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Irpef, Renzi taglia 10 miliardi

di Lucia Esposito domenica 9 marzo 2014

2' di lettura

Quella che comincerà lunedì 10 marzo sarà una settimana cruciale per il governo Renzi. Mercoledì prossimo il consiglio dei ministri varerà una riduzione dell'Irpef per il valore di circa 10 miliardi e - secondo quanto scrive Repubblica - si profilano fino a ottanta euro netti in più in busta-paga al mese per il 2014 per i redditi sotto i 25mila euro lordi. L'operazione del taglio delle tasse sul lavoro prevede uno stanziamento da dieci miliardi di euro. Per quanto riguarda le "risorse", Renzi conta di poter recuperare cinque sei miliardi dalla spending review, cioè dai tagli selettivi alla spesa pubblica. Il resto dovrebbe arrivare dal rientro dei capitali in vista dell'accordo con la Svizzera che dovrebbe essere firmato a breve. Irpef o Irap? In realtà c'è molta tensione nella maggioranza sul tema del rilancio dell'economia: sarebbe stata accantonata infatti l'idea di indirizzare tutti i dieci miliardi sull'Irap delle imprese  (idea ancora caldeggiata dai sindacati e dal sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti) a favore dell'Irpef (è questa la posizione di Renzi e di Padoan). Ma su questo punto si è già fatto sentire Angelino Alfano . Il ministro dell’Interno e leader del Ncd, in un tweet scrive: "L'azione del governo deve essere duplice, con riduzione dell’Irap per le imprese e riduzione dell’Irpef per i lavoratori". E aggiunge: "Per questo secondo Alfano "assieme alla necessità di diminuire il più velocemente possibile la pressione fiscale su imprese e famiglie e di semplificare il sistema fiscale, bisogna soprattutto eliminare l’oppressione burocratica che frena chiunque svolga o intenda svolgere un’attività economica: una riforma praticamente a costo zero, che vale un patrimonio". Sulla stessa posizione di Alfano anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. La tesi di Renzi è che tagliare entrambi, agire sia sull'Irpef e sull'Irap non serve a niente. Meglio fare una scelta. E lui avrebbe scelto. Secondo la ricostruzione di Repubblica a convincerlo sarebbero stati i dati sul calo dei consumi negli ultimi mesi. Il Pil è caduto di quasi due punti e la domanda è scesa così fortemente che alla recessione si è aggiunta anche il crollo dei prezzi. 

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