Matera, 24 feb. - (Adnkronos) - Per il dopo-voto il tema peculiare della Basilicata e' tenere alla larga altre trivelle per l'estrazione di petrolio e gas sia dal sottosuolo che dai fondali marini. La Basilicata ha scelto che quelle che ci sono bastano e avanzano e che non ce ne saranno altre. Se l'Italia scegliera' di aumentare la produzione nazionale, la Lucania sara' tirata nuovamente in ballo. Per quanto piccola, la regione e' gia' fortemente interessata dalle estrazioni di idrocarburi, con una quota del fabbisogno energetico nazionale tra il 6 e l'8 per cento per la produzione di greggio nelle viscere della Val d'Agri, il cuore del territorio lucano. Tale apporto aumentera' quando, dal 2016, sara' in esercizio l'estrazione anche del secondo giacimento petrolifero ("Tempa Rossa"), nella vicina valle del Sauro. Su entrambi i fronti si alza la guardia: sia su terra (on-shore) che in mare (off-shore). La Regione ha gia' deciso di non concedere piu' autorizzazioni, in gergo tecnico "intese istituzionali", per le ricerche e le concessioni alle estrazioni sulla terraferma ma il provvedimento normativo e' stato impugnato davanti alla Corte costituzionale. La Regione, inoltre, ha espresso parere negativo alle prospezioni sismiche nel mar Jonio, nelle acque antistanti le coste della provincia di Matera. Nonostante cio', aumentano le richieste delle compagnie e della societa' di cercare depositi di idrocarburi nello Jonio. (segue)