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Def, Massimo D'Antoni: "I numeri di questa manovra non sono così diversi da quelli dei governi precedenti"

di Caterina Spinelli domenica 14 ottobre 2018

2' di lettura

Massimo D'Antoni è l'economista fuori dal coro che sostiene l'uscita dall'austerità. Il docente di scienza delle finanze all'università di Siena difende il Def, quella manovra dai numeri sballati - come ritengono tutti - non sarebbe poi così diversa da quelle precedenti. Il pensiero di D'Antoni viene impresso sulle pagine del Mulino, la rivista dei politologi vicini al centrosinistra e assai contrari al governo gialloverde: "La manovra rappresenta una discontinuità nella politica di bilancio, ma più nell'indicazione di una direzione, di un'intenzione, che nei numeri proposti - spiega l'economista -. I governi precedenti fissavano obiettivi ambiziosi di consolidamento fiscale, che includevano, come da richieste europee, il raggiungimento del pareggio di bilancio entro l'orizzonte di programmazione (a cominciare dal governo Berlusconi, che nel 2011 annunciò il pareggio strutturale per il 2013). Obiettivi, questi citati, che venivano disattesi e rimodulati alla luce della difficoltà di realizzare correzioni fiscali così marcate e del fatto che le correzioni realizzate avevano effetti depressivi sulla crescita maggiori di quanto previsto". Leggi anche: Spread, i fondi puntano sull'Italia "Se guardiamo al deficit (indebitamento netto) degli anni passati - continua il docente - troviamo valori di poco inferiori al 3%, in lenta riduzione fino al 2,4% a consuntivo del 2017 e all'1,8% previsto per il 2018". La discontinuità per D'Antoni sta nel fatto che quest'esecutivo dichiari in anticipo che non intende raggiungere il pareggio, per lo meno non nel prossimo triennio, e anzi scelga deliberatamente la strada dello stimolo fiscale per rilanciare la domanda interna, portando il deficit 2019 al 2,4%. E la reazione dei mercati? "Questi riflettono la sfiducia nella tenuta complessiva dell'Eurozona e il rischio di una sua possibile rottura, che può avere come epicentro proprio l'Italia. Ma non è ragionevole per i mercati scommettere su una crescita incontrollata del debito italiano, ipotesi poco verosimile. Al netto di oscillazioni umorali, l'aumento degli spread va semmai interpretato come scommessa sul futuro dell'euro". Leggi anche: Ecco perché il governo potrebbe davvero cadere L'unico dubbio che ha D'Antoni sarebbe dunque la reperibilità dei 10 miliardi che ancora mancano all'appello delle coperture, "col rischio che quel deficit possa lievitare sopra il 2,4%". Motivo per il quale l'economista consiglia un parziale rinvio del reddito di cittadinanza, stessa cosa alla flat tax.  

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