S e crediamo che la storia sia una linea retta, con un inizio, una fine e in mezzo qualche battaglia e qualche antico re, lo storico Tommaso di Carpegna Falconieri arriva a ricordarci che, no, la storia è piuttosto una giostra che gira all’indietro. Con La storia al contrario. Papesse e antipapi, nani e fantasmi (Salerno Editrice, 160 pagine, 15 euro), il professore di Storia medievale all’Università di Urbino e presidente della Società romana di Storia patria ci regala un libro che sembra un gioco e invece è una raffinata lezione di metodo. Quattro vicende ed approfondimenti in cui il rigore dello storico incontra la fantasia del narratore. Il risultato? Un viaggio dove le leggende diventano specchi della verità e le assurdità di ieri ci aiutano a capire il presente.
Il primo passo ci porta dritti nel cuore del mistero più affascinante del Medioevo: la Papessa Giovanna, la donna che, travestita da uomo, avrebbe scalato la gerarchia ecclesiastica fino al trono di Pietro. Di Carpegna Falconieri ci invita a leggere la leggenda come un sintomo: l’incarnazione dei desideri, delle paure e delle contraddizioni di un’epoca che non riusciva a immaginare una donna al potere ma non poteva smettere di farlo. Accanto a lei sfilano gli antipapi, ribelli in tonaca che, nel caos dei secoli bui, si contendevano la tiara pontificia a colpi di anatemi.
REGNO DELL’IMPROBABILE
Dal palcoscenico ecclesiastico ci si tuffa poi nel regno dell’improbabile: il popolo dei Nani, protagonisti di un capitolo che è un piccolo capolavoro di erudizione ironica. Qui lo storico si diverte a costruire un saggio che mescola fonti reali e immaginarie, scava nelle miniere del pantheon mitico germanico e si inventa quasi un esperimento mentale: e se i Nani non fossero soltanto creature fantastiche ma metafore di un sapere nascosto, di un’umanità marginale che lavora sottoterra mentre la grande storia si agita in superficie?
Nei miti nordici, i Nani sono fabbri divini, guardiani del metallo e del mistero: in queste pagine diventano la personificazione di tutto ciò che la storia ufficiale rimuove. Il piccolo, il laterale, l’invisibile. L’autore quasi gioca con il lettore, lo provoca, con il tono di chi sa che la finzione, a volte, è solo un’altra forma di verità.
E quando pensiamo di aver visto tutto, ecco arrivare i "fantasmi": due figure femminili, nella Boston e nell'America protestante che tanto ha contribuito a costruzioni gotiche e letterarie. Due figure quasi malinconiche, di certo misteriose, che si aggirano fra sogno e memoria. Solo spettri? Forse più voci sospese tra il mondo dei vivi e quello dei ricordi: “apparizioni” che raccontano non il passato in sé, piuttosto il modo in cui il passato continua a parlarci.
LE VOCI
Importante, in merito a tutti i casi trattati nel libro, un concetto: la leggenda non è l’opposto della verità ma una delle sue tante maschere. L’autore ci insegna che il mestiere dello storico non è solo verificare le fonti ma anche ascoltare le voci che non hanno lasciato documenti. Ogni racconto, anche il più strampalato, contiene un frammento di realtà; ogni mito è un modo con cui gli uomini, ieri come oggi, cercano di dare forma al mondo. E allora La storia al contrario, in questo senso, è anche un piccolo manuale di libertà intellettuale, scritto con l’ironia di chi sa che la serietà, senza un pizzico di immaginazione, diventa sterile. È un libro che diverte, erudisce e fa pensare. In fondo, anche le leggende, se le si ascolta bene, sono fatti storici, solo con più fantasia.