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Governo Monti, un anno di politica economica tra sacrifici e riforme

domenica 23 dicembre 2012

5' di lettura

Roma, 23 dic. - (Adnkronos) - In principio è stato il 'Salva Italia'. Anche se, cronologicamente, appartiene al 2011, l'anno economico comincia con il primo atto del Governo Monti, pietra miliare della politica economica dispiegata dall'esecutivo nel corso del 2012. Se nell'autunno dell'anno scorso, l'Italia era a un passo dal 'fiscal cliff', la manovra che, per il suo impatto, è stata paragonata alla Finanziaria 'lacrime e sangue' del Governo Amato del '92, quando pure si aggirava lo spettro del default, ha allontanato quel baratro gettando, al contempo, le fondamenta di quel percorso di riforme strutturali volte, nel disegno del Governo, a far ripartire il motore dello sviluppo del Paese. Insomma, la 'fase uno' del rigore era intrinsecamente connessa alla 'fase due' della crescita: l'uno era il presupposto dell'altra. La priorità assoluta era la correzione dei conti. E, per questo, a tempo di record, a diciassette giorni dal proprio insediamento, il Governo ha messo in campo interventi il cui effetto netto è di 20,1 miliardi nel 2012, 21,3 miliardi nel 2013 e 21,4 miliardi nel 2014. Sul versante della spesa, il piatto forte è la riforma delle pensioni, mentre sul versante delle entrate, viene introdotta la tassa sui beni di lusso, messa a punto la manovra sull'Iva, e per combattere l'evasione l'obbligo di tracciabilità del contante scende da 2.500 a 1.000 euro. Ma arriva, soprattutto, l'Imu, la tassa più temuta, che, prima di Natale, ha bruciato le 'tredicesime' di tanti italiani. E arriva, anche, la Tares, il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, che scatterà il primo gennaio 2013. E' una "medicina amara", ammette il Premier Mario Monti, che ripetutamente, anche nelle sedi internazionali, sottolinea il peso dei sacrifici che gli italiani si sono trovati a dover affrontare, "sacrifici inevitabili perché lo Stato rischiava di non poter più pagare stipendi e pensioni". Ma la cura rischia di avere un impatto recessivo. Lo dice la Corte dei Conti, lo dice Bankitalia, sottolineandone la necessità e l'urgenza; lo riconosce lo stesso Monti ma, puntualizza, senza il sistema sarebbe scoppiato. Ma è proprio su questo, che, nel corso dei mesi, si appunteranno gli strali dell'opposizione e del fronte sindacale. Messi i conti in sicurezza, si delinea, intanto, la 'road map' per il varo delle misure per la crescita. In cima all'agenda, ci sono ora le liberalizzazioni e la riforma del mercato del lavoro. I tempi sono stretti; "non ci è dato lavorare con calma", evidenzia Monti. Anche perché l'agenda italiana non può prescindere dalle scadenze europee e, infatti, "l'asse logico dello sforzo è quello europeo", contestualizza il Professore, la cui agenda, a riprova di ciò, è fitta di impegni internazionali. Ma c'è anche un altro aspetto che Monti tiene a sottolineare quando parla della 'fase due' e, cioè, quello di una politica di crescita che "non fa molto uso di denaro pubblico ma fa molto uso di equità come leva". E così dopo il 'Salva Italia', arriva il 'Cresci Italia'. E' il 20 gennaio quando il Consiglio dei ministri vara il pacchetto di liberalizzazioni. Il governo punta ad aprire i mercati del gas, dell'energia elettrica, delle assicurazioni, delle banche, di ferrovie, autostrade e taxi; ad abbattere le barriere d'ingresso alle professioni di avvocati, notai, farmacie. Sono previste semplificazioni per le imprese e la class action per i consumatori. L'obiettivo indicato da Monti è quello di scardinare una mentalità e una prassi, che hanno ingessato il Paese, in cui l'interesse particolare e corporativo prevale su quello generale. La reazione non si fa attendere, le categorie interessate insorgono. Protestano farmacisti, camionisti, taxisti. Ma Monti non sembra troppo sorpreso. Forse, proprio perché la sollevazione è generale, questo è il segno che i provvedimenti vanno nel verso giusto. E, soprattutto, al primo appuntamento dell'anno, l'Eurogruppo del 23 gennaio, il Governo italiano può presentarsi con un primo importante risultato in mano. Ma l'iter parlamentare del provvedimento non sarà facile. Le lobbies partono all'assalto delle Commissioni di Camera e Senato. Piovono gli emendamenti, molte misure vengono riviste. I critici parlano di liberalizzazioni depotenziate, di marce indietro e arretramenti da parte del Governo. Monti assicura, invece, che l'impianto è stato salvaguardato: "Il quantum di liberalizzazione non ha perso un grammo e ha acquistato in realismo e capacità di applicazione" nel corso dell'iter parlamentare. Nel frattempo, un altro cantiere si è aperto: quello della riforma del mercato del lavoro. Il confronto con le parti sociali comincia a gennaio. Monti auspica "buone soluzioni strutturali" nell'arco di un mese. Ma, intanto, sono alcune sue dichiarazioni sulla monotonia del posto fisso a sollevare un vespaio di polemiche. Non solo. Quando dice anche che non ci sono tabù neanche sull'articolo 18, si dischiude con nettezza quello che sarà il vero terreno di confronto, e di scontro, con i sindacati. Per arrivare al traguardo del varo della riforma non sono sufficienti le quattro settimane inizialmente prospettate. Il cammino è ben più lungo e accidentato e il ddl viene varato prima della partenza di Monti per il lungo viaggio in Estremo Oriente i primi di aprile. Il clima è surriscaldato come dimostra il giudizio tranchant di Emma Marcegaglia che, in un'intervista al Financial Times, parla di "testo pessimo" della riforma. Ma resta una carta che Monti può giocare per attrarre gli investitori internazionali. In estate, la seconda riforma targata Fornero è legge. Cambiano i contratti d'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, con l'apprendistato che punta a diventare il canale principale d'assunzione da parte delle imprese. Cambia l'articolo 18: nei licenziamenti disciplinari il reintegro in caso di recesso illegittimo dovrà essere deciso dal giudice non più in base alla legge, ma alle "tipizzazioni" contenute nei contratti collettivi e nei codici disciplinari. Il reintegro in caso di licenziamento economico illegittimo scatta solo nel caso di "manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento". Cambiano gli ammortizzatori sociali: dal 1° gennaio 2013 arriva l'Aspi, che prevede l'erogazione di un'indennità mensile ai lavoratori dipendenti del settore privato. Dopo il 'Salva Italia' e il 'Cresci Italia', arriva anche il 'Semplifica Italia', cui seguira', ad ottobre, un secondo step in materia di semplificazioni. La Pa diventa digitale con oltre sette milioni di procedure anagrafiche che iniziano e si concludono interamente on line. Con un clik oggi si possono pagare multe, rette delle mense scolastiche, ticket sanitari. La carta d'identità scade in corrispondenza del compleanno. Si accorciano i tempi per il rinnovo della patente, il rilascio del titolo di studio, le agevolazioni per i disabili.

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