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Il video di Oppelli: "Costretta a morire in Svizzera, fate una legge"

di TMNews giovedì 31 luglio 2025
3' di lettura

Roma, 31 lug. (askanews) - Martina Oppelli, 50enne triestina, affetta da sclerosi multipla da oltre 20 anni, è morta questa mattina (31 luglio) in Svizzera, dove ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito. È stata accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D'Angelo, iscritti a Soccorso Civile, l'associazione che fornisce assistenza alle persone che hanno deciso di porre fine alle proprie sofferenze all'estero, e di cui è rappresentante legale Marco Cappato. Insieme a loro, hanno fornito aiuto logistico ed economico altre 31 persone, i cui nomi saranno resi pubblici.

Queste le ultime parole strazianti, ma dette col sorriso, di Martina Oppelli, affidate all'Associazione Luca Coscioni in un video registrato in Svizzera.

"Sono in Svizzera, sì, forse una fuga direte voi... no, no no, è un ultimo viaggio. Ormai due anni fa mi appellai alla sentenza Cappato per poter accedere al cosiddetto suicidio assistito presso l'azienda sanitaria della mia Regione. Per ben tre volte mi è stato negato, benché ne avessi il diritto. Sono qui e voglio restare qui e morire dignitosamente in svizzera. Ma perché dobbiamo andare all'estero, anche pagare, affrontare dei viaggi assurdi. Io oggi ho fatto un viaggio assurdo, dopo che non uscivo da casa da oltre un mese e non lasciavo la mia città da oltre 11 anni. È stato veramente uno sforzo titanico, ma l'ho fatto per avere una fine dignitosa alla mia sofferenza. Per piacere, non voglio che questo iter si ripeta per altre persone".

"Anche noi abbiamo fatto di tutto per vivere, credetemi - ha detto ancora - Sono 30 anni che mi arrampico sugli specchi pur di conservare questo sorriso che si sta lentamente spegnendo, rispettate ognuno di noi. Simone Weil, grande filosofa francese, scriveva 'ognuno ha il proprio Olocausto privato'. Il fine vita tocca a tutti prima o poi, può accadere a 120 anni, può accadere a 50, può accadere prima, ogni scelta va rispettata".

Poi l'appello finale: "Fate una legge che abbia un senso, una legge che tenga conto di ogni dolore possibile. In questi ultimi due anni il mio corpo si è disgregato, io non ho più forza, ma non ho più forza nemmeno di respirare delle volte, perfino i comandi vocali non mi capiscono più. Per piacere fate una legge che abbia un senso e che non discrimini nessuna situazione plausibile. Scusate il disturbo".

Lo scorso 4 giugno, Oppelli aveva ricevuto il terzo diniego da parte della azienda sanitaria ASUGI in merito alla verifica delle condizioni per accedere al suicidio medicalmente assistito: secondo l'azienda sanitaria non era sottoposta ad alcun trattamento di sostegno vitale, nonostante la completa dipendenza dall'assistenza continuativa dei caregivers e da presidi medici (farmaci, catetere e macchina della tosse).

Per questo motivo lo scorso 19 giugno - assistita dal team legale coordinato da Filomena Gallo, avvocata e Segretaria nazionale dell'Associazione Luca Coscioni - Oppelli ha presentato un'opposizione al diniego, accompagnata da una diffida e messa in mora nei confronti dell'azienda sanitaria. A seguito della diffida, è stata avviata una nuova procedura di valutazione da parte della commissione medica, ma Martina Oppelli ha deciso di andare in Svizzera per accedere all'aiuto alla morte volontaria perché era impossibile per lei attendere altro tempo per una risposta: le sofferenze non erano in alcun modo tollerabili.

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