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Il femminicida inesperto

di Brunella Bolloli martedì 8 aprile 2025

2' di lettura

Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin con 75 coltellate, ma per i giudici della Corte d'Assise di Venezia la sua non è stata crudeltà. Gli hanno dato l'ergastolo e la premeditazione, senza l'aggravante della crudeltà perché, hanno scritto nelle motivazioni sentenza di condanna, il numero monstre di volte in cui si è accanito contro la giovane fidanzata non è prova di ferocia, casomai il contrario: il ragazzo non sapeva come uccidere la sua vittima. Era inesperto, proprio così hanno scritto, e il suo avere scagliato la lama quasi cento volte sul corpo minuto di Giulia, averla fatta soffrire, sanguinare e magari contorcersi dal dolore dentro e fuori, patire una sorte così tragica per mano di un ragazzo che aveva amato e con il quale era sempre stata una compagna dolce ed esemplare, in realtà non si può definire crudeltà ma <conseguenza della inesperienza e della inabilità>. Se fosse stato più esperto e capace, è il succo, avrebbe inferto un colpo secco nel punto giusto e l'avrebbe finita subito, senza darle scampo. Invece Turetta ha colpito, colpito e colpito ancora quel giorno di novembre di due anni fa, prima di gettare il corpo della ragazza in un dirupo in Friuli per poi darsi alla fuga in Germania dove è stato catturato. Dei tre capi di accusa, omicidio aggravato dalla premeditazione, crudeltà e stalking, solo il primo è stato accolto dai giudici, che hanno però respinto le attenuanti aprendo inevitabilmente alla pena dell'ergastolo. Anche perché Filippo ha confessato quasi subito l'omicidio, ha raccontato tutto di quel terribile omicidio senza spiegare però, davvero, perché ha voluto togliere la vita alla sua ragazza. Questo femminicidio, per altro commesso quasi a ridosso del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, è subito diventato un simbolo. Ha suscitato tante reazioni, per Giulia sono scesi in piazze donne e uomini a gridare contro il patriarcato e tutto il resto che sappiamo. La sorella Elena e il papà Gino sono diventati volti noti e ascoltati di questa drammatica piaga sociale che anche in questi giorni, con gli omicidi di Ilaria e di Sara, fa dire che nulla è cambiato. Determinare l'aggravante di un omicidio è sempre difficile dal punto di vista tecnico e di sicuro non è il numero di coltellate inferte a stabilirlo dal punto di vista giudiziario. Ma da quello morale sì. Per questo la decisione dei giudici su Turetta ha scatenato moltissima indignazione ed è diventato un caso politico, con reazioni unanimi dal Pd alla Lega di Salvini. Restiamo garantisti, ma certe sentenze fanno male perché  c'è poco da interpretare. Parlano i fatti. E i fatti sono che Giulia Cecchettin non può non avere sofferto prima di morire.    

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