchi ibridi sul territorio nazionale". E un sondaggio Elabe di marzo 2025 conferma che il 64% dei francesi teme l'estensione del conflitto fino al suolo nazionale.
A difesa dell'esecutivo è intervenuta la ministra delle Forze Armate, Catherine Vautrin, che ha invitato a ridimensionare la polemica.
"Il presidente ha richiamato la situazione internazionale e la fase di svolta che stiamo attraversando. Dobbiamo anticipare, addestrare i nostri eserciti, riarmarci, ma serve anche una nazione lucida e unita. Per questo non c'è spazio per le polemiche, soprattutto quando nascono da frasi isolate, estrapolate dal contesto. Finiscono per avere un solo effetto: nuocere agli interessi del nostro Paese".
Anche in Italia sono state oggetto di dibattito, a fine 2024, le parole del Capo di Stato maggiore dell'Esercito Carmine Masiello, che aveva affermato la necessità di "prepararsi alla guerra" e proposto di rinominare la Scuola di Stato Maggiore in "Scuola di Guerra".