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Case di lusso, il catasto dà i numeriGenova doppia Milano

di Lucia Esposito domenica 26 maggio 2013

2' di lettura

Case di lusso da bastonare (fiscalmente) o beni artistici costosi da mantenere (castelli, ville storiche, edifici di rilevanza artistica)?. Il dibattito politico intorno all’Imu (che insiste anche sull’aumento dell’Iva) è tutt’altro che archiviato. E lo alimentano da giorni - con dichiarazioni al vetriolo - il viceministro  all’Economia Stefano Fassina (Pd) e il capogruppo alla Camera Renato Brunetta.  Il viceministro dell’Economia, per reperire i miliardi (2,2) ed evitare l’aumento di un punto dell’Iva dal primo luglio, propone ripristinare il pagamento dell’Imu per i proprietari delle case di pregio.  «Il congelamento dell’Iva costa, per il 2013, 2,2 miliardi», fa di conto l’ex responsabile economico del Pd, «che è l’ammontare del gettito Imu proveniente da quel 15% di proprietari di prime abitazioni di maggior valore», indicando così chiaramente dove andare a trovare i quattrini per evitare il rincaro dell’Iva.  Di tutt’altro avviso l’economista Brunetta che legge in questa proposta un voltafaccia e un attacco ideologico, per di più mal stimato.  «La soluzione di Fassina non funziona», ribatte da giorni Brunetta, «perché portando a 450 euro la detrazione diminuisce il gettito complessivo e non si arriva a 2 miliardi. Ammettendo tuttavia di seguirlo nel suo ragionamento, di mantenere i versamenti del 2012 per chi ha pagato più di 400 euro, e aumentare la detrazione per tutti gli altri, l’unico risultato che si ottiene è una profonda ingiustizia sociale. Peccato che, secondo i dati dello stesso ministero dell’Economia, l’88% dell’Imu è versata da contribuenti il cui reddito non supera i 55 mila euro all’anno. Si domandi il viceministro Fassina se sono loro i ricchi proprietari di casa ai quali sta pensando e, rivisti i suoi conti, si dia una risposta». E ancora: «Ma si domandi anche perché la media dei versamenti a Roma è di 537 euro e a Milano di 292 euro, perché le famiglie che vivono in appartamenti nuovi in periferia pagano molto di più di quelle che vivono in centro e via così».  Confrontando i dati catastali - e scorrendo l’analisi delle residenze  signorili (A1) realizzata da Confedilizia - salta all’occhio, da città a città, da provincia a provincia, che in alcune zone sono accatastate molte case di lusso, in altre poche o anche nessuna. Insomma, i dati catastali non sono omogenei e poi non tengono conto del costo per mantenere gli immobili catalogati A8 (abitazioni in villa) e A9 (castelli e palazzi storici).  AN. C.

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