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Sergio Marchionne, l'ultimo mistero sull'eredità: a chi andrà il tesoro inestimabile

di Giulio Bucchi domenica 29 luglio 2018

2' di lettura

L'eredità di Sergio Marchionne è il nuovo, triste mistero dell'ex Ceo di Fiat Chrysler scomparso giovedì in Svizzera a 66 anni, dopo un'agonia fulminante. Un tesoro accumulato in 14 anni di lavoro febbrile, tra Torino e Detroit, 7 giorni su 7 e 24 ore su 24. A fare i conti in tasca al manager è il Giornale, che parla di almeno 700 milioni di euro tra stipendi, bonus, stock option (ancora da incassare), titoli in portafoglio e immobili. Tra remunerazione fissa e bonus si parla di 90,5 milioni di euro, cui si aggiungono 4,4 milioni di stock option, i 16,4 milioni di euro in azioni di Fca, 11,8 milioni in azioni Cnh e 1,46 milioni in azioni Ferrari.  Leggi anche: "Quando è iniziata la malattia?". Il sospetto terribile su Marchionne C'è poi il capitolo immobiliare: Marchionne, dopo aver vissuto a lungo nel palazzo di piazza Vittorio Veneto che la Fiat mette a disposizione dei suoi manager a Torino, qualche anno fa ha acquistato e ristrutturato la storica casa di Sergio Pininfarina alla Crocetta. In Svizzera, oltre alla amata casa di Blonay, vicino a Losanna, Marchionne risulta domiciliato nella villa di Walchwill (cantone di Zug) ma circa un anno fa si è spostato in un complesso super-lusso a Schindellegi, a Zurigo. Negli Usa, invece, possiede una villa sul lago a nord di Detroit, con 12 camere da letto e un cinema per pochi intimi. Difficilissimo, ora, dire a chi finirà tutto questo. La sua situazione è a dir poco complicata: italiano, canadese, ultimo domicilio in Svizzera, un incrocio di diritto internazionale e nazionale, nonché di parenti e famigliari (la moglie, Orlandina, da cui si è separato nel 2012, la nuova compagna Manuela Battezzato, i due figli Alessio Giacomo e Jonathan Tyler) e possibili accordi separati, con donazioni e possibili polizze assicurative. E soprattutto, non si sa se Marchionne abbia avuto il tempo di pensare al suo testamento, anche se il Giornale scommette di sì: "Forse con l' aiuto di un grande studio legale di Zurigo con succursale a Lugano, che lo seguiva da anni".

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