Sono per la libertà di stampa senza se e senza ma. Ma sono anche abbastanza vecchio per dire, dopo oltre quarant'anni di lavoro, che l'unica libertà che un giornalista può rivendicare è di scegliere, esattamente come un magistrato, su chi indagare e chi risparmiare. Chi, tra i colleghi, si erge a paladino super partes è un imbroglione in malafede che si approfitta della credulità popolare. Ogni giornalista ha più padroni che sono chi gli paga lo stipendio, le sue idee, i suoi informatori.
Non si scappa, ciò che configge con uno di questi tre elementi non diventerà mai una inchiesta giornalistica, neppure nelle testate più prestigiose e apparentemente indipendenti, termine quest'ultimo che non ha alcun senso pratico. La regola vale per tutti, nessuno escluso, e lo dico a ragion veduta. Per questo quando un sito di informazione come Fanpage scodella pagine di giornalismo vigliacco- quello delle registrazioni a tradimento- contro esponenti della Lega o di Fratelli d'Italia- non esulto per il trionfo del giornalismo, prendo atto che un collega è arrivato sull'obiettivo che si era dato, che non è una verità assoluta ma lo sputtanamento di chi la pensa diversamente da lui e che lo faccia per soldi o per missione ideale poco cambia.
Costruire una notizia provocandola (tipo: voglio pagare in nero la tua campagna elettorale) o isolando dal contesto episodi in sé marginali non è giornalismo, è fare l'agente sabotatore al servizio di qualcuno. Come dire: ti faccio ubriacare per poter dimostrare che sei un alcolizzato, ti metto una giovane donna nel letto per documentare che sei un traditore di tua moglie. Queste sono robe da servizi segreti deviati, cose che non hanno nulla a che fare con l'informazione tantomeno con la libertà di stampa.
Quando un giornalista diventa giocatore è come se cambiasse mestiere, la sua etica scende addirittura più in basso di quella dei presunti cattivi a cui dà la caccia. Sarei curioso di ascoltare una riunione di redazione dei duri e puri di Fanpage. Scopriremo, ne sono sicuro, che non sono eroi né martiri bensì colleghi carichi di pregiudizi assetati di fama, ben attenti a non disturbare i loro amici. Perché ognuno, e quindi anche loro, tiene famiglia.
Il Ruberti gate? Scene imbarazzanti. Il video rubato in cui il capo di gabinetto del sindaco di Roma Albino Ruberti, dopo una cena, minaccia di morte un commensale che era con lui ha portato alle dimissioni dello stesso braccio operativo del sindaco Gualtieri e al ritiro della candidatura alle politiche di Francesco De Angelis, che era con lui quella sera. Se ci saranno inchieste stabiliranno le colpe, pare che ci sia di mezzo una storia di assicurazioni del Comune di Roma e scambio di favori.
Questa, in ogni caso, è una bellissima cartolina del Pd romano. Nella Capitale si diceva: "Non solo Cesare deve essere immacolato, anche sua moglie". In questo caso la moglie è Ruberti e Cesare è il sindaco Gualtieri, che rischia di perdere credibilità. Due cose: non è che con le dimissioni di Ruberti può tornare tutto come prima, perché c'è un pentolone da scoperchiare. Seconda cosa: qui si prova la nobiltà della magistratura. Sarebbe bello che l'ex capo di gabinetto venisse trattato dai magistrati, e da certa stampa, così come vengono solitamente trattati i politici di centrodestra. Il video-commento del direttore di Libero Pietro Senaldi.