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Ue: Italia vulnerabile alla crisi

Ocse: spesa pensioni da record
di Silvia Tironi venerdì 26 giugno 2009

2' di lettura

Particolarmentevulnerabile alla crisi finanziaria, ma al tempo stesso, “a dispetto dell'altodebito, che riflette l'accumulo di deficit del passato”, con un “rendicontoannuale di bilancio dell'economia italiana” che “mostra una posizioneampiamente bilanciata rispetto al resto del mondo, che riflette bilanci nelcommercio di beni e servizi generalmente positivi negli ultimi decenni". Èquanto afferma la Commissione europea nel nuovo rapporto sulle Finanzepubbliche 2009. Uncampanello d'allarme sullo stato di salute dei conti pubblici italiani arrivacontemporaneamente dalla Commissione europea e dall'Ocse. L'Italia è infatti ilpaese dell'Ocse con il più alto livello di spesa pensionistica, pari al 14% delProdotto interno lordo nel 2005. Secondo il rapporto 2009 sulle pensioni, l’Ocseevidenzia come nel decennio 1995-2005 la spesa previdenziale è aumentata del23%. Solo paesi quali Giappone, Corea, Portogallo e Turchia hanno avuto aumentisimili (o addirittura superiori). Lepensioni assorbono quasi il 30% del budget pubblico contro il 16% medio Ocse.Insomma, afferma l'Ocse, l'applicazione delle riforme delle pensioni in Italiaavanza molto lentamente rispetto agli altri paesi dell'Ocse e inoltre molti deicambiamenti “vitali” per la sostenibilità finanziaria dei costi del sistemaprevidenziale sono stati “ripetutamente rinviati”. In particolare, si rileva la“preoccupazione per il rinvio dell'adozione dei nuovi coefficienti ditrasformazione contributiva che sono un importante fattore per calcolare l'importodella pensione”. Non solo. “L'aspettativa di vita in Italia, così come neglialtri paesi - avverte l'Organizzazione - ha continuato a crescere in questoperiodo e il rinvio dell'introduzione dei nuovi coefficienti ha avuto unimpatto negativo sul sistema. Al tempo stesso, gli economisti pariginisottolineano che “ci sono stati di recente altri ritardi nell'introduzionedell'aumento dell'età minima di pensionamento per anzianità”. La riformaDamiano ha introdotto gli scalini modificando lo scalone Maroni che prevedeval'uscita per anzianità dal 2008 a 60 anni con 35 di contributi. La riforma Damiano,invece, fissava la possibilità di uscita nel 2008 con 58 anni e 35 dicontributi (59 anni gli autonomi) arrivando a quota 95 solo dal primo luglio diquest'anno.

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