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Carabiniere ucciso a Roma, il vescovo Marcianò ai funerali: "Basta, sia fatta giustizia"

di Cristina Agostini mercoledì 31 luglio 2019
2' di lettura

Un lungo applauso ha accolto il feretro del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega il carabiniere ucciso a coltellate nella notte fra il 25 e il 26 luglio a Roma. Oltre mille persone, tra uomini delle forze dell'ordine, preti, gente comune, parenti e amici ma anche chi non conosceva il carabiniere è giunto da Napoli apposta per rendergli omaggio nella chiesa dove, poco più di un mese fa, il militare si era sposato.  E proprio un brano letto nel giorno delle nozze, quello del Vangelo secondo Matteo che parla della "lampada che non si tiene sotto il moggio ma sul candelabro per fare luce a tutti nella casa", è stato ripetuto oggi. "Oggi non avremmo voluto essere in questa Chiesa in cui alcuni di voi, poche settimane fa, sono stati riuniti da Mario e Maria Rosaria per celebrare nella gioia il grande mistero dell'amore: un mistero che ci parla ancora in modo commovente anche attraverso il Vangelo che tu, Maria Rosaria, hai voluto si rileggesse oggi, perché aveva toccato le corde del vostro cuore nel giorno del matrimonio", ha detto monsignor Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l'Italia, nell'omelia.    L'OMELIA - "Quanto è accaduto è ingiusto! E l’essere qui, professare la nostra fede in Cristo risorto, non ci esime ma anzi ci obbliga alla denuncia di ciò che è ingiusto. Ci spinge, oggi, a levare un grido che si unisce alla tante e diverse voci che in questi giorni hanno formato un unico coro, testimoniando la straordinarietà dell’uomo e del carabiniere Mario, ma anche chiedendo che venga fatta giustizia e che eventi come questo non accadano più", sottolinea ancora l'arcivescovo che poi lancia un accorato appello: "Basta! Basta piangere servitori dello Stato, giovani figli di una Nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita!". Per Marcianò, infatti, "la morte di Mario risveglia in noi, in qualche modo, la nostalgia del sapore buono di valori come la legalità, la solidarietà, il coraggio, la pace, troppo spesso sostituito dai sapori estremi del benessere, della violenza, delle dipendenze, che alterano il gusto della vita e non rendono capaci di custodirla". "Davanti a questa morte, ci rendiamo meglio conto di quanto valga la vita, ogni vita umana; e di come ogni popolo, religione, società, debba edificarsi sul comandamento che è a fondamento della giustizia e dell’umana convivenza: non uccidere!".

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