Uno strano caso in Borsa. Nel 2025 Piazza Affari ha contato 29 delisting, un dato che spicca se confrontato con un anno che, sul fronte degli indici, è stato da record. Dietro la corsa dei listini, però, il mercato azionario italiano continua a perdere pezzi, confermando una tendenza che va avanti da tempo. Nell’anno in corso non si è registrata alcuna nuova quotazione di grandi dimensioni sul mercato principale, mentre le circa 20 operazioni portate a termine hanno riguardato esclusivamente l’Egm, il segmento dedicato alle piccole e medie imprese, a cui si è aggiunta una quotazione diretta.
Gli addii alla Borsa hanno superato di gran lunga i nuovi ingressi: 11 dei 29 delisting hanno interessato società del listino principale e il saldo complessivo di capitalizzazione tra entrate e uscite è risultato negativo per circa 2 miliardi di euro. Il fenomeno non è episodico. Negli ultimi tre anni le società uscite da Piazza Affari sono state 78 e, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2023, quasi un centinaio di gruppi ha lasciato il mercato principale, sottraendo oltre 100 miliardi di valore complessivo.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il quadro resta però aperto a possibili inversioni di rotta. Per il 2026 circolano ipotesi di nuove quotazioni rilevanti, mentre cresce l’interesse delle Pmi per il mercato azionario, anche alla luce del calo del premio al rischio sull’Italia e delle prospettive legate ai passaggi generazionali. Dopo anni in cui i fondi hanno attratto molte aziende lontano dalla Borsa, il listino potrebbe tornare a rappresentare un’alternativa credibile per finanziare la crescita e garantire flessibilità agli azionisti.