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Def, Napolitano vede Padoan e firma. Tutti i dubbi e lo spettro Ue: manovra aggiuntiva

di Giulio Bucchi domenica 27 aprile 2014

2' di lettura

Un incontro imprevisto, quello tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Per "avere chiarimenti" su manovra e decreto sugli 80 euro in più in busta paga, perché al di là della firma del decreto arrivata giovedì pomeriggio, il capo dello Stato ha ancora molti dubbi. La copertura per il bonus c'è, ma solo per il 2014. I dubbi del Colle - Soprattutto, si tratta di un'operazione di taglio delle tasse (leggasi Irpef) o di aumento della spesa pubblica? Ancora, visto il work in progress del governo, non è così chiaro. Una parte delle coperture dovrebbe arrivare dalla rivalutazione del capitale della Banca d'Italia: si tratta di un miliardo, ma la cifra è ballerina. E sui tagli alla spesa pubblica, che dovrebbero portare nelle casse dello Stato 2,1 miliardi di euro, l'incognita del comportamento dei singoli enti locali è sempre presente. In sostanza, Napolitano è rimasto soddisfatto per la presenza nei documenti presentati da Padoan delle cosiddette clausole di salvaguardia: se in sostanza le coperture previste mancheranno, i soldi saranno trovati in maniera alternativa. Il guaio è che la maniera alternativa è ben poco rassicurante, perché si procederà ai classici, infausti tagli lineari e all'aumento delle tasse. I dubbi dell'Europa - La vera spada di Damocle sulla testa di Renzi, però, ce l'ha in mano l'Europa. Tra un mese la Commissione Ue verificherà il Def e cercherà di capire se i numeri tornano. Per rendere gli 80 euro in busta paga una misura strutturale e non una tantum, nel 2015 serviranno altri 1,5 miliardi di euro. Inoltre, per allargare il bonus alla platea di incapienti (i lavoratori con reddito annuo lordo sotto gli 8mila euro) e ai pensionati bisognerà trovare altre coperture. Rischio manovra aggiuntiva - Il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil è al limite dello sfondamento, mentre il pareggio di bilancio è già stato rinviato da Padoan al 2016: due segnali che, se da un lato promettono incentivi alla crescita (tutti da verificare), dall'altro inquietano e non poco i cultori della stabilità economica e dell'austerità, che in Europa vanno ancora per la maggiore. Se questi ultimi non saranno convinti dalle parole di Renzi, al premier non resterà che accettare il diktat europeo: manovra aggiuntiva, con tanti saluti alla ripresa. E, probabilmente, all'irresistibile ascesa del segretario Pd. 

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