Milano, 10 dic. (Adnkronos/Labitalia) - La pensione futura dei contribuenti sarà bassa, non più di un 60% dell'ultimo stipendio. Aderire ai fondi pensione (chiusi per i lavoratori dipendenti, aperti per gli autonomi) è dunque una scelta cruciale. Ma il settore fatica a decollare. C'erano 6,1 milioni di iscritti a fine settembre 2013, e nei primi 9 mesi dell'anno le adesioni ai fondi negoziali hanno registrato un calo dello 0,7% (per via della crescita dei disoccupati portati dalla crisi), quelle ai fondi aperti una crescita del 5,7%, mentre i piani pensionistici individuali sono saliti del 13,7%. Emerge da un'analisi di Altroconsumo, che oggi a Milano ha riunito esperti e protagonisti del settore pensionistico sul tema 'Quale previdenza complementare come e perché?'. Ma, tra chi ha aderito a un fondo pensione, le scelte sono state premiate in modo diverso, spiega la ricerca condotta da Altroconsumo Finanza. E' andata bene a un lavoratore dipendente, che ha dovuto versare il suo Tfr nel fondo pensione anziché lasciarlo in azienda: 1.000 euro di Tfr versati nel 2005 in un fondo chiuso a fine settembre di quest'anno sono diventati 1.333,46 euro. Lasciandoli in azienda, invece, ora sarebbero 1257,24 euro. E ben 4 categorie su 5 di fondi chiusi hanno fatto meglio del Tfr. Con l'adesione al fondo chiuso si ha diritto anche al contributo del datore di lavoratore, ciò significa che su quei 1.000 euro di Tfr, nel 2005 sono stati versati altri 145 euro nel fondo pensione, oggi diventati 193,35. Totale: 1526,81 euro, contro i 1257,24 del Tfr. Meno bene per i fondi aperti, dove non si deve destinare il Tfr. Il confronto è con l'andamento dei fondi comuni italiani e con quello dei mercati in cui investono, quindi con azioni e obbligazioni. Il risultato? Tutt'altro che positivo, dice Altroconsumo Finanza. Gli stessi 1.000 euro di prima messi in un fondo aperto hanno reso 1240,27 con gli obbligazionari, 1251,33 con gli obbligazionari misti, 1236,69 con i bilanciati e 1136,52 con gli azionari. (segue)