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Prima beffa del 2014: I tagli sulle pensioniaumentano del 140%

La sforbiciate volute dalle larghe intese aumentano anche del 140%. Scopri le fasce di vitalizio più penalizzate
di Ignazio Stagno domenica 5 gennaio 2014

3' di lettura

Una mazzata camuffatta con la scusa del “prelievo di solidarietà”, ma ad alto rischio incostituzionalità. Dopo i sacrifici di Tremonti e Monti, arriva la tosatura di Letta, che però rischia di tradursi in un boomerang contabile a stretto giro. Con la firma del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in calce alla legge di stabilità e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale da ieri, 1 gennaio, e per il terzo anno consecutivo, anche nel 2014 resterà in vigore il congelamento dell’adeguamento (perequazione), degli assegni pensionistici per chi oggi incassa più di 38.646 euro lordi l’anno (meno di 2.300 euro netti al mese). La mancata indicizzazione penalizza non proprio i ricconi, ma chi, è o andrà in pensione nonostante i continui allungamenti dell’età pensionabile e quindi l’aumento dei contributi versati.  Ma non basta. Sempre da ieri sono diventati realtà i nuovi tagli ai trattamenti previdenziali di chi supera un reddito pensionistico pari a  90.168 euro lordi l’anno, assegni che verranno ridotti del 6% (fino a 128 mila 812 euro). Chi invece ha un reddito pensionistico da 128.813 euro a 193.218 euro lordi l’anno, si vedrà decurtato l’assegno del 12%. Oltre questa soglia il taglio lieviterà fino al 18%.  Il paradosso è che, a conti fatti, i più vessati (e penalizzati), saranno i titolari dei vitalizi tra i 128mila euro lordi e i 150mila euro lordi, che pagheranno il 12% con un aumento addirittura del 7% rispetto al prelievo già in vigore. Il governo Letta - alla ricerca di coperture certe per varare la legge di Stabilità - ha pensato bene di non tener conto della sonora bocciatura arrivata giusto nel giugno scorso da parte della  Corte Costituzionale. I supremi giudici hanno infatti già bocciato il prelievo straordinario perché la mancanza di progressività rende diversi i cittadini (contribuenti), davanti al fisco. Per ovviare a questo problema sarebbe bastato introdurre per tutti un miniprelievo progressivo (anche solo di un centesimo), su tutte le altre pensioni, per poi rifilare una non impugnabile mazzata ai redditi pensionistici più elevati.  Nel giugno scorso (o meglio a luglio), gli enti di previdenza si sono dovuti adeguare e cominciare a restituire (in due tranche), i prelievi imposti da Berlusconi (Tremonti) e Monti. In totale lo Stato ha dovuto mettere a bilancio uscite nette per 84 milioni (al lordo le uscite sono pari a 150 milioni).  L’aspetto paradossale della vicenda è che anche in questo caso i più strenui oppositori della norma - come già nella prima vittoriosa opposizione in Corte costituzionale - saranno proprio gli ex magistrati a riposo, che oggi come allora stanno già predisponendo i ricorsi. Spiega Pierluigi Roesler Franz, oggi presidente del Gruppo giornalisti pensionati dell’Associazione Stampa Romana, ma che per decenni  ha seguito da cronista i lavori della Corte: «I magistrati in pensione ordinari (cioè di tribunali, corti d’appello e Cassazione), amministrativi (Tar e Consiglio di Stato), contabili (Corte dei Conti) e dei tribunali militari, nonché ex avvocati generali dello Stato, ex ambasciatori, ex generali ed ammiragli, titolari di pensioni superiori ai 90 mila 168 euro lordi l’anno stanno già predisponendo gli atti per presentare nuovi ricorsi sostenendo l’incostituzionalità dei commi 483 e 486 perché non rispettano affatto i principi fissati dalla Consulta nelle sentenze n. 316 del 2010 e 116 del 2013».  E così tra 2, 3 anni (visti i tempi), lo Stato sarà costretto a restituire “l’anticipo” di solidarietà”.  Che, presumibilmente, qualche altro governo sarà costretto a restituire. (An.C)    

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