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Mps e Unicredit, Masi (Uilca): "No a fusioni e allo spezzatino per Mps"

lunedì 2 novembre 2020

Una filiale di Mps

2' di lettura

Sulla notizia di una integrazione del Monte dei Paschi di Siena con Unicredit, così come riportata negli ultimi giorni dalla stampa italiana, interviene Massimo Masi, Segretario generale Uilca: “Non sono solito commentare indiscrezioni di stampa ma solo fatti reali. Mi preme però rammentare, in piena sintonia con il Coordinamento Uilca del MPS, alcuni punti per noi imprescindibili.  Ho già detto, e lo ripeto ancora, al Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri – che ringraziamo per le parole espresse nei confronti dei bancari nel corso della giornata del risparmio organizzata da ACRI – che è necessaria una proroga dalla Banca Centrale Europea per l’uscita dello Stato da MPS e valutare così la strada migliore per il Gruppo. 
Auspico che, quanto prima, il Ministro Gualtieri convochi le Organizzazioni sindacali del credito per fare il punto sulla situazione del Monte Paschi di Siena e, più in generale, sulle prospettive del sistema bancario italiano. L’attuale Amministratore delegato di MPS, Guido Bastianini, sta facendo un ottimo lavoro e ogni eventuale operazione deve passare anche dal giudizio del top management della banca senese. Considerando la situazione economica e pandemica che colpisce l’Italia, e non solo, non credo sia questo il tempo delle fusioni. Sono assolutamente contrario, come già ribadito in più occasioni, all’ipotesi di uno “spezzatino” del Gruppo: sarebbe solo un’operazione di macelleria sociale senza reali benefici, sia per il personale che per l’economia del Paese. Sono contrario ad operazioni “raffazzonate” che tendono a mettere assieme realtà bancarie con problemi: eravamo contrari all’epoca della prospettata fusione tra Veneto Banca e Popolare Vicenza e lo siamo tuttora. Voglio ricordare che dall’unione di più debolezze non può nascere un soggetto forte".

"I giornali scrivono di fusione MPS-Unicredit entro la fine l’anno: mi chiedo a quale anno si riferiscano visto che la fusione tra IntesaSanPaolo e Ubi avrà i suoi effetti finali non prima dell’estate del 2021. Le stesse fonti parlano di 6.000 esuberi: mi sembrano numeri sparati per fare notizia, dato che non esiste alcun piano. Come sindacato, unitariamente, abbiamo saputo gestire, con l’aiuto dello Stato, 4.000 esuberi nell’operazione Banche Venete con IntesaSanPaolo; stiamo gestendo 5.000 esuberi derivanti dalla fusione tra ISP e Ubi; abbiamo gestito, sempre con criteri volontari e condivisi, l’assorbimento da parte di Ubi delle tre banche andate in risoluzione: che nessuno pensi a eventuali licenziamenti, ipotesi che troverebbe il sindacato, compatto, sulla barricata”.
 

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