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Dalla Grecia alla finanza Usa la storia dei grandi complotti

In un saggio tutte le cospirazioni (vere e false) che hanno modificato gli eventi
di Alberto Fraja giovedì 20 novembre 2025

3' di lettura

Oggi il cospirazionismo è sulla bocca di tutti ma il fenomeno è vecchio come il cucco, basti considerare che tra i primi esempi di complotto c’è quello raccontato da Tucidide nel libro sulla Guerra del Peloponneso. Lo storico ateniese riferisce di come i suoi concittadini, durante quella tremenda zuffa armata (anno 430 a.C.), attribuissero la diffusione della pestilenza nella loro città agli invasori, incolpandoli di aver inquinato con veleni le cisterne del Pireo. Che Tucidide racconti o meno la verità, resta il fatto che dopo di lui, i secoli a venire, (tutti, nessuno escluso), saranno caratterizzati da una lunga sequela di misteri, intrighi, congiure e cospirazioni, Grandi Vecchi e Grandi Fratelli della cui natura si incarica di indagare Gianluca Barbera nel suo I grandi complotti della storia (Newton Compton, 224 pagine,14,90 euro). Cogliendo fior da fior dal saggio di Barbera, prendiamo il settembre del 9 d.c. quando l’esercito romano guidato da Publio Quintilio Varo subisce uno dei più grossi rovesci della storia antica nella battaglia della foresta di Teutoburgo, in Bassa Sassonia, per mano di una coalizione di tribù germaniche guidate da Arminio, capo dei Cherusci. Arminio, già: chi era costui? Quantunque trattenuto a Roma come ostaggio insieme al fratello Flavo egli, una volta divenuto cittadino romano, era stato ammesso nell’ordine equestre. Arminio era stato aggregato come ufficiale delle truppe ausiliarie e quale consigliere personale di Varo durante la campagna di Tiberio finalizzata all’annessione della Germania fino al fiume Elba.

Quale occasione migliore, dunque, per complottare con Marsi, Catti e Bructeri (nemici dichiarati dell’Urbe) unirli in esercito e, a Teutoburgo, guidarli in una battaglia vincente che farà strame e non solo metaforicamente dell’esercito romano? Secoli dopo, in Scozia, similmente risuonerà il nome di William Wallace, il quale, per opporsi all’assoggettamento della Scozia agli inglesi, si solleverà in armi tenendo in scacco le forze di occupazione per anni; finché non sarà tradito, catturato e orribilmente giustiziato e il suo corpo fatto oggetto del più iniquo degli scempi. Della Massoneria si sa. Ordine in cui si impastano gnosticismo, antiche eresie, deismo, illuminismo, Rivoluzione francese, socialismo e via andare, il suo obiettivo è sempre stato lo stesso: cospirare contro la Chiesa cattolica, ingaggiare una lotta perenne contro la civiltà cristiana al grido di “dio è morto”, “dio non è mai stato” e tutto questo nell’intento ultimo di stabilire nel mondo la piena eguaglianza sociale, con l’abolizione di ogni gerarchia e di ogni autorità. Vaste programme. Approdando al secolo Ventesimo, la scelta di eventi cospirazionisti diventa ampia e varia. Prendiamo l’attacco giapponese a Pearl Harbor, che nel 1941 determinerà l’entrata in guerra degli stati Uniti contro le potenze dell’Asse.

Secondo alcuni il disastro di Pearl Harbor è il risultato di un complotto. E questo perché, il presidente Franklin Delano Roosevelt, grazie al sistema di decodifica “magic” specializzato nella decrittazione dei cifrari giapponesi, pur essendo in possesso di informazioni circa l’imminente attacco, le avrebbe tenute per sé. La ragione? La ricerca di un casus belli per dichiarare guerra al Giappone con l’avallo dell’opinione pubblica. Peccato che le varie commissioni d’inchiesta del congresso incaricate di indagare su quel bombardamento che portò alla distruzione di parte significativa della flotta americana, attribuissero le sue cause a diversi fattori: negligenza di alcuni ammiragli e generali (tutti destituiti), una serie di errori evitabili, incomprensioni sbalorditive, trascuratezza nella decodifica dei messaggi, imprevidenza e superficialità sconcertanti, e da ultimo inevitabili circostanze sfortunate.

Chi aveva ragione? Vallo a sapere. E di bolle speculative, di cupole, di spread? Vogliamo parlarne? Un solo esempio: nell’estate del 2012 s’intensifica la speculazione contro il “ventre molle” dell’eurozona. «Dietro tutto questo ci sarebbe una regia, un’azione concertata che prenderebbe di mira Grecia, Spagna, Italia. Non sarebbe la prima volta. Già in precedenza, precisamente l’8 febbraio 2010, i più importanti hedge fund (Soros, Paulson, Sac capital, Greenlight), con l’appoggio di Goldman Sachs e Barclays, concordarono un attacco simultaneo all’euro in occasione di una cena segreta a Wall Street», commenta Barbera. La macchinazione è documentata in una inchiesta del dipartimento di giustizia Usa. E già nel 1992 il finanziere George Soros aveva guidato un attacco speculativo contro lira e sterlina, sfruttando l’alto debito pubblico dei due paesi, e costringendo entrambi a uscire dallo Sme. Un libro che ci insegna a riconoscere la mentalità complottista, basata sull’errata convinzione che niente accade per caso e niente è mai come appare.

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