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Alcoa: Cgil Sardegna, sollievo per Cig, ora scossa a piano Sulcis

domenica 22 dicembre 2013

2' di lettura

Cagliari, 19 dic. - (Adnkronos) - "Non basta il sollievo passeggero legato alla conferma della cassa integrazione per i primi sei mesi del 2014, così come resta grave la situazione dei lavoratori degli appalti Alcoa e di tutto l'indotto, a rischio licenziamento e in balia delle incertezze sugli ammortizzatori in deroga". Lo ha detto il segretario generale della Cgil Sardegna, Michele Carrus, commentando ciò che è emerso oggi a Roma nel corso dell'incontro sul futuro dello stabilimento Alcoa. "Sindacato e lavoratori lottano per ritornare alla produzione in un settore strategico per le manifatture nazionali - ha detto Carrus - e perché accada occorre accelerare la fase istruttoria sulla trattativa con Klesch ma contemporaneamente, il governo deve continuare a ricercare un operatore industriale dotato del necessario know-how, che rilevi lo stabilimento". Pesanti le responsabilità attribuite ai ritardi della Regione che, secondo il sindacato, "dovrebbe accelerare le procedute per l'avvio delle bonifiche e delle infrastrutture necessarie alla fabbrica e al territorio, e dare una scossa anche all'attuazione del Piano Sulcis fermo al palo". Entro metà febbraio Klesch dovrà produrre un Piano industriale sostenibile finanziariamente e industrialmente nel medio periodo, e validato da un advisor internazionale, per poi confrontarsi con sindacati e istituzioni che dovranno valutare se accettarlo, modificarlo, procedere o respingerlo. Proprio per le incognite ancora aperte, la Cgil ha riaffermato "la necessità di vagliare altre ipotesi e, oltre a questo, garantire la dotazione di infrastrutture e di energia, coinvolgendo il produttore, in modo da favorire un contratto bilaterale tra fornitore e utilizzatore energivoro, in aggiunta alla conferma delle specifiche agevolazioni (interrompibilità, interconnector, oneri sistema). Inoltre, occorrerebbe coinvolgere nell'accordo anche le imprese utilizzatrici dell'alluminio in seconde e terze lavorazioni, almeno in termini commerciali". (segue)

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