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Biometano, Gattoni (CIB): alleanza tra agricoltura e industria

di TMNews giovedì 6 novembre 2025
3' di lettura

Roma, 6 nov. (askanews) - Il biometano apre a nuovi mercati sia per il mondo agricolo che per il mondo dell'industria cosiddetta "hard to abate". Come trovare un punto di incontro efficace tra questi due mondi è stato il tema centrale dell'appuntamento "Le nuove frontiere del biometano agricolo. Strategie di mercato e scenari di sviluppo", organizzato dal CIB-Consorzio Italiano Biogas a Ecomondo, nell'ambito dei lavori dell'Area Forum CIB alla Fiera di Rimini. L'incontro ha riunito esponenti delle istituzioni, del mondo industriale e della filiera produttiva agricola per approfondire le prospettive del biometano, alla luce del nuovo scenario europeo che vede l'Ue interrogarsi sui costi della transizione, pur mantenendo saldi gli obiettivi di sicurezza energetica e climatica.

Oltre ad aver decarbonizzato il consumo di metano nei trasporti a livello nazionale, infatti, l'Italia punta a sostituire il 10% degli attuali consumi di metano fossile al 2030. Un percorso che ci porterà al 2050 a contribuire in maniera determinante anche alla decarbonizzazione delle filiere hard to abate con un potenziale di circa 10 miliardi di smc anno di biometano. In questo scenario è conteggiato anche il contributo agli usi termici finali del settore residenziale. Questa crescita avrà impatti rilevanti anche sul PIL e sulla crescita del nostro Paese. Solo con il PNRR ad esempio il settore ha generato investimenti privati per circa 6 miliardi di euro.

"L'interesse crescente del mondo industriale verso il biometano conferma la validità del percorso avviato dalle nostre imprese agricole e apre nuove sinergie di mercato. Questa collaborazione è essenziale per rafforzare la competitività del sistema Paese e accelerare la transizione energetica a costi sostenibili, valorizzando circolarità, produttività dei distretti locali e il lavoro degli agricoltori. Per dare concretezza a questo progetto transettoriale sono importanti regole certe e chiare. In primis, una coerente applicazione di quanto previsto dal DL Agricoltura attraverso il quale si permette un incontro più diretto tra domanda e offerta, ma anche la definizione rapida e chiara della valorizzazione delle garanzie d'origine ai fini della rendicontazione ETS. Inoltre, come ogni piano di sviluppo, occorre guardare al lungo periodo, oltre al 2030 come a una sfida ambiziosa ma realizzabile. L'agricoltura ha dimostrato di essere pronta a fare la sua parte: l'alleanza con il mondo industriale sarà sempre più strategica per costruire competitività e sostenibilità del settore.", dichiara il Presidente del CIB, Piero Gattoni.

In questo scenario si inserisce anche l'Emission Trading System (ETS), lo strumento dell'Unione europea per ridurre le emissioni nei principali comparti industriali. Sebastiano Serra, Coordinatore della Segreteria Tecnica del Comitato ETS, ha illustrato lo scenario italiano, evidenziando come il biometano possa contribuire a ridurre i costi energetici e le emissioni delle industrie soggette all'ETS, in particolare di quelle hard-to-abate, aprendo nuove prospettive di integrazione tra filiera agricola e mondo industriale.

Sul punto, sono intervenuti i tecnici del CIB che hanno approfondito le novità contenute nel DL Agricoltura, che ha previsto una misura che favorisce la stipula di accordi di compravendita fra produttori di biomasse agricole e le industrie energivore, creando nuove opportunità per il settore primario e maggiore competitività per le imprese.

Nel dibattito conclusivo, infine, hanno preso parte i rappresentanti delle principali organizzazioni industriali: Alessandro Bertoglio, Assocarta; Giovanni D'Anna, Confindustria Ceramica; Alessandro Corsini, Confindustria Brescia; Valentina D'Acunti, Assotermica; e Costantino Amadei, Federchimica-Assogasliquidi.

Tutti hanno evidenziato la necessità di una politica industriale efficiente per le imprese, con un mix di misure concrete per trasformare la decarbonizzazione in motore di crescita. Un contesto più efficiente e realistico con regole chiare, tempi rapidi e strumenti concreti in un approccio che vede centrale lo sviluppo e il sostegno al biometano, una risorsa chiave e immediatamente disponibile per accompagnare le industrie energivore nel percorso di transizione energetica. _

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Cop30, via le cravatte: il caldo di Belém cambia il dress code dei leader

Belem, 6 nov. (askanews) - Il caldo di Belem, in Brasile, vince sul dress code dei leader uomini al vertice pre Cop30, la conferenza dell'Onu sul clima.

Le temperature superano i 30 gradi centigradi nel cuore dell'Amazzonia e nel caldo umido della foresta pluviale più grande del mondo, anche il protocollo cede il passo: alcuni leader, come Gustavo Petro della Colombia, arrivano senza cravatta, mentre altri, tra cui il primo ministro di Antigua e Barbuda Gaston Browne, se la tolgono strada facendo, mentre salutano il presidente brasiliano Lula.

TMNews

Il video shock di Greenpeace su un allevamento di maiali italiano

Roma, 6 nov. (askanews) -

Carcasse di maialini abbandonate, ferite trascurate e una seria infestazione di ratti, anche all'interno delle gabbie. È quanto documentato dalla nuova indagine di Greenpeace Italia "Dietro le sbarre", pubblicata oggi insieme alle impressionanti immagini raccolte in uno degli allevamenti intensivi di proprietà della Società Agricola La Pellegrina S.P.A. a Roncoferraro (Mantova), in Lombardia, ricevute da fonti anonime e verificate dall'organizzazione ambientalista.

"La Pellegrina è detenuta al 100% dal Gruppo Veronesi (Veronesi Holding S.P.A.), l'impero dietro a noti marchi dell'alimentare come AIA, Negroni e Wudy", si legge nel comunicato diffuso da Greenpeace a seguito della sua indagine. Secondo l'organizzazione ambientalista, "con i suoi guadagni annuali miliardari, La Pellegrina è anche al secondo posto (dopo Tre Valli, sempre parte del Gruppo Veronesi) tra le prime cinque aziende zootecniche italiane con ricavi annui miliardari ( 1.651.311.000), come riportato da una recente indagine condotta da Greenpeace Italia in collaborazione con Openpolis. La società riceve, inoltre, importanti fondi dalla Politica Agricola Comune: nel 2024 era al 41esimo posto tra i massimi beneficiari della PAC in Italia, con 232.255 euro".

Nell'allevamento di Roncoferraro, i video e le foto verificati da Greenpeace mostrano la presenza di ratti nella struttura, "anche a diretto contatto con i maiali e all'interno delle sezioni maternità, e diverse aree appaiono sporche e invase dagli insetti. Un filmato mostra alcuni ratti in un'area in cui sono stati abortiti dei piccoli, che sono stati poi morsi o mangiati dai ratti. Inoltre, diverse scrofe presentano lacerazioni apparentemente non curate e prolassi uterini, mentre alcune carcasse di suinetti appaiono abbandonate da più di 24 ore. Infine, alcune riprese dall'alto permettono di individuare una perdita di liquami: uno dei pozzi usati per stoccare i reflui sembra ostruito, e per questo motivo parte delle feci e delle urine dei maiali vengono riversate sul terreno aziendale, con possibile rischio di inquinamento per i suoli e le acque circostanti".

"La denuncia che ci è stata inviata e che abbiamo potuto verificare in maniera indipendente, confrontandoci anche con esperti legali e del settore veterinario, non è purtroppo un caso isolato ed è parte integrante di un sistema insostenibile, che peraltro inquina ed emette quanto i colossi dell'industria", afferma Greenpeace Italia.

"Ciononostante, si legge sempre nel comunicato dell'organizzione ambientalista, "l'ultimo bilancio di sostenibilità del Gruppo Veronesi parla del rispetto per gli animali come di un 'valore primario', ribadendo l'impegno del Gruppo nel garantire all'interno degli allevamenti 'libertà da dolore, lesioni o malattie attraverso diagnosi tempestive e trattamenti adeguati'. Il sospetto è quindi che, il più delle volte, il benessere animale esista solo su carta, mentre le condizioni di vita degli animali all'interno degli allevamenti rimangano ben più drammatiche".

"Per questo", conclude la nota, "Greenpeace ha denunciato le pessime condizioni igieniche e sanitarie riscontrate nell'allevamento di La Pellegrina con un esposto alle autorità competenti, ed è impegnata al contempo nella promozione della proposta di legge 'Oltre gli allevamenti intensivi', per superare una volta per tutte l'attuale sistema che produce sfruttamento e inquinamento".

TMNews

Conoe, Uco rigenerato penalizzato. Stop a Pome importato

Rimini, 6 nov. (askanews) - L'olio vegetale esausto, rigenerato da una filiera italiana tracciata che ogni anno avvia a recupero oltre 110mila tonnellate di rifiuti, rischia di essere messo in ombra da importazioni meno chiare. Il Conoe, Consorzio Nazionale di Raccolta e Trattamento degli Oli e dei Grassi Vegetali ed Animali Esausti, è in prima linea per difendere questa risorsa strategica nazionale.

"Dobbiamo riportare l'olio esausto ad avere quel valore che consente non solo la raccolta massiva di questo rifiuto che si produce nelle famiglie oltre che nella ristorazione, ma anche la possibilità di essere un prodotto, una volta trasformato, competitivo rispetto ad altri materiali che vengono usati dalle compagnie petrolifere" spiega il presidente di Conoe, Tommaso Campanile.

Il paradosso - come è emerso a Ecomondo - è che l'uso l'olio da cucina nazionale, pur derivando da un virtuoso processo di economia circolare e di una filiera tracciata e certificabile, risulta svantaggiato rispetto al POME, scarti di olio di palma, un materiale interamente importato e di tracciabilità discutibile. "La strategia italiana dello sviluppo dei biocarburanti - ricorda il segretario della Commissione Ambiente della Camera dei deputati, Massimo Milani - dà sicuramente un sbocco a questa materia prima-seconda molto importante. Bisogna continuare a lavorare in questa direzione. lo sbocco principale è quello dei trasporti pesanti, senza dubbio. Questo continua a dare valore agli oli esausti, bisogna continuare in questa direzione e bisogna favorire la raccolta anche del domestico dove oggi siamo in forte ritardo, ma continuare a dare valore significa creare le condizioni perché si possa continuare a raccogliere sempre di più questo prodotto che ha un grande valore intrinseco".

Gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima puntano ad aumentare l'uso dei biocarburanti valorizzando le materie prime raccolte sul territorio nazionale. Ma la filiera chiede controlli rafforzati sulle importazioni, per contrastare la concorrenza sleale e le frodi fiscali. "Il sostegno all'azione di Conoe - dice Marcello Vernola, docente di Diritto dell'ambiente Università di Cassino - è fondamentale perché rafforzare l'impegno sulla raccolta degli oli vegetali esausti, perché tornino a essere materia prima seconda, essere impiegati nella produzione di bio carburanti rappresenta il compimento della missione dell'economia circolare. Oggi i controlli sono fondamentali. Dobbiamo evitare la concorrenza sleale di prodotti importanti dall'Asia, come per esempio del Pome, e dobbiamo evitare che vengono compiuti fraudi fiscali come nel caso di Pome raffinato che in realtà è soltanto olio di palma mascherato da rifiuto".

L'appello è di superare le premialità per il Pome importato e dare il giusto valore all'Uco nazionale, rispettando il principio di economia circolare e scoraggiando il ricorso a prodotti d'importazione la cui sostenibilità e tracciabilità sono meno certe.

TMNews

Cop30, principe William e Starmer da Lula: tempo per agire sta finendo

Belém (Brasile), 6 nov. (askanews) - A Belém sono arrivati il principe William e il primo ministro britannico Keir Starmer per un incontro trilaterale con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, a margine del vertice dei leader, in vista della COP30, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima.

"La finestra di opportunità per agire si sta chiudendo rapidamente - ha detto Lula - Il cambiamento climatico è il risultato delle stesse dinamiche che nel corso dei secoli hanno diviso la nostra società tra ricchi e poveri e hanno separato il mondo tra paesi sviluppati e in via di sviluppo".

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