Torino, 24 nov. (askanews) - Al Torino Film Festival, nella sezione Zibaldone, è stato presentato "Avemmaria", esordio alla regia di Fortunato Cerlino, attore di teatro, cinema e tv, famoso tra le altre cose per il ruolo di Pietro Savastano nella serie "Gomorra".
Un film autobiografico, che parte dal suo romanzo "Se vuoi vivere felice" e racconta la storia di un bambino, Felice, interpretato da Mario Di Leva, che vive in un contesto difficile a Pianura ma sogna in grande, grazie anche alla guida della sua maestra che ne intuisce le potenzialità nel canto e vorrebbe guidarlo verso un futuro diverso . Non un film sulla camorra ma su un contesto difficile e con poca speranza nella provincia napoletana, in cui per un bambino restano poche scelte. "Anche il romanzo stesso è stato un viaggio anche molto faticoso, molto duro, perché io stavo per diventare papà" ha spiegato Cerlino -
io ho sentito l'obbligo di risolvere alcune cose che poi non si risolvono mai, però di rincontrare il bambino che sono stato per poter diventare padre, altrimenti rischiavo di far trovare a mia figlia, Delfina, poi è arrivata anche Lea, un altro figlio piuttosto che un padre, quindi mi è arrivata proprio chiara l'idea che era il momento per rincontrare il mio bambino e parlare un po' con lui, quindi è stato doloroso anche, molto faticoso, perché quella storia va vista nel contesto in cui sono cresciuto, un contesto disfunzionale, dove la violenza era vissuta non soltanto all'esterno ma anche all'interno delle mura, perché quando un padre viene licenziato e perde il lavoro, sono situazioni che sono private fino a un certo punto, nel senso che quelle robe lì sono violenze vere e proprie, quindi faticoso ma anche molto liberatorio, grazie all'immaginazione sono riuscito a trovare questa zona di incontro meravigliosa e faticosa".
A interpretare Felice da adulto c'è Salvatore Esposito: "Felice è un uomo che parte dal dolore di una bellissima notizia e fa un viaggio per scoprire da dove proviene questo dolore, se è in grado di superare questo dolore. E questo viaggio lo porterà ad affrontare tante cose legate al suo passato, tante cose che l'hanno da un lato formato, dall'altro ferito, però alla fine, come in tutti i film belli, l'amore vince sempre e noi abbiamo viaggiato su una linea sottile che divide la paura e il dolore, dalla gioia, l'amore e alla fine valichiamo questo confine". Una scelta, quella di Salvatore Esposito, non legata al fatto che avessero lavorato insieme in "Gomorra " in cui aveva interpretato suo figlio Gennaro.
"Se ho dato a lui il ruolo non è soltanto perché ci siamo conosciuti in Gomorra, è perché ho ritenuto che fosse l'unico attore in questo momento capace di capire il codice dell'anima che volevo mettere in scena".