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Immigrazione, i numeri stanno con Matteo Salvini: sbarchi, morti e 3 miliardi risparmiati. Il confronto con Lamorgese

di Lorenzo Mottola martedì 11 maggio 2021

3' di lettura

C'è un uomo cui Enrico Letta potrebbe tranquillamente affidare le politiche migratorie di un governo guidato dal Partito Democratico: Matteo Salvini. L'affermazione potrebbe risultare provocatoria (e in effetti lo è), ma ha un suo supporto statistico. Il leader della Lega è l'uomo che è riuscito a ridurre al minimo il numero di morti affogati nel Canale di Sicilia negli ultimi anni, mentre le grandi missioni di soccorso organizzate da Letta stesso (presidente del Consiglio 2013-2014) e dagli esecutivi dem sono invece coincise con delle autentiche stragi. Non solo. Tutti gli analisti di sinistra giudicavano impossibile fermare le partenze dalla Libia, perché - a prescindere dalla presenza di Ong e delle navi delle marine europee al largo dell'Africa - i profughi avrebbero continuato a prendere il mare per tentare di raggiungere l'Italia. E invece ci è voluto molto poco per dimostrare l'opposto, le politiche attuate da Marco Minniti prima e dal leader della Lega poi hanno bloccato i flussi. Con conseguenti risparmi per lo Stato italiano. E si parla di miliardi. Miliardi spesi per mantenere soprattutto semplici clandestini. Basta guardare la nazionalità degli sbarcati nell'ultimo anno per scoprire che solo una frazione, meno del 20%, proviene da aree di guerra. Insomma, i dati sono tutti dalla parte del leader del Carroccio.

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I NUMERI
Tornando alle vittime, il Pd per affrontare l'attuale crisi chiede di schierare navi europee a sud di Lampedusa per cercare di salvare i naufraghi. Esattamente quello che è stato fatto a partire dalla missione Mare Nostrum nel 2013. Il problema è che dopo il via di quella missione le partenze sono aumentate in maniera vertiginosa (+325% nel 2014). Per gli scafisti raggiungere una nave al largo è diventato molto più semplice che tentare la traversata. E i libici hanno iniziato a utilizzare gommoni mezzi bucati, autentiche trappole. Risultato: già nel 2015 - a fronte di oltre 150mila partiti - i morti sono arrivati a 3165. Il record è stato registrato nel 2016: 4581 annegati su 180mila partiti. Poi i numeri si sono progressivamente ridotti. Anno dopo anno, soprattutto dopo il varo dei decreti sicurezza di Salvini, la conta dei defunti è sempre stata meno pesante, arrivando a 1262 (anno 2019). Quest' anno, invece, stiamo per la prima volta assistendo a un aumento dopo molto tempo. Al 10 maggio sono 511 morti registrati, non accadeva dal 2017. Con il leghista erano 325. E tutto ciò succede dopo l'abolizione delle leggi volute dalla Lega e il ritorno delle navi delle Ong. Qualcuno può immaginare che si tratti solo di una coincidenza?

RIMPATRI
Impressionante anche la progressione sul numero di sbarchi. Rispetto al 2019 la crescita è stata di oltre il 1100%. Oggi siamo a 12.894. Altra coincidenza? Ovviamente è difficile ipotizzare quali saranno alla fine dell'anno le cifre, ma con un simile ritmo bisognerà anche iniziare a ragionare su quanto ci stia costando tutto questo. Nei periodi di massimo caos nel Mediterraneo l'Italia è arrivata a spendere circa 5 miliardi per l'accoglienza. Con Salvini siamo scesi a 1,54 miliardi nel 2019, stanziati in massima parte per mantenere quanti erano arrivati prima del suo arrivo al Viminale. L'ultimo dato che citiamo riguarda i rimpatri. Questo è l'unico numero su cui c'è sempre stata una costante negli ultimi anni. Una costante negativa, purtroppo. Come sempre, anche in questi giorni di fronte al picco di sbarchi si torna a parlare di questa soluzione. Tutti i governi ci hanno provato. Nessuno ci è riuscito, per mancanza di accordi con i paesi d'origine e altre difficoltà tecniche. Da gennaio a settembre dello scorso anno, per esempio, sono stati appena 2000 i rimpatriati, la gran parte verso Tunisia e Albania. Una goccia nel mare, di fronte alle centinaia di migliaia di persone in partenza. Insomma: l'unico modo per fermare i migranti è agire alla fonte, non facendoli salpare. Le autorità Ue ci hanno già avvertito: dopo la pandemia ci sarà un picco di partenze. L'Italia è pronta?

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Albino Ruberti, Senaldi: "Qui si prova la nobiltà dei magistrati"

Il Ruberti gate? Scene imbarazzanti. Il video rubato in cui il capo di gabinetto del sindaco di Roma Albino Ruberti, dopo una cena, minaccia di morte un commensale che era con lui ha portato alle dimissioni dello stesso braccio operativo del sindaco Gualtieri e al ritiro della candidatura alle politiche di Francesco De Angelis, che era con lui quella sera. Se ci saranno inchieste stabiliranno le colpe, pare che ci sia di mezzo una storia di assicurazioni del Comune di Roma e scambio di favori. 

Questa, in ogni caso, è una bellissima cartolina del Pd romano. Nella Capitale si diceva: "Non solo Cesare deve essere immacolato, anche sua moglie". In questo caso la moglie è Ruberti e Cesare è il sindaco Gualtieri, che rischia di perdere credibilità. Due cose: non è che con le dimissioni di Ruberti può tornare tutto come prima, perché c'è un pentolone da scoperchiare. Seconda cosa: qui si prova la nobiltà della magistratura. Sarebbe bello che l'ex capo di gabinetto venisse trattato dai magistrati, e da certa stampa, così come vengono solitamente trattati i politici di centrodestra. Il video-commento del direttore di Libero Pietro Senaldi.