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Giancarlo Giorgetti striglia le banche: "Ora tocca a loro"

di Benedetta Vitetta sabato 12 luglio 2025

3' di lettura

Ieri davanti all’assemblea dell’Abi, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, noto per la sua poca voglia di parlare specie in pubblico, ha deciso di cambiar registro lanciando un monito e un forte appello al gotha bancario. «In questi anni il governo e il Mef hanno fatto la loro parte e ora mi attenderei che le banche approfittino di questo quadro mutato e tornino a fare di nuovo le banche, raccogliendo e tutelando il risparmio, e guadagnando sul classico margine d’interesse» ossia facendo meno leva sulla gestione patrimoniale.

E poi è arrivato l’affondo del ministro che ha scosso la platea completamente sold-out: «Il rafforzamento delle banche italiane negli ultimi 15 anni non si è sempre tradotto in condizioni favorevoli del credito, ma al contrario nella contrazione dell’erogazione alle imprese» ha affermato Giorgetti aggiungendo che «nell’ultimo decennio si è assistito a un progressivo e deciso rafforzamento del settore bancario italiano, reso possibile da un lato spinto dall’azione sinergica di un percorso di interventi legislativi e dal sostegno pubblico, ma l’economia» ha sottolineato il numero uno di via XX Settembre, «non cresce grazie al risparmio in sé, ma per come e quanto viene raccolto e poi prestato ed investito per elevare il beneficio per l’intera economia».

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Il ministro ha fatto poi un chiaro riferimento al risiko bancario in atto, che ha indotto il governo a usare il “golden power” nell’Ops lanciata da Unicredit su Banco Bpm, spiegando che «l’esecutivo non guarda certo alla nazionalità dei banchieri, ma solo alla loro capacità a svolgere la loro funzione».

Ma il ministro va ben oltre puntando il dito pure sulla «debolezza degli investimenti nelle tecnologie del sistema finanziario. Bankitalia» ha ricordato ieri mattina, «ha riscontrato che il processo di digitalizzazione è limitato sul piano quantitativo, con 901 milioni (investiti, ndr) per il 2023-2024». Un dato «sorprendentemente basso» ha incalzato il leghista, « se confrontato con gli straordinari utili registrati e i dividendi redistribuiti anni ultimi anni. Non solo le criptomonete, ma anche l’intelligenza artificiale richiede ben altra accelerazione negli investimenti in fintech, che servono per preservare il posizionamento competitivo del sistema bancario Ue e internazionale». Parole particolarmente dure, a cui non sono mancate le repliche dei diretti interessati. Uno dei primi che ha risposto all’appello di Giorgetti è stato il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan, per cui quello del ministro «non è un monito, ma è una conferma di ciò che stiamo facendo». Per il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, «il gruppo è in linea con le parole del ministro nel «stiamo facendo ciò che il ministro chiede e lo facciamo da prima banca italiana, perché noi siamo di gran lunga la prima banca italiana per presenza in Italia e per credito erogato. E paghiamo anche i dividendi».

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A stretto giro è arrivata anche la replica del governatore di Bankitalia, Fabio Panetta: «L’intelligenza artificiale può ampliare l’accesso al credito per imprese meritevoli ma con una storia creditizia limitata o informazioni frammentate. In più le banche che fanno un uso esteso di queste tecnologie tendono a sostenere più attivamente le realtà imprenditoriali più dinamiche. Tuttavia, ha aggiunto Panetta, questi strumenti non devono essere impiegati in modo automatico. Sono tecnologie complesse, che richiedono valutazioni su orizzonti temporali lunghi. La loro integrazione nei processi decisionali» ha detto il numero uno di Palazzo Koch, «esige una profonda comprensione per evitare effetti distorsivi specie nell’accesso al credito da parte delle famiglie».

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