Palermo, 19 mar. - (Adnkronos) - "Ancora una volta l'immagine della Sicilia si associa alla mafia, ma questa volta con gravissimi danni visto che riguarda il settore agroalimentare e ciò va a discapito degli imprenditori agricoli che si distinguono nei tanti comparti". A dirlo sono il presidente e il direttore della Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione, commentando la "mafia nel piatto", l'inquietante "collezione" di prodotti agroalimentari, venduti in Italia, in Europa e nel mondo con nomi che richiamano gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata, che vengono sfruttati per fare "un business senza scrupoli sul dolore delle vittime e a danno dell'immagine del Paese", presentata stamani a Roma dalla Coldiretti. "L'agricoltura siciliana non è un set cinematografico - aggiungono i vertici dell'associazione siciliana -, ma è un settore produttivo che impiega migliaia di imprenditori onesti. Inneggiare o ricordare la mafia utilizzando vino, liquori, pasta e altro non contribuisce affatto all'economia siciliana. Bisogna dire basta a fenomeni di marketing che inneggiano al fenomeno mafioso e sfruttare invece quanto di meglio produce l'agricoltura siciliana. Ogni giorno furti di macchinari, abigeato, rapine, imposizione di pizzo, rendono lavorare in campagna sempre più pericoloso. Ogni agricoltore è un eroe visto che spesso lavora in zona abbandonate e dove, soprattutto a causa della crisi, il controllo del territorio non è adeguato. Di certo - concludono Chiarelli e Campione - basta la realtà a ricordare dell'esistenza della mafia che non può essere considerata 'un marchio' agroalimentare".