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Milano-Cortina, Mattarella: chiediamo la tregua olimpica

di TMNews venerdì 5 dicembre 2025
1' di lettura

Roma, 5 dic. (askanews) - "Più che mai sentiamo la necessità e l'urgenza dell'amicizia e della pace tra i popoli. La pace è iscritta nel Dna olimpico sin dai tempi più remoti: nell'antica Grecia, quando si svolgevano gare, come è ben noto le armi si fermavano". Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia per l'accensione della fiamma olimpica in piazza del Quirinale.

"L'Italia - ha ricordato il capo dello Stato - ha chiesto che la tregua olimpica venga rinnovata. Ci auguriamo che sia davvero possibile, anzi speriamo di più: che i due mesi che ci separano dall'avvio dei Giochi possono portare distensione e dialogo, fermare aggressioni e barbarie, spegnere volontà di potenza che seminano paura, morte, devastazione".

"In ogni caso - ha detto ancora il presidente Mattarella - il segno di pace delle olimpiadi e delle paralimpiadi italiane sarà chiaro e visibile a ogni latitudine. È la nostra natura, la nostra cultura, la nostra storia: anche la condivisione tra Milano e Cortina contiene un messaggio di accoglienza e di apertura".

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"Arti della Terra" una mostra che cambia le carte in tavola

Bilbao, 5 dic. (askanews) - Forse non tutti lo coglieranno e forse non tutti saranno pronti o d'accordo. Ma la mostra "Arti della Terra" presentata nel Museo Guggenheim di Bilbao in qualche modo rappresenta un cambiamento che non è rinviabile, una presa di posizione di fronte allo stato del pianeta che deve coinvolgere anche il discorso culturale e artistico. Nelle grandi sale progettate da Gerhy trovano spazio alberi, foglie, materiali e soprattutto terra, in un percorso che rimanda alla Land Art o all'attivismo, ma che è anche qualcosa di più radicale.

"Sono i processi ecosistemici che ci interessa portare qui dentro - ha detto ad askanews il curatore Manuel Cirauqui - prima di tutto per porre una sfida ai protocolli classici del museo, pensando che in un futuro prossimo questa sarà la nostra realtà. Dovevo essere molto più vicini ai processi ecosistemici per poterli capire e per poter esistere insieme, perché non c'è un altro modo di esistere".

Al centro della ricerca c'è il suolo, inteso come spazio materiale ed ecosistema condiviso, ma c'è anche una costante urgenza di cambiamento, perché le piante e l'erba, banalmente, crescono, e "crescita" è un'altra parola chiave, perché rimanda pure al sistema economico che ha prodotto la crisi attuale. E uno dei possibili sensi profondi dell'esposizione si può trovare proprio nella duplice lettura di questi termini, applicabili sia al progetto d'arte sia all'emergenza ambientale. E naturalmente si ragiona di trasformazione.

"Questa trasformazione del mondo, noi pensiamo con la mostra - ha aggiunto il curatore - che è venuta accompagnata da una trasformazione nell'arte e suo rapporto con i materiali. In questo contesto dei materiali entrano i processi vivi".

È chiaro che si tratta comunque di una mostra in uno dei musei più globalizzati, ed è anche vero che sono esposti artisti storici come Joseph Beuys, Hans Haacke, Richard Long, Meg Webster o Giuseppe Penone, ma è il contesto complessivo a essere in gran parte diverso, anche per la presenza di molti artisti più giovani e legati al territorio.

"L'idea del contemporaneo stesso - ha concluso Manuel Cirauqui - è una idea che vogliamo prendere non problematicamente, ma che vogliamo prendere criticamente il contemporaneo non è il contemporaneo dei social o di due ore fa, il contemporaneo è un spazio molto largo di più di 60-70 anni, possiamo pensare a dei momenti che hanno aperto questa sensazione del contemporaneo della crisi climatica come un presente allargato".

Un presente che rischia di sfuggire via e che, come gli alberi del Mediterraneo che fanno parte di una grande installazione, ha bisogno di cura. E la qualità di questa cura, alla fine, diventa l'opera stessa. Questo sì, potrebbe essere un cambiamento epocale per il sistema dell'arte. (Leonardo Merlini)

TMNews

Grana Padano per Abbazia Chiaravalle: appello per custodire bene comune

Milano, 5 dic. (askanews) - E' un gioiello medioevale incastonato a sud di Milano, tanto prezioso quanto fragile, con quasi 900 anni di storia sulle spalle. L'Abbazia di Chiaravalle è un luogo dal forte valore storico-artistico, oltre che spirituale - qui vive ancora la comunità dei monaci cistercensi - e oggi più che mai necessita di cure. Per questo la Fondazione Grana Padano ETS, legata a per ragioni storiche a questi posti, ha promosso un'apertura straordinaria nell'ambito di "Intrecci", il progetto di restauro e valorizzazione del complesso. Un momento di presa di coscienza delle necessità di questo patrimonio collettivo:

"Sappiamo tutti molto bene che mettere mano a una realtà del genere è oneroso - ci ha detto padre Stefano Zanolini, Abate dell'Abbazia di Chiaravalle - È un bene di tutti. Questo è il fatto. Noi siamo qui, noi abitiamo qui, ma questo monastero è un bene comune, quindi per quello la realtà comune può interessarsi o intervenire per poter sostenere anche quest'opera di custodia e di conservazione. Se noi custodiamo un edificio, lo consegniamo a quelli dopo di noi, come una realtà preziosa. Vediamo di non consegnare dei ruderi".

La serata è stata l'occasione, oltre che per una visita guidata, per presentare due progetti di ristrutturazione non più rimandabili, il primo dei quali in partenza a gennaio grazie al sostegno del Consorzio Grana Padano e della Fondazione Monte di Lombardia.

"Il primo intervento che è quello anche più immediato, perché abbiamo recentemente definito l'appalto prevede il restauro e il recupero della torre d'ingresso del secolo XVI, con il recupero del piano primo - ha spiegato l'architetto Emanuele Vittorio Filoni - L'altro intervento prevede la messa in sicurezza della copertura e quindi il rifacimento del manto, con interventi che riguardano anche la struttura lignea appunto della copertura. L'intervento riveste un carattere d'urgenza perché sono numerose le infiltrazioni d'acqua".

Per questo secondo intervento, che è in fase di progettazione avanzata, sono stati presentati i primi risultati della raccolta fondi che richiede ancora sforzi per poterlo avviare: "Complessivamente i due interventi si aggirano intorno al milione, milione e cento - ha specificato l'architetto - Il primo intervento rientra nell'ordine dei 300mila euro. L'intervento sulle coperture è circa di 750 mila euro. Il primo intervento è completamente finanziato, mentre l'intervento relativo alle coperture è finanziato per circa un terzo".

E il ruolo della Fondazione Grana Padano, che qui ha anche la sua sede, è quello di fare da catalizzatore tanto della visibilità di questo luogo quanto del coinvolgimento di sostenitori, aziende, organizzazioni e realtà locali, alcuni dei quali hanno aderito fin dall'inizio al progetto mettendo in piedi una vera rete solidale.

"Noi siamo molto legati a questo luogo perché è il luogo simbolo del Grana padano dove è nato grazie all'operosità dei monaci cistercensi - ha sottolineato Ludovico Gay, segretario generale Fondazione Grana Padano - Abbiamo avviato questo progetto intrecci per salvaguardare questo patrimonio non solo del Grana padano ma di tutta la collettività. Certo la strada è ancora lunga e il mio è un appello a cittadini, imprese e a tutta la comunità che ha a cuore questo patrimonio a contribuire al sostegno di questa iniziativa".

Con l'obiettivo di facilitare la raccolta fondi è stata aperta la campagna Art Bonus ai privati e sul sito della Fondazione Grana Padano c'è una nuova sezione dedicata. Un impegno che in un futuro non molto lontano potrebbe portare al riconoscimento del complesso come bene patrimonio Unesco: "Ci siamo adoperati da un anno e mezzo a questa parte per promuovere il primo passo per il riconoscimento di patrimonio dell'umanità dell'Abbazia e il territorio circostante - ha detto Natale Carapellese, presidente Municipio 5 Milano - Il nostro obiettivo è che tra 10 anni, nel 2035 quando ci saranno i 900 anni di storia dell'Abbazia poterlo festeggiare con questo riconoscimento".

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Claude Monet, a Milano una mostra immersiva a 100 anni dalla morte

Milano, 5 dic. (askanews) - 1926-2026: i cento anni dalla morte di Claude Monet si aprono con una mostra immersiva allo Spazio Ventura di Milano dal 5 dicembre, data della morte del maestro, al 4 aprile 2026 "Claude Monet: The Immersive Experience", un'esposizione artistica in cui il mondo vibrante e onirico dell'artista francese prende vita.

Quasi 2mila metri quadrati di esposizione che, attraverso una tecnologia digitale 4K, restituisce oltre 300 importantissime opere. Questa nuova esperienza artistica a 360 gradi celebra le opere di Monet, tra le quali capolavori come le serie delle Ninfee; Impressione, levar del sole, abbinando poesia e sofisticata tecnologia.

L'esposizione è presentata da Exhibition Hub, curatore, produttore e distributore internazionale di grandi mostre ed esperienze di intrattenimento per famiglie, in collaborazione con Fever.

Roberta Saldi, Corporate & co marketing manager di Exhibition Hub: "La mostra si sviluppa in varie sale, ci sono dei percorsi che riguardano chiaramente la vita di Monet, le tecniche pittoriche, c'è la riproduzione del suo studio di Giverny, che era questo suo tempio dove lui creava e riproduceva en plein air, tutte le sue opere, il ponte giapponese, poi c'è la sala immersiva dove si viene immersi a 360 gradi".

Una esperienza per suoni e immagini di grandi dimensioni in grado di trasportare il visitatore in quella realtà mediata dalle sensazioni, les "impressions" che hanno reso celebre il maestro dell'Impressionismo.

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L'isola del tempo profondo: Hito Steyerl in Fondazione Prada

Milano, 5 dic. (askanews) - Un progetto di una delle artiste più influenti della scena contemporanea che unisce scienza e fantascienza, narrazione visuale e ragionamento politico, siti di 7mila anni fa e ragionamenti sui confini della tecnologia. Hito Steyerl ha portato all'Osservatorio di Fondazione Prada a Milano la mostra "The Island". "È una mostra sull'archeologia, sulla fisica quantistica e sul fascismo - ha detto l'artista -. Tutti e tre questi elementi si ritrovano nell'isola di Curzola, dall'altra parte del mare Adriatico".

Hito Steyerl intreccia molteplici narrazioni accomunate dal motivo ricorrente dell'inondazione, evocando temi urgenti come le attuali derive autoritarie alimentate dall'uso dell'intelligenza artificiale, la crisi climatica e le pressioni politiche esercitate sulla comunità scientifica.

"Trovo molto interessante - ci ha spiegato Chiara Costa, Head of Program di Fondazione Prada

- che Hito Steyerl si affidi alle dinamiche della fisica quantistica per raccontare delle temporalità che si contrastano, ma si incontrano anche. Nel suo nuovo film The Island si parte dalla scoperta di un'isola artificiale creata nel Neolitico, si passa per Flash Gordon fino ad arrivare quindi a usare un passato per raccontare un futuro di cui non siamo particolarmente certi".

La mostra si compone del film, ma anche di installazioni video, di oggetti di interviste, che attraversano il tempo e gli immaginari, dalla bioluminescenza alle bombe che cadevano sulla Yugolsavia nel 1941. E con una componente importante di fantascienza. "In questa installazione - ha detto ancora Steyerl - cerco di focalizzarmi più sulla parte scientifica della fantascienza e sul cercare di capire come possiamo pensare la scienza in un mondo che oggi è pieno di fake news e di costruzioni dell'intelligenza artificiale. Quindi mi chiedo come possiamo salvare i fatti, magari anche quelli scientifici e come li possiamo comunicare?".

L'esposizione in Osservatorio suggerisce la risposta che si possano comunicare attraverso l'arte, ma probabilmente è una risposta banale, che non soddisfa in pieno le domande che il progetto vuole suscitare. A partire da quella sui rischi della tecnologia. "Certo dovremmo avere paura, ma anche no, cioè, davvero dipende - ha concluso l'artista -. La tecnologia è un fatto e limitarci ad avere paura non aiuta nessuno. Si tratta di interrogarla, di metterla in discussione di capire come funziona. Si tratta di liberarla da quella scatola nera in cui le Corporation la stanno rinchiudendo. Credo ci siano tante cose da fare intorno alla tecnologia piuttosto che averne solo paura".

Un altro dei grandi temi toccati da "The Island" è quello del tempo, anche qui con na giustapposizione significativa: il tempo-spazzatura della vita digitale e del capitalismo, opposto e in relazione con il tempo profondo, della natura, dell'archeologia e anche di tutto quello che non capiamo e non vogliamo guardare.

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